gennaio 27, 2011

You're just too good to be true, can't keep my eyes off you.
You feel like Heaven to touch, I wanna hold you so much...
[...] Pardon the way that I stare: there's nothing else to compare.
The sight of you makes me weak, there are no words left to speak.
But if you feel like I feel, please let me know that it's real.
[...] I love you, baby, and it is quite all right.
I need you, baby, to warm the lonely nights.
[...] Now that I found you, stay and let me love you, baby.
Let me love you.


Che poi cantata dai Muse mi piace di più, e ascoltata prima d'andare a letto mi confonde emotivamente, perché il testo m'intristisce e la musica, quella parte strumentale che parte a 1.07, mi carica in un modo allucinante, che dietro agli strumenti c'è un "Non mollare, starai bene, starai bene, farà tutto meno schifo, ma tu tieni duro. Keep holdin' on".
E chi sa dire no a Matt Bellamy, chiedo io?
Eh. Ottima domanda.

gennaio 24, 2011

Ma io stavo solo pensando che forse si è belli perché si ha qualcosa negli occhi che brilla, che sia felicità o un dolore profondo dentro cui si potrebbe annegare, perdersi.
E stavo pensando anche che forse non si è cattivi perché si fanno cose sbagliate, che fanno male agli altri, consapevoli di star facendo danni, ma si è cattivi quando non si riesce a sentire, dentro al petto, anche solo un po' del dolore che stiamo infliggendo. Il male è mancanza di empatia, e non so perché ma questa frase mi risuona in testa con un'altra voce, e non so se è un ricordo o chissàchediavolo.
Magari, poi, si è puri non perché la nostra anima non s'è mai sporcata, ma perché si è nati fatti in un modo che anche le macchie d'olio vengono via come niente. Neanche il grasso che fa venire i capelli dritti a mamma quando s'attacca ai miei vestiti può macchiare quell'anima, e questo vuol dire essere puri. Io non credo d'esserlo.
Pensavo che forse quando sento il bisogno di scrivere non è perché ho qualcosa da dire, ma perché ho da dire qualcosa. Non so in quanti possano notare la differenza. Per me, è alquanto palese.
Pensavo anche a quante cose appaiano a me in un modo e agli altri incredibilmente distorte, ma per loro è normale così, e pertanto mi domandavo se alla fine in rosso è davvero rosso, o se quello che io chiamo rosso -e che tutti chiamiamo rosso- non è che il verde di qualcun altro, e il blu di qualcun altro ancora. Magari noi diciamo tutti che le chiome degli alberi sono verdi, ma uno le vede rosse, uno blu, uno nere e uno grigio scuro, e quello è, per tutti, il verde.
Stavo pensando se esiste qualcuno che veda le aure delle persone, e mi piacerebbe tanto sapere chi è per non dovermi avvicinare mai a lui, così che non veda la mia, che in qualche modo la cosa della purezza in questi giorni mi sta facendo sentire una disadattata.
E, tra le altre cose, pensavo se, inconsciamente, io non abbia evitato di raccontare a tutti quel che è successo appositamente per poter, in momenti come questo, ripetere a me stessa che magari niente è successo sul serio, ed io sono solo una psicotica che per soddisfare chissà quale primordiale bisogno s'è inventata, nella sua mente, una storiella così verosimile che quasi quasi se n'è convinta, ma in realtà niente è reale, niente è successo davvero, e io son qui che soffoco per niente, e allora cosa soffoco a fare?
E chiedevo, poi, a me stessa: fondamentalmente, queste cose, le stai pensando perché...?

gennaio 23, 2011


Ritrovarsi in una domenica pomeriggio di gennaio con il mal di pancia e il vomito che sale su e si ferma un po' in gola, come a dirmi “Mi senti? Son vomito, non bile. Magari vediamo se impari la differenza”.
-Che poi, Signor Vomito, io la differenza la conosco. Gli altri no, quindi spesso uno per l'uno il nome dell'altro per farmi capire.-
E comunque, fatto sta che ho 'sto vomito un po' offeso che fa su e giù, s'affaccia sull'epiglottide e quasi quasi volevo proporgli di buttarsi dall'altra parte, per andare a finire nei polmoni, ché dicono tutti che così si muore, e l'epiglottide ogni volta che ingoio qualcosa la odio sempre di più.
Son seduta qui, e fino a poco fa leggevo un libro, ma ora mi son rotta, ché poi quel libro non è tutto 'sto gran che, e all'improvviso m'è venuta voglia di scrivere, chissà cosa, chissà perché.
Di lui nell'ultimo periodo non parlo più, nemmeno con me stessa, sento che non è giusto, e di storie in testa non ne ho più, il che è strano, per me, che in genere qualsiasi cosa accada mi fa venire in mente due persone che esistono solo nella mia testa, e all'occorrenza ne invento, e tutto quel che devo fare è poi andare a casa e scrivere di loro, e non è una cosa per cui io debba sforzarmi, che se non è uno è l'altro, e in ogni caso, anche quando penso a me, penso anche a persone e personalità da plasmare, in qualche modo, su un foglio bianco; e invece adesso niente, non ho più niente in testa. Mi sembra d'esser un sacco di iuta, vuoto. E il periodo in cui mi sentivo così lo ricordo tanto bene che ho una paura fottuta, ma ormai la paura non la sento più. Un po' come quando piove da un mese e non ti stai neanche a premurare di fare una smorfia prima d'aprire l'ombrello quando esci da casa.
Son qui seduta con la testa vuota, e da un lato ammetto che dovrei essere contenta -non che il vomito aiuti-, ma dall'altro io so, perché lo so, che non è un bene. Insomma, ho sempre la testa invasa da pensieri, tanto che spesso non riesco neanche a mantenere il filo, tant'è che mi dimentico quello che volevo dire, perdendomi in digressioni di gran lunga maggiori di quelle manzoniane, oppure come quando d'improvviso un pensiero mi colpisce, e inizia con lunghe parole che mi fan perdere per la strada, e finiscono così con immagini, sensazioni.
Quindi niente. All'inizio, in uno dei primi post, ho scritto che mi piacerebbe istallare in testa un semaforo da far diventare rosso per un po', in modo che i pensieri smettessero di vorticare furiosi per la mia testa, e ora che sembra il mio desiderio sia stato esaudito mi sento così strana che non riesco a gustarmi il momento.
Mi piacerebbe, da un lato, parlare con qualcuno. Dall'altro, temo che questo possa farmi tornare nel vortice di panico in cui sono finita neanche due settimane fa, quando anche dormire, per qualche giorno, è stato impossibile, con le grida che impedivano di dormire anche a mamma, per esempio.
E comunque il discorso sta principalmente nel fatto che anche volendo le parole non ci sono. Anche se chiamassi qualcuno, come intavolerei il discorso? Non mi vengono neanche in mente ipotesi sarcastiche.
Poi forse è meglio così, in ogni caso. Prima di parlarne con qualcuno, dovrei riuscire a pensarci. Finché non ci riuscirò, niente amichevole conversazione con qualsivoglia persona.


Oibò. Nulla, via.
Torno a dedicarmi al Signor Vomito. Magari lo convinco a tornarsene buono buono nello stomaco, o a superare quella maledetta epiglottide per raggiungere l'aria aperta. Forse gli farà bene.
Per quanto riguarda me, la faccenda non è piacevole in nessuno dei due casi.

E comunque, sto seriamente prendendo in considerazione l'idea d'iniziare a tenere un diario cartaceo.
Niente, pensavo che sarebbe stato molto più figo se fossi nata panda.

gennaio 17, 2011

Sono stufa di essere troppo stanca per fare qualsiasi cosa, anche per dormire, e sorprendermi a fissare il vuoto.

Chi viene in vacanza con me? Molto all'Hakuna Matata.

Ricordi? Sbocciavan le viole.

Ma come fan presto, amore, ad appassire le rose.

gennaio 16, 2011

Abbiamo sempre saputo che ce ne saremmo andati da questo posto di merda, ché non è che il mondo, tutto il mondo, faccia schifo, ma questo posto un po' sì, però non sapevamo né quando né come.
Pensavo che quantomeno lui l'hai fatto prima del previsto, tutto qui.

Hope you're fine, honey.
Ieri sera mamma ha provato a parlarmi, e sinceramente dopo l'altra sera me l'aspettavo. Il fatto è che lei fa un passo avanti e io due indietro, e alla fine, alla sua domanda senza vie di fuga, ho risposto con un "Buonanotte mamma". Le ho baciato la guancia e sono andata a letto.
Sì, che la conversazione non posso rimandarla per sempre lo so pure io.
Ma non sono ancora pronta.
Che, a questo punto, la domanda è: lo sarò, prima o poi?

Never be the same - Red.

I know you, who are you now?
Look into my eyes if you can't remember.
Do you remember?
Oh, I can see, I can still find You're the only voice my heart can recognize,
but I can't hear you now, yeah.
I'll never be the same.
I'm caught inside the memories,
the promises are yesterdays and I belong to you.
I just can't walk away 'cause after loving you I can never be the same.
And how can I pretend I've never known you like it was all a dream?
No, I know I'll never forget the way I always felt with you beside me
and how you loved me then, yeah.
You led me here,
then I watched you disappear.
You left this emptiness inside and I can't turn back time.
No, stay!
Nothing compares to you.
Nothing compares to you.
I can't let you go, can't let you go.
I can't let go.
I'll never be the same,
not after loving you,
not after loving you, no.
I can never be the same.
I will never be the same.
I just can't walk away.
No, I can't walk away from you.






Credo di non aver mai messo il testo di una canzone qui.
Son giorni che non riesco a scrivere niente, neanche una virgola, neanche qui, dove generalmente mi rifugio quando non riesco a scrivere né di noi due né di persone che noi due non lo saranno mai neanche volendo.
La musica è attualmente l'unico modo che ho per esprimermi, in questi giorni in cui tutto quel che tengo dentro esplode in sogni che mi fan svegliare nel cuore della notte abbracciata a Reginald.
E poi, dai, a parte questo momento molto emo, 'sta canzone dà un po' di tono al tutto.
Credo sia la cosa più bella che sia stata scritta qui sopra, no?
"Tante coccole e amore" [cit.]

gennaio 10, 2011

Battibeccare con una bambina di nove anni.

-Ce l'hai una penna che non ho voglia d'alzarmi a prendere la mia?
*Le passo una Bic nera*
-La voglio blu!
*Riprendo la Bic e gliene passo una blu*
-E anche una penna rossa.
-E poi? Una fetta di culo col limone?!
-No, però, se ce l'hai, una fetta di torta al cioccolato la prendo volentieri, grazie.
*Le passo una penna rossa*.

gennaio 09, 2011

Spiegare inglese a una bambina di nove anni.

-Cosa devo fare qui?
-C'è scritto che devi guardare la tabella e completare il testo *le traduco tutto e glielo spiego*.
-E' una cavolata!
*Due minuti dopo*
-E' UN CASINO!

E io dovrei ancora studiare storia, tra parentesi.

Chi vuol capire capisca, oh.

Mettiamo in chiaro una cosa una volta per tutte:
Io non mi reputo una scrittrice, non credo averne neanche la stoffa, e non è falsa modestia, io davvero non credo d'essere tutto questo genio. Rileggo ciò che scrivo e mi sembra sempre di non averlo fatto bene, quindi no, non ho chissà quali manie d'onnipotenza. Son fissata coi congiuntivi, quello sì, ma da qui a scriver bene ce ne vuole, eh. Abuso delle virgole e dei punti e virgola e, come dice la mia prof, scrivo frasi troppo complicate che spesso portano a non capire niente di ciò che volevo dire.
Quindi, cortesemente, piantiamola coi commenti sulla mia scrittura.
Grazie,
La direzione.


Detto questo, "La direzione" torna a studiare quella cazzo di storia maledetta che mi sta pure sul culo, soprattutto ora che si sta facendo il Cristianesimo. Quasi quasi cerco "Cristianesimo" su Nonciclopedia e studio quello, ché alla fine, voglio dire, 'sti cazzi.

gennaio 08, 2011

Ma la gente prima di sparare stronzate ci ragiona?
Per sapere.
Anche perché tanto a fanculo ce la mando lo stesso, ma se lo sapessi potrei dosare meglio la convinzione che ci metto.

Detto ciuò, torno a fare i compiti, cià.

gennaio 07, 2011

Ho deciso di far scorrere le dita sulla tastiera senza neanche pensarci poi tanto, ché ne ho bisogno e adesso che è diventato un bisogno fisico non posso più ignorarlo.
Lui mi manca, e okay. Mi sono rotta le palle anche da sola di sentire 'ste parole rimbombarmi nel cervello.
L'altro lui vorrei vederlo con la elle maiuscola, ma non ce la faccio.
Di me posso solo dire che dovrei imparare a volermi bene almeno un po', dal momento che non posso continuare a rimpinzarmi nei momenti di depressione e a non mangiare per compensare il rimpinzamento. Non è normale e non è salutare. E soprattutto non è producente.
Quindi niente.
Anche volendo le parole non escono, non riesco a spiegare il disastro che ho dentro, come quando sfai i puzzle e ti passa la voglia di rifarli. Mi sento un puzzle tutto sottosopra con parecchi pezzi mancanti e pezzi di altri puzzle che vorrei tanto far combaciare ma purtroppo non si può.
Mi sento come una galleria in fase di costruzione, quando è un buco scavato nel monte con tutta la terra che viene giù e bisogna stare attenti a non urlare per non far crollare tutto e mandare i lavori a puttane. -quindi insomma, non fate troppo rumore, quando arrivate e quando ve ne andare; mica si può sapere se qui crolla tutto definitivamente.
Mi sento come se stessi correndo da anni senza fermarmi mai per non arrivare. Non sono neanche a metà strada. Mi sento come una bolla di sapone che si sta pericolosamente avvicinando all'asfalto, ed io ci provo a soffiarmi verso l'alto -e non sono neanche la sola-, ma mi sposto solo in orizzontale: ancora poco e scoppio.

Forse l'ho spiegato. Per metafore, come mio solito, ma forse l'ho spiegato.
Speriamo d'aver ritrovato la forza di scrivere, con questo post.
Senza dubbio ho ritrovato l'incazzatura che mi sale vedendomi così.


Son patetica. Minchia se son patetica.

gennaio 04, 2011

Mi faccio schifo da sola e non c'è niente da fare.
E comunque buon natale, buon anno, buona epifania, buon san valentino e già che ci siamo pure buona pasqua.

gennaio 03, 2011

Abbiamo semplicemente modi diversi di reagire alla cosa, che si manifestano nelle piccole cose.
Io non sono uscita per tre mesi; loro non sono praticamente mai tornati a casa.
Io mi sono iscritta a facebook; loro hanno cancellato i loro profili.
Io mi sono iscritta a twitter; loro hanno smesso di entrarci.
Io ho cambiato numero di cellulare; loro hanno sempre lo stesso.
Io ho iniziato ad avere rapporti altalenanti col cibo -e mangio troppo e non mangio mai-; loro a mezzogiorno e alle otto devono essere a casa a pranzare e a cenare.
Io ho smesso di frequentarli; loro tutti i santi giorni si vedono al solito posto.
Io non parlo mai di lui, neanche dico il suo nome, e se lo sento mi vien da piangere e vado via; loro son sempre lì che parlan di lui. (e alla fine è per quello che li evito; e via).

Modi diversi, stesso dolore.