Ci si aggrappa alle piccole cose per non vedere che il resto fa completamente schifo ed è completamente fuori controllo, questa è la verità.
Si cerca di far scorrere le parole nel modo giusto ed armonico, le proprie e quelle degli altri, per non dover andare a indagare nel contenuto.
Si ammira la superficie del fiume per non dover affrontare i sassi che scalpitano sul fondo.
Un po' come quando senti le persone parlare, e tu vorresti gridare 'Basta, basta, state zitti, non capite? Non capite che non m'importa, non m'importa, e voi potete parlare quanto volete, ma io non voglio sentire, mi voglio fermare qui, silenzio, io mi fermo qui, che il mondo vada avanti senza di me', ma tutto quello che dici è 'Avessero'. 'Eh?'. 'Congiuntivo, avessero, non avrebbero'.
Ed è sempre così, no?, ché uno avrebbe tante cose da dire, e importanti, pure, ma non si riesce mai a dirle, e allora si guarda il sole che riflette sulla superficie dell'acqua e ci s'illude che il fondale sia un frutteto in fiore, e invece è uno schifo fatto di sassi e alghe.
E magari non si dovrebbe neanche piangere a pensare queste cose, ma non viene la rabbia e la tristezza a pensare che dentro c'è un marciume, anche se non lo si vuole vedere?
'Bello il fiume!'. 'Il fondale fa schifo'. 'Mannò, cosa dici! E' meraviglioso'.
E' meraviglioso perché tu non lo vedi, il fondale.
E comunque insomma tutto questo per dire che scappare non serve a niente, che se correggi un congiuntivo non è che le parole faccian meno male, è solo che suonano meglio.
E che se sorridi e ridi e scherzi e fai finta che tutto vada bene, non è che magicamente tutto si risolva e tu smetterai di sentire quel cazzo di male al petto e improvvisamente non piangerai più come una disperata tutte le notti; semplicemente non avrai il peso del 'Come stai oggi?'.
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