dicembre 20, 2010

Forse se anzi che imbottire il computer di documenti di word prendessi quel benedetto telefono, chiamassi qualcuno e sputassi fuori tutte 'ste cazzo di cose che mi frullano per la testa, sarebbe un filo più produttivo.

Per la serie "Non gliene frega un piffero a nessuno".

Dicono che le persone immaginano una persona a seconda degli avatar, delle immagini personali, o chiamatelecomecacchiovipare.
In sostanza, io dovrei essere
a) Una tizia coi capelli castani che si dispera nella neve.
b) Wall-e.

Non per smontarvi, ma
a) Da me la neve non viene mai. Anche quando nevica, si ferma per dieci minuti e si scioglie di nuovo. E poi i miei capelli sono neri, molto neri, e da qualche tempo a questa parte mezzi rossi.
b) Sono un essere umano. Sì, lo so, sto distruggendo ogni vostro sogno di gloria, ma purtroppo è così. Ci son rimasta male anche io, ma prima o poi ve ne farete una ragione.

dicembre 19, 2010

C'è qualcuno disposto a fare con me una cosa del genere?

dicembre 17, 2010

That time at the mall, you and me in the dressing room.
E' sera e come sempre ho qualcosa che mi rode dentro.
Magari se smettessi d'ingoiare le sanguisughe quelle la pienterebbero di appiccicarsi al mio stomaco e farlo diventare un chicchetto d'uva passa.

here comes the sun, do do do do.

Magari, dal momento che qui oggi ha nevicato e sta continuando a piovere, il titolo non è dei più adatti.
C'è di bello che a volte il sole sorge dentro e insomma, da stamattina ad adesso sto finalmente capendo come si fa a far albeggiare in 'sta palude che ho dentro.
Chissà che non sparisca la nebbia.

dicembre 16, 2010

Oggi non riesco a scrivere e mi sento un po' mutilata.
Quando non riesco a pensare neanche a una frase anche solo lontanamente decente mi sento un po' come un cieco a cui vengono improvvisamente tagliate le mani, così che non possa più vedere in tutti i sensi.
O riesco a scrivere qualcosa di sensato o vado a letto tra dieci minuti.
Nel frattempo bevo un caffè, che è meglio.

dicembre 15, 2010

Spiegare geografia a una bambina di nove anni.

- Perché c'è un due vicino a chilometri?
- Vuol dire chilometri quadrati.
- Embé? Esistono anche i chilometri triangolari?

dicembre 14, 2010

'Paramore Day' sulla mano, gli occhi che implorano pietà, le dita che scriverebbero fino a domattina ora che finalmente m'è venuta un'idea per continuare la storia e ho finito l'altra che devo solo trascrivere, i capelli che sono più lisci che mai e la cosa stranamente mi fa girare le palle, le guance in fiamme e un sonno boia.
Vado a letto. Buonanotte a tutti. Anche se quando leggerete sarà già domani.
Dovrei fare matematica e sinceramente non ce l'ho in culo.
Ho le mani gelate e sto ammirando la mia nuova sciarpa che non so dove cazzo mettere perché il cassetto apposito sembra un bombolone e in quello delle mutande c'ho già infilato due foulard e i tre copricollo e non mi sembra il caso.
Sto ascoltando i Three Days Grace e non trovo Riot nella discografia e mi sta salendo il nervoso, che è da stamani che ce l'ho in testa e non voglio ascoltarla su YouTube per questione di principio.
In teoria dovrei aiutare mia sorella a fare l'albero, ma col cazzo. Volete fare l'albero? Fatevelo. Fosse per me era nello sgabuzzino a prendere la polvere.
Dovrei fare anche la lista dei regali che mi mancano da fare, ma a un certo punto chissenefrega, voglio dire.
Ho la curiosità che mi divora perché il telefono non me lo compro io e le sorprese mi fan sempre partire gli emboli. Voglio vedere cosa fanno quando li finisco.
Vabbè, tante cose da fare e ora vado a finire quei cazzo di radicali che già mi cagavano il cazzo l'anno scorso, figuriamoci adesso.


(ah, e, tra parentesi, sto ascoltando Riot da YouTube. Per la serie "Le questioni di principio le usiamo per pulirci il culo").

dicembre 13, 2010

Il cuore mi sanguina.
Non avresti un cerotto, qualcosa?
Finalmente è arrivato il pacco da Londra e sono tipo in estasi, che mamma può dir quello che vuole, ma io i vestiti degli inglesi li trovo meravigliosi.
-anche se, effettivamente, 'sta roba me la metterò a Capodanno. Troppo appariscente.

Decisione conclusiva: Non me ne frega un cazzo se sarò squattrinata, io una volta presa la laurea me ne vado a Londra. Anche a costo di farmela a piedi.

dicembre 12, 2010

Quelle volte in cui ti alzi dal computer, canticchi una canzone dei Three Days Grace, ti fermi a fare una foto alla fiamma della candela, ti guardi allo specchio e ti vedi bella.
Poi smetti subito, però ti vedi bella.

Sensazione irripetibile.
Giornata di grandi scoperte:
a) Non sono abituata a dormire fino a tardi, tant'è che mi sono alzata col mal di schiena. (che poi è passato, però c'era).
b) Non mi piace il mio naso.
c) Le vecchie foto possono anche far sorridere.
d) Non sono buona a scrivere i miei incubi.

E stasera quasi quasi bevo solo un po' di caffè e me ne vado a letto.

dicembre 11, 2010

Piccola riflessione.

Quando scrivi un post, in alto ci sono varie scritte, tra qui spicca, bello bello lì, un 'Guadagna'.
Cazzo, andiamo un po' a vedere che roba è.
Sostanzialmente, tu permetti che si mettano degli annunci accanto ai tuoi post, nella sidebar, e ti pagano.
Ci rendiamo conto?
Centinaia -facciamo anche migliaia- di persone che si spaccano la schiena e si fanno un culo come un paiolo per portare a casa mille euro al mese, e io posso ricevere denaro -non importa quanto, è questione di principio- perché vengo qui a scrivere due cazzate e già che ci sono dico 'Sì sì, mettere pure annunci publicitari'.
Che schifo di mondo stiamo costruendo, ragazzi.

Spiegare l'analisi logica ad una bambina di nove anni.

-Abbiamo detto che il verbo è 'Sono andata'. Chi fa l'azione di essere andata?
-Io.
-Oh, io, quindi..
-No, io! Non te! D:
A te che fai tanti discorsi e alla fine sei la più testa di cazzo delle teste di cazzo:

Ma fottiti.
Con amore, eh.

Do you know you used to be my hero?

E' inutile che cerchi di recuperare adesso un rapporto che non c'è mai stato, sai?
Cosa vorresti recuperare? Spiegamelo, perché io non ci arrivo.
Ti dico che domenica non mi prendo impegni, così se vuoi possiamo andare a comprare i regali di Natale, o comunque stare in casa tutti insieme, e lo sai che lo faccio per te, che preferirei di gran lunga uscire, infilarmi ai giardinetti, sdraiarmi sul muretto e finire il mio pacchetto di Chersterfield senza pensare a tutte le cattiverie che m'hai detto in sedici anni. E tu cosa fai? Dici di no. 'Eh, ho da fare una cosa'. Io sinceramente aspetto domenica per capire cosa, perché se te ne stai tutto il giorno a letto come sempre giuro che ti mando affanculo e sì, è la volta buona che ti urlo addosso tutto quanto.
Torno a casa e metto a posto la spesa, raccolgo i tuoi vestiti da terra, saluto mia sorella e mi siedo al computer. Quando poi dico scherzosamente a lei 'E non romper le palle, dai!' -e lei se n'è accorta che scherzavo, lei s'è messa a ridere; lei mi conosce-, tu te ne salti fuori col discorso che 'tanto tutti mi rompono le palle, no?'.
Se ti senti tanto ganzo a volermi trovare per forza addosso i TUOI difetti per sentirti giustificato fai pure, ma mi 'spiace, non sono il tuo specchio. L'unica cosa che ho di tuo sono gli occhi e il colore della pelle. E sì, volendo di tuo ho il brutto difetto d'esser gelosa marcia delle mie cose. Basta.

Niente, pa'. Stattene pure lì a letto a far finta d'aver la febbre per non andare ad aiutare tua madre col trasloco, sai quanto me ne frega.
Io nel frattempo me ne sto qui a scrivere al computer su questo blog che è una lagna infinita, ché tanto non son cresciuta come volevi tu e ne sono consapevole, come son consapevole del fatto che qualsiasi cosa io faccia per te è una perdita di tempo, no? Sperando tu sia consapevole di quanto faccia male aver te che disapprovi ogni santissima volta, anche quando io ce la metto tutta, ma davvero tutta, per renderti orgoglioso, anche quando faccio cose che detesto solo per renderti fiero di me -e tanto, mai una volta ch'io ci riesca-. Non sarò mai abbastanza, per te, e suppongo io debba continuare a far finta che la cosa mi vada bene, magari cercando di non pensarci come faccio sempre.

Il problema è che abbiamo perso tutto, quel che ci lega è solo quella metà di patrimonio cromosomico con scritto che son figlia tua che il mio DNA custodisce gelosamente. Per il resto, mi dispiace, è troppo tardi. Niente cambierà tutto quello che hai fatto, tutto quello che hai detto e, soprattutto, quello che non hai fatto e non hai detto.
Il bello è che tutto questo mi piacerebbe dirtelo, e invece lo scrivo perché ho paura. A mamma certe cose le urlo in faccia e con te non ci riesco.
Ma tu, ovviamente, non capisci.

dicembre 10, 2010

è mezzanotte e dieci e dovrei andare a letto, ma non ho sonno e tra l'altro ho come la sensazione che farò un incubo.
domattina devo andare a scuola presto e non ho neanche fatto quella cazzo di tavola per la demente di disegno geometrico, perché al terzo foglio buttato nel camino mi sono incazzata e ho lasciato perdere, ché la pazienza non è proprio il mio forte.
e domani sera sono a prendere il caffè da sasà, e meno male perché mi mancavano tanto.
avrei voglia di berlo adesso un caffè, ma non credo sia il caso.


e tra l'altro, non ho messo neanche una lettera maiuscola; e dire che in genere mi parte l'embolo quando non le mettono gli altri.

dicembre 09, 2010

Ho bevuto un caffè e fumato una sigaretta, dopodiché ho parlato al telefono con G., poi son venuta a casa e ho cazzeggiato su facebook, scritto un mezzo capitolo di storia e parlato al telefono con l'amica veneta che adoro.
Sì, direi che la giornata iniziata a cazzo stia migliorando un po'.

(Oh, un post da blog serio *-* Okay, mi sento realizzata.)

dicembre 08, 2010

Come quando una mattina senti la sveglia in lontananza e pensi No, non li voglio aprire gli occhi oggi. Palpebre, guai a voi se v'alzate, capito? State lì dove siete, che se oggi salgo sul ring vince il mondo. Eppure tocca alzarsi comunque, e tu ti alzi, ti lavi, ti vesti ed esci dalla porta di casa tua, ed ecco, lì, proprio lì, capisci che avresti davvero dovuto restartene a letto.
O come quando dormi e senti caldo e sudi, e vorresti svegliarti e non puoi, eppure tu lo senti che stai dormendo e dovresti svegliarti, eppure non trovi il corpo, chissà dove l'hanno messo, porca puttana. E ti svegli chissà quanto dopo, con le coperte aggrovigliate attorno alle caviglie, i capelli che non sembrano più neanche capelli ed i vestiti appiccicati alla pelle, e tu ti rendi conto che magari guardare Ghost la sera prima non è stata proprio un'idea brillante, ché lo sai dove vanno a finire i pensieri quando guardi quel benedetto film.
Oppure come quando una sera a cena fai una domanda a tuo padre e nasce un litigio tra i tuoi genitori, e allora lì capisci che dovresti startene zitta, che non te ne deve fregare un cazzo se quello che ti manca è avere un minimo di dialogo con lui; devi semplicemente chiudere quella cazzo di bocca.
Come quando ti guardi allo specchio e vedi tutti quei chili in più che hai messo negli ultimi due anni, e ti viene in mente quella volta che avevate litigato ed hai passato quasi tutte le vacanze di Natale senza toccar cibo, e tua madre pensava che tu stessi male perché quell'altro idiota del tuo amico t'aveva trattata male, e tu glielo lasciavi credere; poi succede che lui ti chiama, per dirti se vi potete vedere, che ti deve parlare, e tu chiami suddetto idiota per chiedergli dove si vede, quel giorno, coi suoi amici, che devi dargli una cosa quando in realtà non devi dargli niente, e comunque t'inventi qualcosa e continui la tua recita dicendo a mamma che devi vederti con lui, quando in realtà devi vederti con l'altro lui, ma tanto nessuno chiede mai niente, alla fine tu hai tutto sotto controllo, no?, e prima d'uscire mangi pure una porzione di lasagne, che alla fine le costole che sbucano quando tiri su la maglia sono un po' antiestetiche, e tutti in casa tua mentre tu ti lavi i denti dicono 'Eh, è innamorata'. Peccato che credano tu lo sia della persona sbagliata.


Insomma, riassumento è che io senza di te sono una merda, e il mondo senza di te è una merda, però non me ne frega un cazzo e domattina alle sei e mezza mi alzo, porto mia sorella a scuola e vado al Piper a bere un caffè -magari due- e poi vado a scuola a litigare con i professori e a rompermi le palle a far latino, poi torno a casa, faccio finta di pranzare, mi metto a fare i compiti e magari scrivo un po', e così finché non troverò qualcuno che mi faccia sentire importante, perché alla fine tutto dipende dall'elastico della prospettiva, e il mondo per me è una merda perché "il punto d'incontro di tutte le linee", come lo chiamava il mio prof. delle medie, ho deciso di farlo combaciare con te. Quando deciderò di farlo combaciare con qualcun altro, magari mi sembrerà una meraviglia.
E alla fine la speranza è l'ultima a morire.
(altresì vero che chi vive sperando muore cagando, e direi che chi muore cagando ha letteralmente una morte di merda, però chissenefrega, a un certo punto).
Quindi, per favore, basta dirmi di superare la cosa e andare avanti. Non vedo come potrei mai farlo. Ma mi va bene, eh. Voglio solo provare che posso stare dentro tutto questo casino da sola, e voglio dimostrare a tutti quelli che non ci credono che stanno sbagliando.
Dovrebbe essere una sensazione meravigliosa.

I can't stand #1

Non sopporto le persone che dicono una cosa quando in realtà ne pensano un'altra. Arrangia le parole, se credi che siano troppo dirette, che potrebbero fare male, ma dille le cose, cazzo.
Non sopporto le persone che puzzano di sudore, anche se poco, appena appena. Mi rendono isterica. L'odore di sudore mi entra dentro le narici e mi fa stare male. Regalerei deodoranti a pacchi.
Non sopporto le persone che non capiscono quando devono stare zitte. Se sto ascoltando qualcun altro, parlando con qualcun altro, o comunque sono impegnata, taci. Non scartavetrare i maroni pretendendo che io dedichi tutta la mia attenzione a te. Non sei il centro dell'universo.
Non sopporto le persone che non capiscono quando è il momento d'esser seri. Okay la battuta, sono la prima, ma ogni tanto sarebbe carino esser presi seriamente.
Non sopporto le persone che vedono solo bianco o solo nero. Esistono le sfumature nella vita. E sono così belle..
Non sopporto le persone che vogliono farsi necessariamente compatire dagli altri. Essere compatiti non è una bella cosa.
Non sopporto le persone che vogliono sempre trovare un senso a tutto. A volte un senso non c'è. A volte è tutto istinto e sentimenti. A volte si vive.
Non sopporto le persone che fanno di tutta l'erba un fascio. Gli uomini non sono tutti stronzi, l'amore non fa sempre male e il cielo non è sempre blu. Come si dimostra l'ultima, si possono dimostrare anche le altre due.
Non sopporto le persone che danno per scontato che i problemi siano tutti loro solo perché ci sono persone che la mattina alzano il culo e non si piangono addosso. Stanno male anche gli altri. Pensiamoci, ogni tanto, prima di lamentarci perché non abbiamo trovato la borsa abbinata alle scarpe.
Non sopporto le persone che non fanno le cose dando per scontato di non riuscire a farle. Mi fanno proprio schifo. Le prenderei a craniate.
Non sopporto le persone troppo pessimiste. Lo sono anche io, ma il troppo stroppia. E gli uccelli del malaugurio a lungo andare rompono il cazzo.
Non sopporto le persone che peccano di falsa modestia. Già farti un complimento non è facile -questione di orgoglio, difficoltà ad esprimere le proprie emozioni e blablabla-, poi se ogni qual volta mi smonti, ti mando a cagare.
Non sopporto le persone che non sanno ammettere d'aver sbagliato. Conosco bambini di tre anni più maturi.
Non sopporto le persone che si nascondono dietro a un monitor per dire le cose.
Non sopporto le persone isteriche. Mi indispongono.
Non sopporto le persone che criticano i gusti altrui. Fatti i cazzi tuoi e non rompere i coglioni.
Non sopporto le persone che parlano parlano parlano e poi non agiscono. Stai zitto che fai più bella figura.
Non sopporto le persone che non chiedono il permesso per prendere qualcosa di mio, esattamente quanto non mi sopporto quando per educazione mi scoccia dire di no. Io alle mie cose tengo in modo morboso. Mi viene l'ulcera.
Non sopporto le persone che giudicano gli altri. Un conto è farsi un opinione, un conto è giudicare.
Non sopporto le persone che scaricano le proprie colpe sugli altri. Sbagli? Paghi. Molto semplice. Non è che perché sbagli tu devo pagarla io, se mi permetti.
Non sopporto le persone che non capiscono. A volte ci sono cose che segnano, e non è facile, poi, comportarsi come vuoi tu. Cerchiamo di metterci nei panni degli altri, ogni tanto.
Mi chiedevo perché ci siamo allontanate tanto e ho iniziato a piangere.
Per te, cazzo.
Poi mi chiedono perché ho voglia di mandarti affanculo appena ti vedo.

dicembre 07, 2010

Okay, ho trovato la ricetta perfetta per sbollire un po' di 'sta mmerda di nervoso:

-Prendere la testa.
-Sbatterla ripetutamente contro al muro (con dolcezza, s'intende).
-Ripetere tra sé e sé 'coglionacoglionacogliona'.

Woah, funziona.
Voglio solo futuri inverosimili.
E non avere mai le mani fredde.
E non finire mai le sigarette.
E proteggimi dai lacrimogeni.
E dalle canzoni inutili.
E proteggimi le sopracciglia dai manganelli.
E nello scrosciare delle piogge acide,
portami a bere dalle pozzanghere.

Voglio solo futuri inverosimili.

Mi sposerò solo con un uomo incontrato in modo strano/buffo, non importa quando.
Per esempio, se mai incontrassi un uomo su un treno che mi regalasse un origami senza alcun motivo, ecco, io me lo sposerei.

Ottimo compromesso tra il "Mi piacerebbe trovare l'uomo della mia vita" e il "Non devi sposarti mai, capito?!".
Tipo Sogno cose irrealizzabili ma verosimili, almeno mi faccio meno male.
"Ma a me?"
No, davvero, voglio dire.
Ora vado anche a cambiare l'orientamento religioso su Facebook.


Quiero hacer contigo lo que la primavera hace con los cerezos.
Nuovo sms ricevuto.
Leggi.
You are my sunshine, my only sunshine;
you make me happy when skies are grey.
You'll never know, dear, how much I love you.
Please, don't take my sunshine away.

Roba che io me lo sposerei, giuro.
E forse non parto, porca paletta.
Aspettavo l'otto in gloria, e invece ci sta che restiamo qui a far la muffa in questa provincia del nord della Toscana mentre io vorrei andare su a Bologna.
Che, okay, le tragedie sono altre, ma a me girano abbastanza i coglioni, anche perché volevo rivedere G., che no, non mi piace, però mi manca.
Si può?

dicembre 06, 2010

Oggi ero qui che pensavo che io vengo sempre qui a scrivere i cazzi miei come se fosse il mio diario, solo che, piccolo dettaglio, lo leggono centinaia di persone. E ho detto qualcosa simile a 'Porco cazzo'.
Che, voglio dire, magari i lettori fissi sono anche solo 12, e okay, nel senso, gia' sapere di star raccontando i cavoli miei a dodici persone è un po' un record, anche perchè in genere proprio non li racconto a nessuno, però una dozzina è già un numero accettabile. Il problema, se così vogliamo definirlo, salta fuori se penso che chiunque, volendo, può leggere quello che penso/provo/migarbavaAvereunterzoverbo.
Poi ho realizzato che, insomma, queste centinaia di persone non mi conoscono, e anche chi mi dovesse conoscere non sa che quella M. sono io, quindi il problema non sussiste. Anche perché le uniche due/tre eccezioni mi conoscono talmente bene che qui non trovano niente di nuovo.
Quindi niente. E' che mi piace farmi venire le paranoie e poi smontarle con la logica. E' una cosa che mi fa sentire forte, come se tutto, tutto, tutto, si potesse risolvere.
Magari tutte le paranoie si potessero smontare, poi.

dicembre 02, 2010

Un pensiero è solo un pensiero, non può far male. Un ricordo si, se glielo permetti.

Mattinata tipo.

-Se dico che è un aldoso, cosa voglio dire?
-Che somiglia a Aldo.

-Che cos'è quello?
-Niente, una spirale.
-Ah.. Sembrava una cacca d'arale vista dall'alto.
-Sei un genio.

-Ci pensi? Cioè, 'sto Menenio Agrippa va sul Monte Sacro, c'è una guerra sociale, spara un aneddoto, e tutti fanno pace. Cioè, tipo "Sotto la panca la capra campa, sopra la panca la capra crepa" e tutti peace and love. Un fenomeno.

-Oh, prof! Ma devo anche cosare questo?
-Tu limitati a cosare quello che t'ho detto di cosare, al resto ci pensiamo poi.

-Quel disegnino fa molto classica famiglia di una sit-com americana.
-Che sitcom?
-Una a caso. Potresti fare un sacco di soldi rendendoli pubblici.
- *ne disegna una orribile* Facciamo che questo lo ammazzano, eh.

-Qualcuno ha qualche idea su come occupare gli ultimi cinque minuti?
-Io direi di fare turuturututtu.
-Ma che turuturututtu! Conga!

-Voi giovani siete un po' Icaro, no? Perché siete Icaro?
-Perché siamo troppo avanti.

-Li hai fatti i compiti?
-Che compiti?
-Italiano, latino e inglese. Più il commento.
-Sèè, 'sto cazzo. Ci vediamo domani, eh! *se la sala*

-Ci rendiamo conto? Ha preso la sufficienza anche P.A. *lo guarda dritto negli occhi, come se avesse visto la madonna* Come hai fatto?

*Correzione dei compiti di latino*
-Io le frasi non le ho fatte.
-Come no? Ma se sono lì!
-Ti dico che non le ho fatte! Leggi quello che c'è scritto.
1) Non sapevo cosa scrivere.
2) So una sega cosa vuol dire 'sta roba.
3) Scrivo solo per riempire questo spazio bianco.
4) La quattro non la faccio per partito preso.
5) Lasciare questa riga bianca mi metteva una tristezza infinita.
6) Come sopra, ma più tristezza.

-Io credo di stimarti con tutta me stessa.

-Com'è scemo!
-Ma no, non è scemo.. è un bambino speciale.

-Girati, porca miseria! Io non lo so cosa vi passa per la testa! Siete proprio delle teste di marmo! *Mi guarda, mi sto facendo i cavoli miei* M., per favore.
-Cioè, io sono una testa di cazzo e a te chiede per favore?
-Io sono più figa, rassegnati.

[to be continued]

dicembre 01, 2010

Mi piace mamma quando cambia canale per non far distrarre mia sorella con i Simpson e mette Occhi di Gatto.
Un genio è. Un genio.

novembre 29, 2010

show must go on.

A fare italiano che domani interroga e non si sa chi.
Il discorso è che siamo a fare la morte di Argo, e insomma che la prof se ne vada affanculo.
Son qui che ascolto i Modà, che non li ascoltavo da anni, e mi chiedo com'è possibile che io ricordi ancora ogni singola frase, ogni singola parola, ogni singola nota. Addirittura ogni singola volta in cui le abbiamo ascoltate insieme, tutte queste canzoni che ora non ascolterei più, ma che in effetti ora sento più che altro perché hanno quel profumo di passato che m'è sempre piaciuto un sacco, un po' come l'odore dei libri.
Tutto il pomeriggio che vorrei telefonare, ma il cellulare non funziona e il cordless ce l'ha nonna su, quindi insomma, neanche a farlo apposta. Per forza poi dicono che non mi faccio mai sentire, hanno ragione. Anche volendo, non posso.
Anche potendo, non voglio.
Tutto il giorno che son qui che cerco di concentrarmi su qualcosa e non ci riesco. L'unica cosa che ho focalizzato bene in tutta la mattinata è stato il voto di latino -mi son sentita realizzata come non mai, a vedere quell'otto scritto in rosso sotto al mio nome- e il viso del mio prof di educazione fisica che è tornato e che m'ha guardato sorridendo quando sono entrata nello stanzino, e poi m'ha detto che non vedeva l'ora di tornare a scuola, E poi, dai, vuoi mettere venire qua e vederti tutte le mattine? Guarda che bella visione che ho!, che insomma, è la prima volta che mi fa un complimento, quell'uomo, mica posso stare sul mio pianeta mentre dice una cosa simile.
Però come siete brutte. Vi ho lasciato che eravate brutte e vi ritrovo che siete bruttissime. Quella battuta accompagnata da un sorriso e una mano intorno alle spalle che suonava tanto come un 'Non è cambiato niente, è ancora tutto come prima, il mondo è sempre uguale'. Forse è per quello che per una volta, una, non gli ho risposto scherzando. Gli ho sorriso e basta. Un sorriso che voleva dire 'Grazie'. E lui mi ha fatto l'occhiolino. Un occhiolino che sapeva tanto di 'Non c'è di che'.

Quindi niente, insomma, mentre io sto sul mio pianeta il mondo va, ma alla fine non cambia mai.
E la cosa mi rassicura un po'.

novembre 28, 2010

Sarò sincero.

Sento spesso il bisogno di chiudere gli occhi e capire se è giusto pensarti lo stesso anche se sei un ricordo, ed è strano ricevere tanto da te senza averti vicino.
Ora che è freddo, vorrei tanto averti qui addosso e sentire più caldo, non avere più paure e impegnarmi per farti star bene, perché per me sei il sole e le mie parole non son solo parole.
Io sento le tue mani lo stesso, anche se non ti ho accanto.
Vorrei averti vicino per farti sentire che bello è l'inverno, dove un semplice abbraccio può sembrare diverso perché oltre al contatto trasmette qualcosa di molto più caldo.
Mi domando se è giusto, se son pazzo, se è sbagliato quel che sto facendo.
Mi rispondo che posso mentire con tutti ma non a me stesso, che non voglio rinunciare a qualcosa che sento e che voglio di brutto e che cerco nel vento.
Giuro, le mie parole non son solo parole.
Io sento le tue mani lo stesso, anche se non ti ho accanto.
Vorrei averti vicino per farti sentire che bello è l'inverno, dove un semplice abbraccio può sembrare diverso perché oltre al contatto trasmette qualcosa di molto più caldo.


Sarò sincero - Modà.
Sempre della serie del post precedente.

Voglio viverti.

Parlami, ti prego, dì qualcosa.
Oppure stringimi.
Ho paura del silenzio e dei tuoi brividi. E dei miei limiti.

Scusami se ho preferito scriverlo che dirtelo, ma non è facile dirti che sei diventato il senso di ogni mio giorno, momento, perché sei fragile e, come me, sai piangere.

Per la serie "Come ritrovare cantanti che hanno accompagnato quella parte di vita e decidere di ascoltare tutta la discografia, per poi ritrovarsi a canticchiare le parti più significative con il magone, e decidere addirittura di scrivere una frase di canzone nel blog, tanto per volersi male".

Cit. #2

Per parecchio tempo, il mio unico scopo nella vita è stato autodistruggermi.
Poi, una volta, ho avuto voglia di felicità. E’ terribile, mi vergogno, scusatemi: un giorno ho avuto questa volgare tentazione di essere felice. Solo in seguito ho imparato che quello era il miglior modo per distruggermi. In fondo, senza farlo apposta, sono un ragazzo coerente.

Frederic Beigbeder
Ha il viso dolce e due occhi dai lineamenti orientali che stanno a metà tra il verde e il nocciola. Perfettamente a metà.
Ha un neo poco sopra il labbro superiore che non le piace, che vorrebbe nascondere, e invece è bellissimo, solo che lei non se ne accorge.
Ha voglia di scappare da qui, ed ha solo nove anni.
Ieri mi ha urlato che per lei mamma potrebbe anche morire e a lei non gliene fregherebbe niente, e io le ho detto che non è vero, che lo sa anche lei. Però non le ho detto di vergognarsi. Non deve.
L'altro giorno s'è messa a piangere quando babbo se n'è andato. Io non capivo cosa le cambiasse, che lui fosse qui o meno.

Ho una sorella che già adesso sembra troppo grande, eppure troppo piccola.
Sa che questo mondo è una merda, che questa casa è uno schifo, e vorrebbe andare via. Io questa consapevolezza l'ho sviluppata che ero già adolescente.
Non capisce che mamma è così perché è la presenza di babbo che la inquina, non si rende conto che mamma diventa insopportabile quando babbo la chiama e le dice "Stasera vengo a casa". Io queste cose le ho capite che ancora ero in seconda elementare.
Ho una sorella che adesso sta studiando italiano e io cerco di stare calma mentre mi canna quasi tutti i verbi, perché voglio che li impari bene; deve imparare a parlare ed esprimersi, e un giorno mandare tutti affanculo con molta diplomazia. Deve, un giorno, preparare le sue cose, voltarsi verso mamma, e farle un discorso grammaticalmente impeccabile sul che schifo sia vivere qui, prendere e andarsene, prima che qualcuno elabori una risposta anche solo sufficiente a farla restare.
Deve essere pronta a farlo lei, se io non riuscirò, in qualche modo, a farlo.
Deve andare via da questi muri che sudano stanchezza e delusione.
Almeno lei.

novembre 27, 2010

Stanotte ti amerò come se non potessi farlo mai più.

Sabato ventisette novembre duemiladieci, ore ventritre e zero uno, all'orologio da parete con la cinquecento gialla disegnata sopra.

Si dice sabato sera, eppure qui sembra notte, con il buio, il freddo, il profumo di shampoo alla vaniglia e la neve che scende mischiata alla pioggia fuori dalla finestra. Se solo la neve si fermasse, se solo non mi fossi piazzata davanti un libro di latino per smettere di pensare, forse potrebbe sembrare Natale. Forse.
Si dice sabato sera eppure sembra notte, e qui sa tutto di passato e di dicembre, nonostante siamo nel presente e ancora, nonostante tutto, a novembre.
Comunque il discorso è che sembra notte dicembrina e tutto sembra più forte, persino il battito del cuore, e ogni emozione che provo sembra più intensa, come nella canzone, che anche se non amo il genere ultimamente ascolto spesso.
E' come.. è come se la notte fosse densa, e mi sembra quasi di sentire il tempo scandire gli ultimi istanti -ma di chi, poi?-, un respiro non mio, non fisicamente presente, che crea una melodia che pare quasi io conosca da sempre. Sembra di sentire la vita che trascorrerò senza di te.
Di notte un bacio vola verso l'infinito. Infinito positivo, però, ché la distanza che ci divide è crescente, sempre di più, e mi uccide, sempre di più.
Stasera ho voglia delle tue labbra, che in genere sono una delle ultime cose a cui penso, ma è come se mi trovassi nel deserto e le tue labbra fossero una sorgente d'acqua pura con cui placare la mia sete.
Sembra di brancolare nel buio, ora che non ci sei. Chissà chi te l'aveva donata, la tua luce. Chissà chi l'ha deciso, che era l'unica capace d'illuminarmi perfettamente.
Tutto sembra sbagliato, perché il nostro tempo insieme non conoscerà mai futuro, solo passato, perché il nostro tempo insieme è finito e destinato a non essere mai più, e ci sarà un giorno in cui potrò dire di avere amato, amato veramente, e quel giorno starò vivendo del tuo ricordo come faccio un po' adesso.
Il tuo ricordo.
Il mio ricordo.
Il ricordo delle mie dita che accarezzano i tuoi capelli ed i tuoi zigomi.
Il ricordo del tuo calore e del tuo sorriso più marcato sotto il mio tocco.
Il ricordo del mio nome sulle tue labbra.
Eppure.
Eppure voglio pensare che questa notte sia mia, sia tua, sia nostra.
La nostra notte ed io ci terrò nascosti al mondo assopito e disattento, perché per stanotte, di nuovo, io sarò tua e tu sarai mio. Di nuovo.
Di nuovo prima del dolore, mio e tuo.
Prima della tua fine, o forse della mia.
Stanotte lascerò che il mio cuore ti ami senza dirgli che è sbagliato, adesso.
Stanotte lascerò che i miei occhi ti amino perdendosi nelle immagini di te che gelosamente conservo appese dietro le palpebre.
Stanotte lascerò che i miei pensieri ti amino.
Stanotte ti amerò, perchè sarai solo mio. Di nuovo. Solo mio.
Stanotte e mai più.
Stanotte e per sempre.
E rideremo ancora; come sempre, come ora.
Gli angeli vivono in cielo, ma tu resta qua con me.
Amo le persone che capiscono cosa voglio dire anche se di fatto non lo dico. Le amo. Soprattutto se mi guardano con quella meraviglia che un po' pure m'appartiene, con quel calore che ti prende dentro quando trovi qualcuno che la pensa come te e, finalmente, non ti senti più solo ed idiota.
Le amo perché, appunto, mi sento meno sola ed idiota, e nel frattempo sono responsabile di quel peso che se ne va anche dentro di loro.
Vorrei parlare più spesso, con persone così.

novembre 25, 2010

Erano mesi che non succedeva di nuovo davanti alla gente e invece ieri tacchete, 'n'altra volta nell'archivio a regolarizzare il respiro e a bere quel cazzo di the che vorrei sapere quando lo capiranno che mi fa altamente schifo e non mi serve assolutamente a un cazzo, ché io di zucchero nel sangue ne ho fin troppo, quello che mi serve sono un cuore e un cervello nuovo.
Il the non contiene né uno né l'altro, che se lo mettano in testa.
The a parte, son tornata ad essere Hector Horeau.
E' tornato quello stramaledetto demone che mi gioca nella testa nei momenti più impensati, inspiegabile canaglia, fottuto fantasma che senza avvertire tutto d'un tratto mi lorda l'anima con quel tanfo di morte, subdolo nemico bastardo che mi rende ridicola al mondo e a me stessa.
Ho avuto il tempo di pensare se sarei riuscita a tornare alla mia sedia, e son crollata.
La parte buffa arriva quando, saputo che è succeso di nuovo, tutti hanno iniziato a chiedere come stessi. Il tutto, lasciandomi completamente indifferente.
Sono rimasta chiusa in casa dall'ora di pranzo che non son tornata da scuola, a ordinare in modo maniacale le mie cose e a ritagliare pezzi di giornale da conservare prima di buttarli via. L'assoluta stupidità delle mie cose mi tranquillizzava. Il solo pensiero di uscire di casa risvegliava il mio demone personale, mi bastava guardare fuori dalla finestra per ricominciare a sentire il mondo ondeggiare e fiutare quel tanfo di morte che di solito precede il tutto.
Sono lucidamente consapevole di avere l'anima lisa come una ragnatela abbandonata. Uno sguardo, anche solo uno sguardo, la potrebbe squarciare per sempre
Sarà per quello che oggi ho accettato d'andare in giro a comprare le ultime cose per il compleanno di domani sera -che mi vien male solo a pensare di andarci- con quell'altra. Mi è sembrato un buon modo per squarciarla definitivamente.
Peccato che non abbia funzionato.


Sì, ho usato parecchie frasi di Castelli di Rabbia.
Le avevo in testa e le ho adattate a quel che volevo scrivere io.
Baricco non avrebbe potuto spiegarlo meglio e io non avrei saputo farlo meglio di lui, indubbiamente.


In conclusione, sto una merda, non mi vengono i problemi di geometria, ho voglia di scrivere fino a farmi consumare le mani, bere caffè fino alla schizofrenia e non mangiare per una ventina d'anni.
Ho voglia d'andare a dormire e restare a letto finché non mi farà male tutto e non dovrò alzarmi per forza, e tornare a bere caffé e scrivere.
E invece niente, devo finire i compiti e domattina alzarmi per andare ad affrontare un'altra giornata di merda in quella scuola di merda.
Il tutto, con il mio demone personale.
Credo che lo chiamerò Reginald.

Just saying.

Mi sono rotta i coglioni di tutto e non mi sopporto quando dico continuamente d'essermi rotta i coglioni, il che significa che mi sono rotta i coglioni d'essermi rotta i coglioni, e questo è tutto un circolo vizioso che mi porta semplicemente a rompermi i coglioni.
Detto ciò, quando mi scogliono -tanto per non usare di nuovo 'rompersi i coglioni'-, non me ne frega più un cazzo. Di niente.
Neanche dei problemi degli altri, per dire, che in genere sono la mia priorità. Di niente.
Quindi, ecco, essendo io scoglionata, è inutile che vieni a rompere le palle raccontandomi dei tuoi inesistenti problemi quando non me ne può fregar di meno, perché poi va a finire che ti mando affanculo. E voglio vedere da chi vai a cagar la minchia poi.
Per dire.
Domani torna la pioggia dopo solo mezza giornata di sole, arriva l'ondata di freddo glaciale e forse nevica.
E chissenefrega.

novembre 23, 2010

Certe volte, tipo adesso, mi chiedo cosa penserà chi capiterà qui quando sarò morta. -pensieri macabri, mod. ON.
Mi viene in mente la frase "Un penny per i tuoi pensieri".
Secondo me, dopo avrebbero un valore più alto. Molto più alto.
Anche perché quando muori, paradossalmente, le persone iniziano ad ascoltarti.
Non è buffo?


Non che io abbia risposto alla domanda che m'ero posta in principio e che continuo a pormi, eh. Anche perché non so cosa penserebbe la gente. Però, insomma, non sarebbe così bello sapere che dietro la facciata di ragazza felice e contenta c'era una perennemente depressa/incazzata. Chissà che delusione.
Prima di morire lo cancellerò, questo blog. Sarà un peccato, ma è il male minore.
Quanto mi piace mettere gli aggettivi prima dei sostantivi e piazzare avverbi tra due virgole. Mi fa stare proprio bene.

Chissà se quest'attenzione maniacale per l'ordine delle parole e le posizione delle virgole non sia in realtà una psicosi che mi mangia il cervello. Sarebbe figo, una volta arrivati in qualsiasi luogo successivo alla morte.
"Com'è morto, lei?"
"M'han mangiato il cervello."
"Cannibali?"
"No, avverbi e virgole. Neanche me ne sono accorta, ci pensa? Terribili le dico, terribili."

novembre 22, 2010

Quando ti si apre la mente.

La cosa che mi piace pensare è che io non finirò così.
Mi piace pensare che io saprò riconoscere l'uomo giusto, quello che non sarà perfetto, ma giusto, giusto per me, giusto abbastanza da crescere con me, combattere con me, invecchiare con me; quello che mi sorriderà anche quando farò cadere l'olio e che mi abbraccerà quando la domenica mattina lo sveglierò per fare colazione insieme; quello che la sera, quando torneremo dal lavoro, mi sorriderà e mi farà venire voglia di sorridere a mia volta, a prescindere da tutto quello che mi è capitato prima; quello che curerà le mie ferite quando il mondo colpirà troppo forte e che mi permetterà di medicare le sue, perché altrimenti mi sentirò uno schifo.
Mi piace pensare che tutti questi anni di matrimoni finiti male che consumano le persone e di 'Mi raccomando, tu non ti sposare!' mi abbiano insegnato a innamorarmi della persona giusta per me, quella che mi permetterà di andare da mamma con gli occhi vivi solo per dirle "Sai mamma? Ce l'ho fatta. Ho trovato quello giusto, ci pensi? L'eccezione. Lui non è come babbo, sai? Lui sorride, mi abbraccia, mi ascolta e mi parla, e, pensa, quando cado e mi faccio male, lui mi aiuta, mi tira su, e, anzi, quando mi cedono le gambe lui mi tiene per i gomiti e cerca di non farmi cadere proprio. E poi mi parla dei suoi problemi, mamma, e mi fa sentire importante così, come se davvero mi amasse, e infatti mi ama, capisci? Sembra così incredibile.. Si fa dare consigli e, ogni tanto, li ascolta. Mi piacerebbe l'avessi provata anche tu, questa sensazione meravigliosa. Almeno una volta. Però io ce l'ho fatta. Ce l'ho fatta. Io. Non sei contenta mamma? Non sei contenta?".

Conludendo, posso dire che ho appurato tre cose:
a) Sono una gran sognatrice. Prima o poi mi stancherò di schiantarmi ripetutamente contro la realtà, no?
b) Quelle sono le esatte parole che le avrei detto per presentarle lui, se solo avessi avuto tempo e coraggio.
c) Tutto quello che penso/faccio è condizionato dalla vita dei miei genitori. E questo è male.

novembre 20, 2010

Sembra quasi che tu abbia l'esclusiva di certe cose, e che tutti gli altri stiano sempre meglio di te. Sempre.
Solo tu puoi stare male a vedere una persona che ti ricorda un determinato periodo della tua vita, e poi quando io ti dico che vedere certe persone mi fa un male cane e mi costa fatica, tu mi guardi come se io fossi un'idiota.
Sai cosa? Forse hai ragione. Forse sono un'idiota.
Sono un'idiota perché non vengo davanti a te a dire 'Sai una cosa, esimia testa di cazzo? Non esisti solo tu, e far finta d'essere altruista non ha mai reso una persona meno egocentrica ed egoista, capito? Perché io, forse, la vita l'ho avuta difficile quanto la tua, se non di più. Le persone le ho perse anche io e, pensa un po', io, a differenza tua, non posso farci niente. Quindi smetti di esagerare una stretta allo stomaco che proviamo tutti solo per farti compatire, perché quando fai così mi fai solo schifo'.

Inutile anche scriverle, queste cose. Io non le dirò mai, e tu non le leggerai tra le righe.
Continuiamo a roderci il fegato.

Pulizie di Novembre.

Mamma tira fuori delle cose da una scatola rossa dove la mia scrivania
«Questi? Guarda un po' cosa c'è da buttare via».
Riconosco quelle cose. Con tono incazzoso: «Erano dentro alla scatola? Lasciali dentro alla scatola!»
Mi guarda. Chissà cosa vede. Sospira. «Dammi uno straccio che ci do una pulita».
Pensavo che se proprio dev'essere qualcuno dovrebbe essere lui, perché mi abbraccia ogni volta che mi vede e quando lo fa mi sento così bene che mi chiedo perché non possa abbracciarmi sempre, in ogni momento.
Dovrebbe essere lui perché mi piace accarezzargli i capelli, sensazione che di solito non provo -e non so se è perché c'è chi mi viene ad abbracciare e mi fa sentire i suoi capelli che sembrano acciaino o perché è una cosa che facevo sempre a lui per farlo rilassare-, fatto sta che i suoi capelli li accarezzerei spesso.
Lui perché la sua guancia è morbida e mi piace quando i baci glieli do con lo schiocco, con lui che mi guarda e ride.
Lui perché quando sorride sembra un bambino, e quegli occhi che gliel'ho sempre detto che glieli caverei per mettermeli sul comodino diventano d'un colore indescrivibile e luminoso.
Lui perché mi prende in giro senza farlo realmente, e quando faccio l'offesa m'abbraccia a m'accarezza i capelli.

Quindi insomma, io non sono innamorata di lui perché comunque sono innamorata dell'altro lui, quello importante, quello di cui parlo sempre quando scrivo, però se un giorno mi dovesse passare per la mente di rifarmi una vita, credo che dovrebbe essere con lui, e non so se il pensiero mi fa sorridere o venir l'angoscia.

novembre 16, 2010

I'd like.

Mi piacerebbe ricordarti cos'è successo l'ultima volta che hai fatto così, il male che hai sentito, le notti che abbiamo speso, io e te, rispettivamente ad ascoltare ed a sfogarsi. Poi mi dico che magari tu non ci stai neanche pensando e che delle mie ansie non hai bisogno, e allora sto zitta. Sono ottimista e okay, ma nel frattempo faccio un po' di spazio per le tue confessioni, dentro, e preparo la spalla ad assorbire le tue lacrime, in caso servisse.
Mi piacerebbe dirti che io non sono più la stessa, e se son cambiata io è cambiato anche il nostro rapporto, anche se poi non lo so se son cambiata anch'io o se è cambiato solo il rapporto, perché ho il brutto difetto di non dire le cose, e macino macino macino, e alla fine arrivo a detestarti per quella discussione di un secolo fa, e tutte le cose che succedono adesso son conseguenze. Poi penso che non è vero che è cambiato il rapporto, sono solo nervosa, poi mi passa. Passa sempre. E se non passa lo lascio lì a marcire. Sai quanta differenza fa un po' di fango in più nella palude.
Mi piacerebbe prenderti da parte e dirti che sto male, che mi dà fastidio quando dici certe cose, quando fai certe cose, che quando mi sproni dicendo che devo trovarmi un rimpiazzo -non dici 'rimpiazzo', ma sai che è così- mi fai più male di quel che pensi, perché non solo il pensiero di un rimpiazzo mi distrugge, ma si aggiunge anche il sospetto, il pensiero, la consapevolezza che tu non m'hai mai capita, capita per niente. Poi penso che tu non lo fai di proposito, che sono io che son fatta così, che mi faccio far male da tutto, che son fatta come le bolle di sapone. Una statua di vetro. Incrinato, adesso.
Mi piacerebbe poter trovare il coraggio di darmi la possibilità di stare meglio affrontandoti, ma ti conosco, so che la permalosità è parte integrante di te, e sto zitta.
Perché non ti accorgi di niente?

novembre 15, 2010

Adesso ci vorrebbe uno di quegli abbracci, uno di quelli suoi, che ti strappano via dal mondo, ti mettono un po’ in ordine dentro e quando ritorni alla realtà non hai più paura.

novembre 14, 2010

Tipo che non riesco più neanche a tradurre le frasette mongole di latino.
Io non so più come dire al mio cervello di non pensare a lui.
Suggerimenti?

novembre 13, 2010

Will you come home and stop this pain tonight?

Sentire la mancanza di una persona è quasi parte integrante dell'essere umano.
Secondo me, quando ci fabbricano, ci danno una serie di cose che sono indispensabili. Un po' come motore e ruote per le macchine. Tipo: 'ognuno faccia come vuole, ma motore e ruote devono esserci per forza'.
Quindi quando fabbricano le persone in una grande fabbrica con le pareti azzurre mettono di serie tre cose: 'Talento innato per il combinare cazzate', 'Sonnolenza', 'Grande vuoto quando qualcuno se ne va'.
Neanche a dirlo, l'ultima la mettono sempre perché uno sì e uno no piazzano anche 'Capacità di scomparire dalla vita degli altri'. Che lo facciano come vogliono, alcune persone lo sanno fare benissimo. Ora si spiega il perché.
E comunque stavo dicendo che siccome io sono un essere umano, almeno finché non riuscirò a dimostrare che sono un panda, mi sento abbastanza giustificata quando mi viene da piangere e sento male allo stomaco e mi gira la testa e vorrei vomitare e non ho fame e mi tremano le mani e le gambe fanno Giacomo Giacomo.
Che io lo sia o no, giustificata, mi sento in diritto di sentirmici.
Fatto sta che, in diritto o no, stasera credo che mi verrà un infarto.
Non che ci sia un motivo in particolare, è un sabato come un altro, ma mi verrà un infarto, e tutto per colpa tua che non ci sei.
Potresti tornare, per una sera? Solo questa, solo stasera.
Il fatto è che son qui a scrivere quando in realtà vorrei aprire la finestra e urlare fino a che non inizierà a farmi male il collo dallo sforzo, e poi riprendere fiato e urlare di nuovo, urlare ancora, urlare finché sarò capace.
Vorrei urlare il tuo nome solo per sentirne il suono. Sussurrato non è la stessa cosa. Sussurrato mi fa paura.
Torneresti a casa, stanotte? In silenzio, non voglio grandi gesti. Vieni, ti sdrai vicino a me, e mi abbracci. Così. Ho voglia di dormire col tuo respiro tra i capelli e le tue dita tra le mie.
Possiamo?
Dico solo che non c'è suono più meraviglioso di un respiro.

novembre 12, 2010

Come accorgersi che s'è cambiati. Lezione Uno.

Rileggendo il blog mi sono accorta che appena l'ho aperto scrivevo di cose diverse. Cose astratte. Di me parlavo poco. O forse di più.
E poi scrivevo in modo completamente diverso. Meglio, peggio, non lo so. Ma diverso.

novembre 11, 2010

-Riuscirai mai a perdonarmi?
-Se non riuscissi a perdonarti, non ti meriterei.

Candles.

Le luci che si spengono ed essere da sola nel buio che, se ci pensi, è un po' meglio che essere da soli nella luce.
L'attimo in cui non vedo niente, e poi gli occhi s'abituano e inizio a distinguere quantomeno le mie mani. Muovo le dita -c'hai mai pensato? chissà quante e quali meravigliose esplosioni di colori, quando dal cervello parton gli impulsi nervosi.
Due candele accese sul tavolo, chissà chi e quando le hanno accese. Magari mentre immaginavo un'esplosione blu-rossa-viola nella mia testa e poi giù per il braccio.
«Vado al contatore».
Sì, mamma, vai. Vai. Io sto qui con me e le candele.
«Non farti male».
Sì, mamma, sì. Non mi faccio male. Lo so che poi le cicatrici, sulla pelle, le vedi. Chissà perché. Chissà perché le altre no, intendo.
Il telefono suona. Come cazzo fa, se la luce non c'è?
E' il cellulare, e questo spiega tutto. Fatto sta che non rispondo. Non si sa mai. Il telefono suona. Nokia tune. Mi sa che è meglio se mi decido a cambiarla, 'sta suoneria.
Il telefono, le candele, il buio, io. In ordine. Telefono, candele, buio, io.
Che poi sa molto di film orror.
Ora sbuca l'uomo invisibile e mi fa 'bu'. Neanche a dirlo, l'uomo invisibile sarebbe lui. Neanche a dirlo, non mi farebbe paura.
Anzi.
Magari potrei anche farmi ridare il cuore, no? Ecco, sì, forse sarebbe carino.
«Un giorno mi restituirai tutto quello che di sei preso».
Mai successo ch'io parlassi da solo. Sto impazzendo.
Secondo me è colpa delle candele.
Un soffio. Il telefono non suona più.
Il buio, io. In ordine. Il buio, io.
Io non lo so se gli altri, nella mia situazione, sentirebbero le stesse cose.
So solo che voglio andare a letto e dormire cinquant'anni di fila.

novembre 09, 2010

non si torna indietro mai.

Mi ero ripromessa che oggi avrei fatto i compiti con il computer spento, ma dimmi tu come si fa a studiare se mi stai sempre appiccicato come 'na piattola e non mi lasci abbastanza spazio nel cervello per pensare a Renzo, Lucia, Circe, Calipso, Ulisse e le disequazioni.
Non è che sia tanto facile, eh. Ché, voglio dire, fintanto che devo fare inglese ci puoi anche restare, qui nella mia testa, voglio dire, fai come ti pare, poi potresti anche andartene, però.
No, vabbè, hai ragione anche tu. Mica è colpa tua. Son io che ti penso.
Però, ecco, insomma, troviamolo un compromesso.
È che mi piacerebbe tanto poterti dimenticare solo un po', giusto un'oretta, il tempo di fare i compiti più urgenti e scassacazzi, e poi, cioè, torna pure, anzi, torna e basta, senza il pure, torna e non t'azzardare a star via troppo, solo un'oretta, ci stai? Un po', solo un po', il tempo di poter scrivere di Ulisse senza che mi esca fuori un coso dal punto di vista di Ulisse che pensa a Penelope. Il tempo di poter descrivere Lucia senza scrivere che, insomma, lei che aveva Renzo che l'amava e che era lì per lei poteva anche rompere meno le palle e organizzare il matrimonio a sorpresa o scappare lontano, che non ha visto, poi, quanto fa male aver Renzo via senza sapere come sta? Il tempo di avere davanti un foglio bianco senza scriverci il tuo nome su un angolo, ecco, cosa che tra l'altro mi fa pure sentire un sacco stupida. Il tempo, il tempo soltanto, solo il tempo, di non mettermi a pensare che ci son parole che non dovrebbero essere pronunciate.
Voglio dimenticarti per un'ora e poter far finta che sto bene senza aver te che bussi e dici “Bene? Tu staresti bene? E io? E io che non ci sono sono fattore di benessere? Dove lo metti quel buco lì, quello lì, lì, lo vedi?, quello lì, dai, lo vedo io!, eh, quello, lo vedi? Dove lo metti? Ti fa star bene? E poi, vogliamo parlare del male che senti dappertutto quando la sera chiudi gli occhi e mi sogni, mh? Ne vogliamo parlare? Credi che io non ti veda, che piangi e stringi i denti e abbracci il cuscino e canticchi le canzoni per non sentire le voci dei ricordi che ti fan venire mal di testa? Non ti vedo, secondo te? Pensi davvero di poter far finta?”. Voglio dimenticarti e poter dire “Sto bene” senza te che bussi. Voglio dimenticarti e stare un attimo senza mal di stomaco, che chissà se così almeno riuscirei a mangiare qualcosa. Voglio dimenticarti senza aver paura di farlo.
Voglio dimenticarti e non avere negli occhi tu che te ne vai.

“Scomparire” è una parola che non dovrebbe avere suono.

novembre 06, 2010

Certe persone vorresti semplicemente mandarle a fanculo.

novembre 05, 2010

ciò che ci rendeva compatibili era l'amore; per il resto facevamo a cazzotti.

Me l'avessero detto quando non lo sapevo mica c'avrei creduto.
Tu alto io bassa, io mora tu mezzo biondo, tu estroverso io timida, tu scrittore io lettrice, tu musicista io impedita, tu atletico io imbranata, io autunno tu primavera, io sciarpa tu cappello, io occhi tu labbra, tu sud io nord, io est e tu ovest.

dentro alla bocca stringevo parole troppo gelate per sciogliersi al sole.
Non riesco a credere nel per sempre.
Non dopo noi due, almeno.
Nothing lasts forever come cantavano i Guns e io so che è così, perché che è finito se non tutto quasi, ce ne siamo accorti.
Però quegli anni insieme sono stati belli. Ce li siamo vissuti e goduti, insomma.

time to say goodbye (?)

Sei la causa del mio mal di testa, del mio mal di stomaco, della mia insonnia, della mia agorafobia, della mia sociofobia, della mia angoscia, della mia malattia, della mia disperazione.
Sei la causa del mio batticuore, dei miei sorrisi, del mio amore per la musica, della mia voglia d'imparare, delle mie idee più radicate -e di cui vado più fiera-, della mia passione per l'inglese, della mia mania d'appuntarmi frasi ai margini dei fogli.
Come faccio a togliere te dalla mia testa, dico io?

Ho perso il vizio di chiedere sempre per favore.

Ho sempre avuto l'abitudine di chiedere il permesso per tutto, sempre dicendo 'Per favore'.
Per dire, quand'ero piccola ed ero in casa chiedevo 'Mamma, posso andare in bagno, per favore?'. E lei me lo diceva, 'Sei in casa, non serve che chiedi il permesso', eppure io ho smesso da poco.
Anche per entrare ed uscire dalla vita delle persone chiedevo il permesso per favore. Non verbalmente, ma ci siamo capiti.
Io con alcune persone stavo male, eppure me ne andavo a piccole dosi, per abituarle all'assenza, come a dire 'Posso andare, per favore? Posso andare e non tornare più, per favore?'.
Qualcuno ha risposto sì, altri mi han negato il permesso e io ancora lì, sono.
Adesso ho perso il vizio.
Se devo andare in bagno vado.
Se con te sto male, esco dalla tua vita e ti faccio uscire dalla mia.
No, forse sull'ultima ci devo ancora lavorare.

ottobre 31, 2010

E' qui, il posto dove io vorrei restare per magia.

Il viaggio in macchina sulla Jeep di nonno che sa di marmo con i Beatles nelle orecchie e gli occhi chiusi. Chissà quando mi sono addormentata.
L'uscita sette della tangenziale, ché alla fine avevo ragione io ed era la sette, non la sei.
Bologna centro, la piazzola e i negozi di Via Indipendenza.
Le borsine che non si riescono più neanche a portare, nonostante siano una dentro l'altra. Chissà cosa mai avrò comprato.
L'arrivo a casa di zia che profuma sempre più di casa, nonostante io dica quel che dica ogni volta che devo partire, e tutto addobbato e le candele accese e addirittura la lapide col nome di babbo.
Babbo che ride e si tocca, e zio che si sdraia davanti alla sua col le braccia al petto.
La corsa nel bagno grande a farmi il viso azzurro -che era troppo chiaro e sembrava bianco e sembravo più Joker che Sally- e a disegnarmi le cuciture con l'eye-liner e il rossetto rosso. Dio, quanto amo il rossetto rosso e, dio, quando mi piace avere le cuciture in viso.
Il vestito con le toppe che mi ha cucito mamma sopra il maglione grigio che una volta mettevo sempre e adesso non metto mai. Chissà se l'ho fatto perché volevo sentire vicino chi me l'aveva regalato.
L'arrivo di tutti, e tutti che mi salutano abbracciandomi né troppo forte né troppo piano, e a rivederli le lacrime che vogliono uscire ma non escono.
La vacca che ci prova con Giò e le mie sopracciglia inarcate e l'irritazione che sale. Ammettilo che sei gelosa. No, Giò, non sono gelosa, è lei che mi sta sul cazzo.
I biscotti che mangiavo sempre da piccola e finalmente dopo settimane ho un po' di fame.
Le foto con la Cips che o ho la faccia da culo io o ce l'ha lei, e allora abbiamo detto 'Facciamole apposta, le facce da culo', e son venute un po' meglio.
Ballare e non sentirsi stupidi. Chissà quando ho imparato.
Cambiare le canzoni orride e Giò che mi abbraccia. Chissà quando hanno iniziato a mancarmi le sue braccia.
La Dea che mi scodinzola intorno e passarle il mio prosciutto perché non ne volevo più, e lei che mi abbaia e io che l'accarezzo e mamma che dice 'Quando fa i cuccioli la Dea ne prendiamo uno'. Entro il prossimo anno ho un Jack Russel.
La festa che finisce, io che muoio di sonno e Giò che mi lascia un bacio sulla guancia un po' troppo vicino alla bocca e mi dice 'Hai gli occhi sereni, finalmente, fattici una foto'.
La foto fatta al mio occhio e vedere l'occhio liquido, profondo, caldo, sul verde. Chissà quando hanno smesso di essere così.
Andare a letto e addormentarsi col sorriso ascoltando i Pink Floyd.
Sognare lui che mi dice 'Hey, piccola, io non sono reale, lui sì.' Svegliarsi alle cinque che poi sono le quattro con il fiatone e il sudore che cola.
Sgattaiolare in silenzio in bagno, farmi una doccia e piastrare i capelli.
Tornare a letto alle sette che poi sono le sei, addormentarmi e non ricordare cos'ho sognato.
Essere svegliata stamattina alle dieci che poi sono le nove da una mano che fa su e giù per il braccio e due labbra che vagano tra la fronte, il naso e le guance.
Sorridere.
Colazione con latte freddo, una caffettiera intera perché il caffè lo bevo solo io e i biscotti e la torta che ha fatto zia.
Prepararmi e andare un po' al computer, scrivere sul blog e controllare EFP.
Tutti che sorridono, e quando discutono lo fanno piano, delicati. Chissà quando hanno imparato.
Io che sorrido, senza neanche accorgermene. Chissà quant'era che non lo facevo.


E' qui il posto dove io vorrei restare, per magia.

ottobre 21, 2010

Le dieci di sera, il mal di pancia e il suono di tre respiri diversi che mi cullano, mentre io sento d'aver bisogno di scrivere un po'.
Eppure non ci riesco, eppure non ho niente da dire, eppure sto pensando a talmente tante cose che non so quale buttar giù.
Si prospetta una notte in bianco.

ottobre 19, 2010

If they could love like you and me,
immagine what the world could be.
Suppongo sarebbe una cosa meravigliosa.

ottobre 17, 2010

Non-sense.

Il Natale l'ho sempre odiato, e non è che io abbia cambiato poi tanto idea, anzi.
Il discorso è che qui fa un freddo boia, di quelli che se potessi star fermo per tutta la vita ci staresti, anche perché muoversi costa parecchia fatica, roba che le mie mani potrebbero essere Polaretti. Per dire.
Però tu fermo tutta la vita non ci puoi stare, perché in quanto essere umano hai dei precisi doveri, principalmente quello di tirare avanti, ecco, che quello è il dovere più rompicazzo di tutti, se proprio vogliamo dirla tutta, ma tant'è.
Quindi insomma io qui con tutto questo freddo micidiale son qui che mangio un pacchetto di crackers senza sale, quelli con la carta blu, e bevo un fruttino che tra l'altro mi fa anche un po' schifo, ma nonna dice che lo devo bere e mica posso rischiare di deludere anche lei, no?
E quindi vabbè, dicevo, son qui che stuzzico e dovrei andare a ripassare storia, anche se onestamente non è che io tanto la sopporti, storia, perché è troppo soggettiva, ecco.
Tu quando studi storia ti fa un'opinione su tutti, e, voglio dire, è una cosa odiosa.
Prendi la matematica. Ecco, quella mi piace.
In matematica le cose stanno così e basta, e il bello è che tutto torna sempre, che tutto ha una logica, che tutto ha una soluzione e quando non ce l'ha tu ci metti un bel 'Impossibile' e la soluzione c'è lo stesso.
E vabbè, io perdo sempre il filo del discorso.
Dicevo che son qui che stuzzico e ho freddo e dovrei studiare storia, e invece sento che se non scrivo qualcosa esplodo.
Non lo so, sinceramente, come potrei risolvere tutti i miei problemi.
So solo che forse troverei meglio una soluzione se risolvessi quello della convivenza civile sparendo un po' di qua. Giusto un po', ecco. Potrei anche trasferirmi da McDonald's, o comunque lì vicino, così mi porto il mio portatile e posso scrivere e usare la connessione wireless di cui tanto si vantano. O magari mi do al barbonismo, torno al vecchio foglio e penna e giro per l'Italia finché non trovo il modo di passare indisturbata il confine e me ne vado, ecco. Sì, potrebbe essere un modo.
E comunque per tornare al discorso originario, io Natale non l'ho mai sopportato, proprio no.
Roba che quand'era la vigilia mi veniva il vomito e mi riprendevo giusto per aprire i regali, e poi me ne andavo a letto, oppure mi mettevo a leggere un libro in camera di nonno mentre tutti di là facevano festa fino alle cinque del mattino.
Eppure oggi vorrei che Natale arrivasse in fretta, perché alla mia famiglia il Natale piace, perché alla mia famiglia il Natale mette buon umore, perché alla mia famiglia piace un botto fare l'albero e il presepe e spostare d'un passetto i Re Magi fino all'Epifania, perché a Natale se loro son contenti non mi urlano necessariamente addosso come stanno facendo adesso mentre studio e congelo e mangio i crackers.

ottobre 16, 2010

Maybe.

La cosa più odiosa di me è che per quanto faccia leva su me stessa per apparire socievole, sono fondamentalmente introversa.
Ho semplicemente una fottuta paura di confrontarmi col mondo esterno, e se ho un problema, sto semplicemente zitta, perché parlarne causa altri problemi e solo dopo -e non sempre- una soluzione. Quindi sto zitta e non dico niente. Mai.
Anche se vorrei, s'intende.
Anche se ci sto a schifo.
Così, accetto che mamma mi urli contro tutte quelle grandissime cazzate, standomene semplicemente in silenzio a guardarla, e forse lei s'accorge che con gli occhi le sto urlando contro anch'io, ed è per questo che urla sempre più forte, non lo so.
Fatto sta che semplicemente io sto zitta col libro di storia in mano, a studiare, e lei se ne sta in piedi davanti a me a minacciarmi perché io non studio mai e se lo viene a sapere chissà cosa mi fa. -che poi si sa, cosa mi fa, perché lo dice molto esplicitamente-.
A volte mi sorprende la sua fantasia, sinceramente.
Perché, voglio dire, ce ne vuole, eh?, di fantasia, a inventarsi che non studio quanto i miei voti non sono mai sotto il 7 e mezzo.
E in un certo senso la invidio, perché io non ho mai avuto mie convinzioni tanto forti, no?, e forse è pure per questo che è tutta una vita che mi sento come se fossi stata spedita sul pianeta sbagliato, non lo so.
Fatto sta che mamma è uscita e io ho cominciato a pensare che se continuavo a leggere quel fottuto libro di storia sarei scoppiata a piangere, e che se non avessi scritto qualcosa sarei esplosa.
E comunque adesso che l'ho scritto non è che io stia meglio, sia chiaro.
E' che la prospettiva di sparire ha cambiato direzione.
Adesso ho semplicemente voglia di fare le valigie e sparire, così.
E in un certo senso mi ci vedo pure, col mio trolley rosso pieno di roba buttata dentro a caso, in piedi alla stazione sotto la pioggia che sta colpendo la mia finestra.
Immagine tremendamente poetica.
Anche perché forse mamma sarebbe più contenta, dato che prima d'uscire s'è anche incazzata perché le ho detto 'No, io non vengo, preferisco finire di ripassare storia' e non sono uscita pure io. Magari sapendomi fuori, nonostante tutto, sarebbe più contenta.
Forse, sapendola più contenta, smetterei pure di piangere.

ottobre 15, 2010

Ci si aggrappa alle piccole cose per non vedere che il resto fa completamente schifo ed è completamente fuori controllo, questa è la verità.
Si cerca di far scorrere le parole nel modo giusto ed armonico, le proprie e quelle degli altri, per non dover andare a indagare nel contenuto.
Si ammira la superficie del fiume per non dover affrontare i sassi che scalpitano sul fondo.
Un po' come quando senti le persone parlare, e tu vorresti gridare 'Basta, basta, state zitti, non capite? Non capite che non m'importa, non m'importa, e voi potete parlare quanto volete, ma io non voglio sentire, mi voglio fermare qui, silenzio, io mi fermo qui, che il mondo vada avanti senza di me', ma tutto quello che dici è 'Avessero'. 'Eh?'. 'Congiuntivo, avessero, non avrebbero'.
Ed è sempre così, no?, ché uno avrebbe tante cose da dire, e importanti, pure, ma non si riesce mai a dirle, e allora si guarda il sole che riflette sulla superficie dell'acqua e ci s'illude che il fondale sia un frutteto in fiore, e invece è uno schifo fatto di sassi e alghe.
E magari non si dovrebbe neanche piangere a pensare queste cose, ma non viene la rabbia e la tristezza a pensare che dentro c'è un marciume, anche se non lo si vuole vedere?
'Bello il fiume!'. 'Il fondale fa schifo'. 'Mannò, cosa dici! E' meraviglioso'.
E' meraviglioso perché tu non lo vedi, il fondale.

E comunque insomma tutto questo per dire che scappare non serve a niente, che se correggi un congiuntivo non è che le parole faccian meno male, è solo che suonano meglio.
E che se sorridi e ridi e scherzi e fai finta che tutto vada bene, non è che magicamente tutto si risolva e tu smetterai di sentire quel cazzo di male al petto e improvvisamente non piangerai più come una disperata tutte le notti; semplicemente non avrai il peso del 'Come stai oggi?'.

ottobre 13, 2010

Posso scrivere una cosa stupida? #1

1.Quanto sei alta? 1.65 credo.
2.Quanto pesi? Non lo so, e non lo voglio sapere.
3.Capelli? Mezzi neri e mezzi rossi.
4.Occhi? Come vogliono loro. Tendenzialmente sull'azzurro/verde/nocciola/grigio.
5.Ti piaci? In rari momenti.
6.Soffri di acne? Non nel senso di malattia cronica.
7.Ti ammali spesso? yep.
8.Sei allergica a qualcosa? Pollini, umidità, muffa, polvere.
9.Hai mai provato a dimagrire? Sì, e quando mi ci son messa ci son pure riuscita.
10.Ad ingrassare? No.
11.Ti è mai capitato di andare all’ospedale? Un po' troppo spesso.
12.Prendi medicine? Non proprio.
13.Hai problemi di vista? yeah.
14.Se si, come rimedi? Occhiali.
15.Ti hanno mai giudicato per il fisico? Sì.
16.Che numero porti di scarpe? 42 .__.

La persona più...

17.Dolce: Paul.
18.Amata da te: Lui.
19.Trascurata: Da chi? o.ò
20.Odiata: E' risaputo che l'odio danneggia gravemente la salute.
21.Importante: Dovrei scrivere 'Me stessa', ma Lui.

Tu e gli altri:

22.Hai amici? Sì.
23.Quanti? Perché dovrei contarli?
24.Hai un/a migliore amico/a? Odio il concetto 'Migliore amico', quindi no.
25.Ti senti trascurata? Dipende.
26.Parli faccia a faccia con le persone? Sssì. Se sono nervosa cerco d'evitare, ma in genere sì.
27.Parli dei tuoi problemi? Mai.
28.Con chi? .__.
29.Quando l’ultima volta? -.-"
30.Sei una persona chiusa? Dipende dai punti di vista.
31.Ti isoli? Spesso.
32.Gli altri che opinione hanno di te? Chiedi a loro.
33.Ti sopporti? Per niente.
34.Cosa pensi del rapporto che hai con gli altri? Che ho ancora tanto da imparare sui rapporti umani.
35.Ti è mai capitato di piangere per qualcuno? Più spesso di quanto si pensi.
36.Per chi? E mò.
37.Questo se n’è accorto? Non credo.

Il tuo rapporto con i genitori:

38.Li sopporti? A periodi, come i pomodori.
39.Parli mai con loro? Con mamma spesso. Con babbo mai -e quando dico 'mai', dico 'mai'-
40.Di cosa? Everything but him.
41.Sono appiccicosi? Nnnnno. Cioè, mamma forse un po' sì, ma no.
42.Chi dei due ti capisce di più? Tutt'e due, in modi diversi. Mamma perché mi conosce e babbo perché è uguale a me.
43.Ti lasciano fare quello che vuoi? Magari.
44.Ti chiedono di aiutarli in casa? No.
45.Lo fai? Spesso.
46.Perchè? Senso del dovere.
47.Che lavoro fanno? Mamma fa la casalinga, babbo il muratore.
48.Pensi un giorno di diventare come uno di loro? Sinceramente spero di no.
49.Quanti anni hanno? 36 e 40.
50.Pensi che ti vogliano bene? Credo di sì, eh.

Others:

51.Hai animali? Uno zoo .-.
52.Come si chiamano? I gatti 'Felix' e 'Spider-Ciuffo Ka', i conigli 'Lucy' e 'Leah Bira-Boba', la calopsite 'Ceppi' e i vari volatili e pesci rossi non hanno nome.
53.L’ultimo tuo acquisto? 'Omero, Iliade' di Baricco.
54.Il tuo primo cd? Zecchino d'Oro all'età di due anni e mezzo.
55.L'ultimo? 'Controcultura'
56.Il tuo mito musicale? Troppi, credo.
57.Il tuo mito nella vita? Vedi sopra.
58.Hai calendari in camera? No.
59.Di chi? ._.
60.Il più bel regalo ricevuto? Ogni regalo è stato bello, a modo suo.
61.Fatto? La maglietta autografata del suo cantante preferito.
62.Bianco o nero? Grigio.
63.Ti piacciono i test? Se m'annoio, molto.
64.Perché? Perché evidentemente non ho niente di meglio da fare.
65.I tuoi ti danno la paghetta? No. Si divertono a sentirmi elemosinare soldi.
66.Quanto? E dipende.
67.Come li spendi i tuoi soldi? In cose utili.
68.I tuoi negozi preferiti? Quelli di libri e CD. E quello dei telefoni.
69.A quanti concerti sei andata? 5.
70.Di chi? Caparezza -oimhè-, Ligabue, Simple Plan -di nascosto, 'sti due, tra l'altro-, Renga -costretta, anche perché non lo tollero- e Modena City Ramblers.
71.Con chi? Caparezza con una mia amica; Liga, Simple e Renga con Lui e i suoi amici, MCR con i miei amici e la gentile partecipazione di mio zio.
72.Ti è piaciuto? Yeah.
73.Hai la tv in camera tua? Sì, ma non la cago mai.
74.Hai Sky? No.
75.Cosa ne pensi del mondo di oggi? Che faccia schifo.
76.Lo guardi il tg? Spesso.
77.Leggi il quotidiano? Quando posso.
78.Che riviste leggi? Nessuna.
79.Che libri leggi? Quelli che val la pena leggere.
80.Il tuo autore preferito? Attualmente direi Baricco, ma Shakespeare, Baudelaire e Hesse sono incisi dentro, proprio.
81.Una canzone che in questo periodo ti fa impazzire? 'Perché una ragazza di oggi decide di morire' dei Baustelle.
82.Perchè? Mi ci ritrovo.
83.Sai suonare qualcosa? Accenni di piano, ma giusto le sette note e 'Oh Susanna' ._.
84.Ti piacerebbe imparare? Molto.
85.Il tuo cibo preferito? Il caffè vale? o.ò Comunque la torta di zucchine.
86.Quello che ti fa schifo? La carne D:
87.Che scarpe hai ora? Sono scalza.
88.Sai sciare? No e non ho intenzione d'imparare.
89.Pioggia o sole? Pioggia. Possibilmente temporale.
90.La frase più bella? I'd rather waste my life pretending than have to forget you for one whole minute.
91.Il più bel complimento ricevuto? 'Sei meravigliosamente contorta'.
92.Il peggiore? Non riesco a sceglierne uno in particolare.
93.Ti piacciono i peluches? Fin troppo.
94.Ne hai uno preferito? Un regalo gelosamente custodito in una scatola.
95.Come si chiama? Non ha un nome.
96.Ti trucchi? Solo matita nera intorno agli occhi, e neanche intorno a tutto l'occhio.
97.Con cosa? Non avendo letto, ho risposto sopra.
98.Il test sta per finire, vuoi salutare qualcuno? I miei polmoni.. 'Ciao polmoni! :D'
99.Vuoi mandare a quale paese qualcuno? Il destino.
100.Firmati. M.

Ogni medaglia ha due facce.

Il bello della febbre è che posso finalmente rispondere 'Male' alla domanda 'Come stai?' senza dover dare spiegazioni.
Il brutto della febbre è che qualsiasi tentativo di spiegare che sto male davvero viene bruscamente interrotto dalla frase 'Lo so, lo so. Riposati e prendi le medicine'. Peccato che non esistano medicine per i cuori infranti.

I hate this post because it was written for you.

La cosa brutta, forse l'unica, del nostro rapporto, è stata che non abbiamo pensato mai, ma proprio mai, all'eventualità che sarebbe potuta andare così.
Ci siamo costruiti questa casa basata sul perenne e costante esserci, io per te e tu per me, e non s'è presa proprio neanche in considerazione l'eventualità che, un giorno, io o te si sarebbe potuti sparire, così, all'improvviso, e chissà se definitivamente -par proprio di sì-, e adesso che tu non ci sei la casa crolla, perché le son state minate le fondamenta.
Non so se la gente, il mondo, gli altri, la possano concepire, la devastante sensazione che ti coglie quando tu non hai più non solo la tua metà, il tuo innamorato, ché quello, cavoli, prima o poi lo perdon tutti, è la legge della natura. Il fatto è che io, perdendo te, ho perso amore, amicizia, casa, famiglia, hobby e lavoro, tutto in una sola volta.
Si renderà mai conto, il mondo, di quanto devastante sia questa cosa?
Si renderà mai conto, il mondo, di quanto sia inutile alzarsi la mattina e salire su quel fottutissimo ring che è la vita, se poi non c'è qualcuno, la sera, che ti convinca che vale davvero la pena risalirci, il giorno dopo?
Si renderà mai conto, il mondo, di cosa significhi perdere qualcosa che per è la vita? Significa non avere più vita, mi pare ovvio.
Significa iniziare a vegetare senza alcun senso, senza provare più niente di vero.
Significa aggrapparsi ad ogni appiglio, ogni rapporto, e hai voglia di amare quell'appiglio con tutto te stesso, di dire che senza quell'appiglio a quell'ora saresti già sul fondo del burrone, letteralmente, ma è sempre la terra sotto i piedi che ti manca.
Anche tu, ti senti così?
Anche tu, sei così devastato da non trovare più i pezzi di te?
Anche tu, vaghi per il mondo, d'anima in anima, da occhi a occhi, da bocca a bocca, per trovare un pezzetto quantomeno compatibile?
Perché è questo che sta succedendo, qui, è inutile raccontarci favole. Il fatto sta semplicemente così: Io e te siamo i pezzi giusti, mi segui? Ora, io non ti trovo più e sto cercando un pezzo con la linguetta simile alla tua, mi spiego? E finirà che io, che sono completamente azzurra -mettiamo caso-, io che sono un pezzetto di cielo, m'incastrerò con i fili d'erba. Cosa c'entriamo, io e i fili d'erba? Un cavolo, ma siamo compatibili.
Alla fine, la vita è un accontentarsi.
E lo so, lo so che tu ci sei, da qualche parte per il tavolo, cazzo, eravamo cielo insieme prima che ci tagliassero! Ma non ci sei, non ci sei, sei stato buttato via. Sei finito nella spazzatura con le briciole, porca miseria, come faccio, io, eh?
Si sente il tuo vuoto.
Ma torneremo ad essere cielo, prima o poi.
Vero?

ottobre 09, 2010

:heart:

Ci sono quelle persone che sono semplicemente una meraviglia, e tu l'hai sempre saputo, e poi basta una frase e ecco, ne hai la conferma.
Una meraviglia, una meraviglia.

A caval donato.

Mi sono riletta tutto tutto tutto il libro che mi hai regalato, perché ho pensato che forse adesso avrei potuto capirla meglio, quella frase scritta sulla carta da regalo rossa -tu facevi tutto con il rosso, dicevi che bastava un solo dettaglio rosso e tutto diventava più bello; io avevo sempre le guance rosse, quando c'eri tu. Ora anche loro sono prive di colore-.
C'era scritto "Noi non moriremo mai, te lo prometto".
E lì per lì, cioè, voglio dire, non è che a tredici anni uno possa capire cosa un amico -eri ancora un amico, tu, per me- intenda con una frase del genere.
Ho aperto il pacchetto, dentro c'era il libro. Il libro l'ho letto, me ne sono innamorata. Però, però. Mancava la tua frase, da capire. Nel senso, che poi era una citazione della storia di Jun e il signor Rail l'avevo capito, e infatti poi ero venuta da te sorridente e t'avevo abbracciato.
Tuttavia, solo adesso, adesso, stamattina, ho capito cosa volevi dire, quando hai detto 'Non moriremo mai'.
E avevi ragione, come sempre, mio piccolo signore. E adesso, come prima, ma intendo dire, adesso capisco perché tu avessi scelto proprio quello, di libro, per noi due. Che io, cioè, a Jun non ci assomiglio per niente, e okay, ma tu e Dann Rail siete identici. Insomma, tu sognavi di andare ad Amsterdam in treno, sognavi il viaggio, più che la meta, e mi raccontavi di posti che non avevo mai visto ma che se dovessi vedere avrei quella benedetta sensazione di deja-vu, perché ho visto tutto, stando con te.
Mio piccolo signore, avevi ragione tu. Noi non siamo morti
Non è possibile morire vicino a te.

Non pensarmi mai, se non ridendo.
Addio.

settembre 26, 2010

22.24

Mi hanno detto che il mio blog è una cagata perché avere un blog serve a raccontare la propria vita e invece nei miei post non si capisce un cazzo. Ho risposto che appunto, il mio blog è un blog in piena regola, perché la mia vita è tutto un continuo non capire un cazzo. Mi hanno detto di farla finita di far la scema. Io ero seria, ma tanto non mi crede mai nessuno.
Comunque. Oggi post da blog serio; vediamo come me la cavo. (?)


Oggi è domenica ed è stato giorno di vendemmia.
Abbiamo fatto i dementi tutto il tempo, la maggior parte del lavoro l'han fatto gli altri perché per un'aracnofobica toccare i grappoli pieni di ragnatele non è proprio una cosa meravigliosa, ecco, però un po' ho aiutato. Ho riempito tre bigonce di bianco e due di nero, che equivalgono a tre/quattro piane, che a loro volta equivalgono a un decimo di vigna. Mi sa che quest'anno non sapremo dove cavolo mettere il vino.
Comunque, poi abbiamo mangiato il capretto in umido, e c'era un ragazzo che non sapeva cos'è il capretto in umido e ha chiesto 'Ma in umido perché è bagnato?' e tutti a ridere e alla fine ha capito che era col sughetto e se n'è mangiati due piatti, mentre io che il capretto non lo mangio mi sono mangiata l'insalata e un po' di stracchino, che m'han detto che son talmente bianca a furia di non mangiare carne che mi sto trasformando in uno stracchino vivente.
'Sempre meglio di un coglione vivente'. Forse sono stata acida.
Poi al pomeriggio mi sono fatta i compiti d'italiano, perché li avevo già fatti ma quel cazzo di coniglio mi ha smangiucchiato l'angolo della pagellina e ci sono tipo tre righe a cui manca la prima parola, quindi..
Merenda con una banana, e quindi annessi doppi sensi.
Poi sono tornata a casa, mi sono fatta la doccia e mi son messa a scrivere, anche se internet non va e quindi questo post che sto scrivendo alla sette e mezza verrà pubblicato chissà quanto tempo dopo -l'ora che metterò nel titolo, sicuro-.
Adesso mi metto a continuare qualche storia. Magari quella nuova, quella a cui tengo e per cui oggi son stata imbottita di domande, perché ne avevo accennato a mia cugina quando mi mancava il nome per la ragazza, e per cui son piena di appunti nel telefono perché la vigna mi fa venire sempre nuove idee -anche se non ho mai il portatile col documento, quindi non posso mai scrivere sull'onda dell'ispirazione-.
Arrivederci, lettori probabilmente inesistenti.
Arrivederci anche se, di conseguenza, non state leggendo.
Spero stiate facendo qualcosa di meglio, quindi, e che vi renda felici.

settembre 22, 2010

sfogo, parte uno.

Sono una stronza, e me ne rendo conto.
Una fottutissima stronza cogliona bastarda e senza morale, ma, cazzo, se io per staccare da 'sta merda di vita vado su internet e trovo

Quando l'amore è così forte che senza l'altro non si può continuare a vivere

con la foto di Vianello e la Mondaini e innumerevoli cuoricini, mi gira alquanto il cazzo.
E non è per loro, che io con quei due ci son cresciuta e lo so solo io, quanto mi è dispiaciuto sapere che sono morti, okay? Però sono i discorsi insulsi delle persone che mi irritano.
Gente che fino a due giorni fa la Mondaini non se la cagava neanche, non ci pensavano neanche al fatto che era morto l'amore della sua vita, quello con cui aveva costruito la sua storia parola per parola, punteggiatura per punteggiatura.
E ora?
Ora tutti dispiaciuti, come poco fa con Taricone che, cazzo, fino al giorno prima ritenevano l'imbecille del primo grande fratello, e poi? Tutti grandissimi Fan.
Ma andatevene a fanculo.
Che poi, cosa cazzo c'entra la citazione sopra? Che cazzo c'entra?!
Se muore la persona che ami, se davvero la ami devi morire anche tu? Ma stiamo scherzando?
Se muore la persona che ami, e se suddetta persona ti amava, tu devi farti forza, nascondere le occhiaie causate dall'ennesima notte insonne passata a piangere di lui che non c'è più col correttore, stamparti un sorriso su quella cazzo di bocca e alzare il culo ogni mattina, uscire e affrontare questa merda di mondo che non se ne frega un emerito cazzo se tu ti senti perso e sperduto e senza senso, okay?, ti attacca e basta.
Questo fanno le persone che perdono per sempre la persona che amano.
Quindi, dite quello che volete, riempite pure stile bombolone i social network di condoglianze e saluti e in bocca al lupo e quelcazzochevipare, ma non partorite simili frasi che vorrebbero essere romantiche ma che si rivelano essere semplicemente cazzate immani.
Detto questo, mi calmo e vado a letto.
Domattina devo farmi forza, usare l'ultimo goccio di correttore, stamparmi un sorriso su questa cazzo di bocca, alzare il culo e uscire ad affrontare il mondo.
Buonanotte.

settembre 19, 2010

disappear.

Succede sempre così: io dico qualcosa di sbagliato e la gente sparisce.
Oppure mi dimentico di dire qualcosa, e la gente sparisce.
Fatto sta che spariscono sempre tutti.

settembre 16, 2010

you hurt as always.

Ci sono persone che dopo anni continuano a fare male.
E adesso m'hai cercata e m'hai trovata, e non lo so se lo hai fatto per farmi male, o perché tu non ci pensi a certe cose, però fatto sta che sentirti, a me, fa male.
-e credo pure d'aver detto un po' troppe volte la parola 'male'-
E, insomma, mi sta venendo mal di stomaco e male ai polmoni e daje con 'sta parola.
Sei in grado di distruggermi come hai sempre fatto.
Sei quella parte di passato che avrei preferito seppellire per sempre ma che, porca miseria, spunta sempre, in un modo o nell'altro.
Esiste un antidoto?

settembre 12, 2010

Tonight we drink to youth.

Si torna a svegliarsi presto e andare a letto presto e fare tutto presto.
E domattina alle otto davanti scuola, perché si deve prendere i posti migliori, come al cinema, come a teatro, come a un concerto, come nella vita, e allora siamo giù un'ora prima, che prendiamo un caffè doppio, magari triplo, e poi sul ring a fare a pugni con questo schifo che è la vita, che ti dice che devi crescere a suon d'ingiustizie per abituarti a quelle che poi subirai una volta cresciuto.
Cresci
Non voglio crescere
Ma devi farlo
silenzio .

E domattina alle otto davanti a quell'orrido edificio blu con la nuova cartella nera e i capelli mezzi rossi, solo mezzi, perché sono cresciuta solo a metà, e il resto me lo tingo quando son cresciuta davvero -e spero il più tardi possibile-.
E domattina con i jeans chiari e la maglietta nera -ché il nero è il mio colore preferito- e le scarpe rosse -ché il rosso è il suo colore preferito-, e volevo pure mettermi un qualcosa di verde, per far capire che io un po' ci spero, nella possibilità che quest'anno sarà positivo, ma io di verde non compro mai niente e allora bona, chissenefrega.
E domattina con la tracolla nera e attaccato un vecchio mezzo cuore / portachiavi che neanche ricordavo d'avere, sperando che porti fortuna, e quel 'Pedro' comprato con i vecchi amici, 'te lo regalo io, però lo attacchi allo zaino, e ti giuro che ti porta fortuna', e alla prima che mi capita glielo faccio ingoiare, quel 'Pedro', gliel'ho già detto.
E domattina a scuola senza il pupazzo vinto alle corse dei cavalli grazie al mio cavallo che appunto si chiama Pedro, perché è troppo grande e la cartella dev'essere leggera come la mia testa, domani che a scuola voglio andarci senza troppi pensieri e senza troppe seghe mentali.
E domattina a scuola e vedere gli amici che vanno in una classe che non è la mia, e loro che vedranno me -forse- andare in una classe che non è la loro, e chissà cosa proveremo, tutti quanti, chissà se davvero è così doloroso come sembra.
E domattina si ricomincia con le solite ansie, e le notti insonni passate sui libri sperando almeno in un otto che puntualmente arriva o puntualmente diventa un sei e mezzo con la stronza di turno, e le mattine passate a cazzeggiare con quella compagna di banco che mi son scelta per la vita, e non solo per la scuola, oppure a litigare con i nuovi compagni o con i nuovi professori.
E domattina sarà domattina.
Stasera è stasera, e adesso basta parlare di domani.
Tanto, come diceva qualcuno, lo scopriremo solo vivendo.

settembre 11, 2010

Sillogismo. #1

Questo blog sta diventando un vero schifo.
Questo blog è fatto di quello che sono io.
Io sono un vero schifo.

Questi demotivanti sillogismi..

settembre 01, 2010

L'estate sta finendo.

Oggi è il primo di settembre, agosto se ne va e, sinceramente, non me ne frega un cazzo.
Mi dispiace, okay, non poter dormire tutti i giorni fino a tardi e non poter fare le ore piccole (il mio fegato invece è contento, ma guarda un po').
Però, hey, cioè, è normale.
E' per questo che il mondo è andato avanti senza rivoluzioni contro madre natura fino ad ora: perché tutto si sussegue, è tutto un perfetto equilibrio in cui tutto ha il suo tempo, tutto ha il suo spazio, tutto prima o poi torna, okay?
Tre mesi estate, tre mesi autunno, tre mesi inverno, tre mesi primavera e, ma guarda un po', di nuovo tre mesi estate.
Mi sono rotta, cavolo, di gente che piange perché l'estate sta finendo. E' normale, cazzo. E' normale.
Pensa te se invece non finisse mai. Sai che palle?
Sempre caldo, sempre giornate lunghe e notti brevi.
E invece finisce, viene l'inverno, con le sue cioccolate calde davanti al camino a cui do solo due sorsi perché poi inizia a farmi schifo, con i suoi sciarponi in cui nascondere il mento, i baci dati per scaldarsi, gli abbracci che non sono un appicicume, la gente che non puzza più di sudore, le nottate insonni passate rannicchiate sul davanzale avvolte in una coperta a guardare la luna e le stelle, e puoi farlo a lungo, perché il giorno se la prende comoda, d'inverno.
E poi di nuovo estate.
E poi di nuovo inverno.
E, in mezzo, primavera e autunno.
Quindi basta, okay?
Non è morto nessuno. E' tutto normale.
Tutto normale.
Almeno questo, almeno questo, è tutto normale.

agosto 29, 2010

Because of you.

I watched you die, I heard you cry every night in your sleep
I was so young, you should have known better than to lean on me
You never thought of anyone else, you just saw your pain
And now I cry in the middle of the night for the same damn things.

Erano mesi, che non sentivo di nuovo mia questa canzone.
Mesi, e non perché tutto filasse liscio, ma perché avevo trovato il modo di farmele scivolare addosso, queste parole d'odio che volano, sempre, continuamente, ogni giorno, ogni minuto, anche nel silenzio, perché volano, sempre, anche quando in realtà non lo fanno, perché basta uno sguardo e loro escono, senza che nessuno le abbia pronunciate.
Mesi che pensavo a me, che facevo l'egoista, che mi sentivo dare dell'egoista, perché è più facile, così; perché fa meno male, così; perché non sentivo, così.
E invece oggi fine della pacchia, perché oggi sento tutto, vedo tutto, mi faccio colpire da tutto.
E non vorrei, ma queste parole volano dall'uno all'altro e io sono qui, in mezzo, e le parole colpiscono anche me, e quell'antico senso di colpa torna, prepotente, perché non c'è più chi l'aveva scacciato.
Non lo so, non lo so più cosa devo fare.
Mi sono talmente abituata a non ascoltare, per qualche mese soltanto, che però è bastato a perdere il callo che c'avevo fatto in quindici anni, che adesso non so più cosa fare, cosa guardare, cosa pensare, cosa pensare.
E cerco, qui, in questa canzone, questa canzone mia, questa canzone che già m'aveva catturato, quando ero piccola, quando ancora non sapevo neanche cosa dicesse, ma già lo sentivo, da qualche parte, in qualche modo, che m'apparteneva, dicevo, cerco in questa canzone una risposta. Una qualsiasi. Una che magari non trovo da sola.

I cannot cry, because I know that's weakness in your eyes
I'm forced to fake a smile, a laugh everyday of my life
My heart can't possibly break when it wasn't even whole to start with


E' questo? ...fingere?

Ma porca paletta.

Con tutta 'sta gente che esprime pareri contrastanti -ma di brutto- su di me, inizio a chiedermi se magari io vivo lontano da me stessa, e non mi vedo e non mi sento e non mi capisco; non so se mi spiego.
Cioè, cacchio, tu mi vieni a dire che sono una persona socievole quando, tendenzialmente, ho così paura di fare figure di merda con le persone che per le prime due/tre volte passo pure per rimbambita perché arrossisco per ogni cacchiata e non faccio frasi più lunghe della classica costruzione ' soggetto - verbo - complemento oggetto - massì, mettiamoci pure un complemento di specificazione '. Poi mi apro, divento la classica demente -cacchio, cioè, due frasi e mi sono offesa in venti modi diversi. all'anima, mi voglio bene, vè?- che ride sempre, sdrammatizza su tutto, fa battute, e tu mi vieni a dire che ho tendenze sociofobiche.
Voglio dire, o tu mi stai prendendo per il culo, oppure son io che ti ci mando a te, a prendertela nel culo, eccheccavolo.
Poi, capperi, e non posso far niente che TAC!, etichetta.
Tiro fuori un libro dalla mia giga-borsa perennemente vuota, e io allora sono una ragazzina studiosa che non fa nient'altro che leggere.
Mi vesto di nero, perché mi gira, e allora son dark.
Mi faccio la frangia di lato, e allora sono emo.
..Ma cazzi tuoi?
Che poi, se io sono a un matrimonio con mamma e babbo, e uno mi dice "Sei uguale al tu' babbo", e un secondo dopo vado a prendermi l'aperitivo e l'altra salta su "Sei uguale a tua mamma", e poi se ne esce il vecchio amico di famiglia "Ma pporca miseria, sei uguale alla tu' nonna". E cazzo, decidetevi, mi state facendo venire una crisi d'identità, orco Shrek.
"Ma tu mi pare bevi un po' troppi caffè". Sì, e allora? Ti cambia la vita? Al massimo mi viene un infarto, capirai.
"Ma come mai tu sei qui e non sei in giro per ragazzi?". Perché i ragazzi mi stanno facendo venir la gastrite, tra tutti. E quello che mi ama, e poi non è vero e voleva solo una cosa e io non gliel'ho data e s'è messo con 'na vacca -ma stacci, con la vacca. cioè, voglio dire, cazzi tuoi-, e quello che non c'è, ché è lontano, e me lo devo dimenticare e prima o poi ce la faccio, me lo son promesso, e quello che mi fa le dichiarazioni ma per me è un fratello e mi sento 'na merda. E poi, no, per dire, te lo dico anche a te, cazzi tuoi?
"Oh, tu sei tutta rossa! Sei timida?" No, arrossisco perché mi voglio mimetizzare tra i gamberoni.
"Ma gguarda hom'è bellina, s'è fatta proprio bella!" ..no, okay, questo è un complimento. Anche se il ' s'è fatta proprio bellina ' potrebbe essere inteso come ' prima non lo eri '. Mi sa che è per quello che l'ho guardato male. Boh.
E poi "Ma hai i capelli neri?" Eh, direi, bionda di certo non sono. "Ma.. hai gli occhi azzurri! Cioè, con i capelli neri?" No, no, ti sbagli. E' che è buio, no? Cioè. "Ma che pelle bianche tu c'hai" E' per abbronzarmi meglio (?).
Sì, okay, odio i matrimoni.
E odio la gente che mi mette al centro di una stanza e comincia a parlare di me, perché poi tutti mi guardano e mi prende l'ansia e divento rossa e non sento più niente e devo scappare in un angolino e giù, vai, trinca, beva'. Tanto poi sui tacchi che m'han costretto a mettermi ci devo camminare io.
E sì, soprattutto odio me.
Soprattutto quando bevo troppo, perché divento acida stronza cinica e m'incazzo col mondo, per qualsiasi cosa.
*leggere sopra per conferma .___.*




Sì, stasera ho lo scazzo. Forgive me.

Semplice e concisa.

Chi dice che chi fa da sé fa per tre, che l'essere umano sta bene anche da solo, e tutte 'ste grandissime cazzate, non ha mai capito un cazzo. Punto.
O forse sono io che non ho ancora capito un cazzo.

..eh, mi sa che è più probabile la seconda.

agosto 26, 2010

fuck you #1

Mi fanno ridere, ma ridere davvero, quei ragazzi che quando capiscono che non gliela dai ti lasciano con la scusa del ' Non sono pronto per una relazione seria ', fortemente convinti che noi siamo idiote quanto loro e non c'arriviamo, che è solo perché non gliela dai, no?, e poi il giorno dopo stanno con la troia di turno che sì, gliela dà, ma mica solo a loro.
Eh eh, cosa volevi ciccio? La troia seria?
Ma va' a cagare, vai.

agosto 24, 2010

Time passes by.

Succede così.
Tu ti fermi e, improvvisamente, realizzi che il tempo passa.
E, voglio dire, non è che sei stupido, non è che non l'hai mai saputo prima, perché, insomma, a nonna sono spuntati i capelli bianchi e tu hai festeggiato tanti compleanni e sei già in terza liceo -più o meno- e, voglio dire, che il tempo passa lo sanno tutti. Però, un conto è saperlo, e un conto è capirlo.
Io non l'ho mai capito prima.
Io mi sono fermata, stasera, e ho visto che parlavo di cose da grandi, e che gli alcolici me li vendono, e che lui è tanto che ormai non c'è più, e che ho l'età per la moto, e che zia mi dice se posso fare da baby-sitter alla bimba, e che al bar m'han dato del lei e m'han chiamato signora, e che alla gelateria se chiedi il puffo ti danno della scema, e che nonna, tornata a casa, mi ha detto che se fumo non c'è niente di male, che ormai sono grande, e allora, cazzo, il tempo passa davvero.
Ma, la domanda è, solo io ho paura?
A voi non mette ansia, questa cosa del tempo che passa?
Cioè, passa. Ti rendi conto? Passa, e non si ferma, non ti aspetta.
Capirlo, ma capirlo davvero, è stata una doccia fredda.
La bambina che ho dentro è paralizzata dalla paura.
Il tempo che passa è il mio uomo nero, che poi non mi ha mai fatto paura.
Ma il tempo sì. Il tempo mi fa paura.
Io ho paura.

agosto 23, 2010

qualche cosa di perfetto che poi è cambiato.

Voglio uno di quegli amori che non finisce mai, ma se mai dovesse finire mi piacerebbe che fosse lentamente e senza motivo.
E ci accorgeremo che è tutto finito, che stare insieme è inutile, ma non sapremo come dircelo, e allora continueremo a stare insieme finché uno dei due -lui, non io, sicuramente- non troverà il coraggio di liberarsi dell'amaro in bocca, del passato, del nostro amore perfetto ma finito, così, senza che sia colpa di nessuno. E allora senza piangere, impassibili solo all'esterno, perché dentro ci sentiremo morire, perché la nostra anima sarà gelata, perché troppo orgogliosi per far vedere che alla fine stare insieme ci piaceva, almeno un po', un pochino soltanto, e dicevo, con questa maschera d'indifferenza ci diremo che tutto è finito, tra di noi, e magari io chiederò anche 'Dai, aspettiamo, anche poco, anche solo un minuto, perché?' e lui dirà che è inutile, che lo so anche io, e io dirò che è vero, che lo so anche io, e allora ciao.
Però, ecco, farà male, ma voglio che sia così.
Voglio che non sia colpa sua, e che non sia colpa mia.
Voglio che sia così e basta.

agosto 19, 2010

Cit.

Così, d'improvviso, Novecento divenne orfano per la seconda volta. Aveva otto anni e si era già fatto indietro dall'Europa all'America una cinquantina di volte.
L'Oceano era casa sua. E quanto alla terra, be', non ci aveva mai messo piede. L'aveva vista, dai porti, certo. Ma sceso, mai. Il fatto è che Danny aveva paura che glielo portassero via, con qualche storia di documenti e visti e cose del genere. Così Novecento rimaneva a bordo, sempre, e poi a un certo punto si ripartiva. A voler essere precisi, Novecento nemmeno esisteva, per il mondo: non c'era città, parrocchia, ospedale, galera, squadra di baseball che avesse scritto da qualche parte il suo nome. Non aveva patria, non aveva data di nascita, non aveva famiglia.
Aveva otto anni: ma ufficialmente non era mai nato.
"Non potrà continuare a lungo questa storia" dicevano ogni tanto a Danny. "Oltre tutto è anche contro la legge". Ma Danny aveva una risposta che non faceva una piega: "In culo alla legge" diceva. Non è che si potesse discutere gran che, con quella partenza.
Quando arrivarono a Southampton, alla fine del viaggio in cui Danny morì, il capitano decise che era ora di farla finita con quella recita. Chiamò le autorità portuali e disse al suo vice che gli andasse a prendere Novecento.
Be', non lo trovò mai.
Lo cercarono per tutta la nave, per due giorni. Niente. Era sparito.
Non andava giù a nessuno, quella storia, perché insomma, lì sul Virginian, si erano abituati a quel ragazzino, e nessuno osava dirlo, ma.. ci vuole poco a buttarsi giù dalla murata e.. poi il mare fa quello che vuole, e.. Così c'avevano la morte nel cuore quando ventidue giorni dopo ripartirono per Rio de Janeiro, senza che Novecento fosse tornato, o che si fosse saputo qualcosa di lui.Stelle filanti e sirene e fuochi d'artificio, alla partenza, come tutte le volte, ma era diverso, quella volta, stavano per perdere Novecento, ed era per sempre, qualcosa gli rosicchiava il sorriso, a tutti, e gli mordeva dentro.
La seconda notte di viaggio, che non si vedevano nemmeno più le luci della costa irlandese, Barry, il nostromo, entrò come un pazzo nella cabina del comandante, svegliandolo e dicendogli che doveva assolutamente venire a vedere. Il comandante bestemmiò, ma poi andò.
Salone da ballo della prima classe.
Luci spente.
Gente in pigiama, in piedi, all'ingresso. Passeggeri usciti dalla cabina.
E poi marinai, e tre tutti neri saliti dalla sala macchine, e anche Truman, il marconista.
Tutti in silenzio, a guardare.
Novecento.
Stava seduto sul seggiolino del pianoforte, con le gambe che penzolavano giù, non toccavano nemmeno per terra.
E,
com'è vero Iddio,
stava suonando.


Suonava non so che diavolo di musica, ma piccola e.. bella. Non c'era trucco, era proprio lui, a suonare, le sue mani, su quei tasti, dio sa come. E bisognava sentire cosa gli veniva fuori. C'era una signora, in vestaglia, rosa, e certe pinzette nei capelli.. una piena di soldi, per capirsi, la moglie americana di un assicuratore. Be', aveva dei lacrimoni così che le scendevano sulla crema da notte, guardava e piangeve, non la smetteva più. Quando si trovò il comandante di fianco, bollito dalla sorpresa, lui, letteralmente bollito, quando se lo trovò di fianco, tirò su col naso, la riccona dico, tirò su col naso e indicando il pianoforte gli chiese:
"Come si chiama?".
"Novecento."
"Non la canzone, il bambino."
"Novecento."
"Come la canzone?"
Era quel genere di concersazione che un comandante di marina non può sostenere più di quattro cinque battute. Soprattutto quando ha appena scoperto che un bambino che credeva morto non solo era vivo ma, nel frattempo, aveva anche imparato a suonare il pianoforte. Piantò la riccona lì dov'era, con le sue lacrime e tutto il resto, e attraversò a passi decisi il salone: pantaloni del pigiama e giacca della divisa non abbottonata. Si fermò solo quando arrivò al pianoforte. Avrebbe voluto dire molte cose, in quel momento, e tra le altre "Dove cazzo hai imparato?", o anche "Dove diavolo ti eri nascosto?". Però, come tanti uomini abituati a vivere in divisa, aveva finito per pensare, anche, in divisa. Così quel che disse fu:
"Novecento, tutto questo è assolutamente contrario al regolamento".
Novecento smise di suonare. Era un ragazzino di poche parole e di grandi capacità di apprendimento. Guardò con dolcezza il comandante e disse:
"In culo il regolamento".


- "Novecento", Alessandro Baricco.
(follemente innamorata di Alessandro Baricco e di Novento, libro e personaggio)