aprile 10, 2013

Gn.

Ho questa sorta di male di vivere generalizzato che si traduce in mal di testa e perenne nausea che, tra l'altro, mi ha riportata indietro alla persona che ero prima - prima di te, di loro, di voi, della smania per l'oro nero e della quinta di reggiseno.
Il pomeriggio arrivo a casa e faccio i compiti, cosa che generalmente faccio giusto il giorno prima della ritira dei quaderni o di interrogazioni/verifiche/domani je gira er cazzo. Non so, stamattina ho scritto una quindicina di righe mentre interrogava di fisica (nell'ultimo anno e mezzo, un po' per la tendinite e un po' per le varie fave, scrivevo solo a computer), sono tre giorni che in classe seguo le lezioni e prendo appunti (di altre materie eccetto matematica e fisica, cosa che non facevo da anni), ho riletto l'antologia di Spoon River e non dimentico più le luci accese.
Credo che questa tristezza che mi è presa da qualche mese - da quando ho involontariamente detto addio per sempre alla mia vita sociale, suppongo - si sia pian piano tramutata nella necessità di riempire piccoli vuoti. Se a riempirli non ci può essere L., che ci sia lo studio, poco importa. Tra l'altro di letteratura stiamo facendo Foscolo ed io tipo lo amo, sarà perché Napoleone m'è sempre stato un po' sul cazzo oppure perché lui è lontano da casa ed io non so, a casa ci sto tutti i giorni dall'una e mezza alle sette e mezza della mattina dopo, però un po' esule mi sento - qui sarebbe bello se l'italiano avesse la stessa sensibilità dell'inglese di distinguere tra la casa vera e il mero edificio, a me manca qualcosa che qui non trovo, devo andar via.

E niente, il problema è quando, la sera, finiscono le cose da fare ed io non so più come tenermi impegnata e allora fumo tante sigarette e bevo un sacco di caffè e the alla vaniglia e non posso fare a meno di pensare che, alla fine, questo male alle ossa e questo vizio di dormire stringendo così tanto i denti da aver dolore per le prime quattro ore successive al risveglio potrebbero benissimo scomparire se un giorno, improvvisamente, qualcuno si decidesse a restare. Almeno un po' più a lungo.

aprile 02, 2013

Questo lo dico perché l'unico computer che posso utilizzare al momento fa cagare:

Nella sezione "You can find me" - a destra da computer e da qualche altra parte da cellulare - l'URL di Tumblr è sbagliato, perché l'ho cambiato mesi fa e ora volevo correggere, ma non posso, dunque in caso v'interessasse è questo qui.
Ah, tra l'altro Formspring sta per essere eliminato forevah e io ho aperto un account su ask.fm che, sempre in caso ci fosse qualche buon'anima interessata a chiedermi qualsiasi cosa, è this one.
Detto ciò, vado a letto e penserò tutta la notte a qualcuno a cui rubare il computer due fottuti minuti per rimediare alla cosa ed eliminare questo post.
Adieu.

aprile 01, 2013

Volevo solo dire che-

Allora, first of all ho notato che le mie frasi iniziano sempre con "Volevo solo dire/far notare/sottolineare/puntualizzare che-". Che cosa oscena.
No, sul serio, cristiddio, sono terribilmente banale e scontata e boh, fuck this shit.

Poi.
*rullo di tamburi*
Tipo due anni fa ero a Bologna - fino a quest'estate ci andavo spessissimo - e sono entrata, come di consueto, alla Feltrinelli (piccola nota: prima che aprissero quel concentrato di meraviglia che sono le Terrazze a Spezia, qui vicino la Feltrinelli non c'era. Avevamo, come mero surrogato, la Giunti, che neanche a dirlo non ha mai 'na sega). Girovagando per gli scaffali ho visto Next di Baricco, unico suo libro di cui ancora non ero in possesso.
L'ho afferrato al volo, per non rischiare una di quelle scene da film in cui arriva un bel fanciullo che ci mette le mani sopra e BUM!, scoppia l'ammòre. Scoppia l'amore una sega, toccatemi Baricco e siete morti.
Dunque, dicevo, ero lì che vomitavo arcobaleni quando improvvisamente mi sono ricordata di aver speso i miei ultimi averi per due caffè doppi - quel giorno mi girava particolarmente il cazzo.
Okay, niente panico, ho pensato. Ora vai a casa, ti fai dare cinque euro e domani torni a prenderlo. 
Un piano perfetto, neanche il buon vecchio Horatio Nelson avrebbe potuto pensare di meglio, se non che il giorno dopo il libro era scomparso. Andato. Perduto.
Nutro ancora un grande risentimento verso la faccia da culo che me l'ha soffiato.
Ho passato gli ultimi due anni a cercare disperatamente quel libro nella mia zona - Scusi, per favore, può ripetere? Com'è possibile che non possiate neanche ordinarlo?! MA LO FATE IL VOSTRO LAVORO O SIETE SOLO QUI A RUBARE SOLDI ALLO STATO? - e a pregare chiunque andasse in una big city di guardare se per caso riusciva a trovarlo; ovviamente invano.
Ora, voi direte, okay, ma a noi?
A voi.
Eh, a voi.
Tre giorni fa sono andata alle Terrazze con delle persone carinissime e obviously analfabete che mi hanno detto "Se vuoi entrare alla Feltrinelli okay ma veloce, noi ti aspettiamo qui fuori".
FUCK THE POLICE, ho fatto il mio bel giro, mi sono ripromessa di tornare a comprare Lolita di Nabokov perché la mia copia è stata prestata dalla mia adorabile madre a qualcuno (who knows? Lei non ricorda) che non si è mai premurato di restituirla, e SBANG.
Next.
N e x t.
Era lì, bellissimo, tra 'Oceano mare' e 'Questa storia'.
Costava cinque euro e cinquanta. E IO L'HO PRESO.
Ebbene sì, signori, sono ufficialmente in possesso di quel benedetto libro, ALLA FACCIA DELLO STRONZO CHE ME L'HA FOTTUTO A BOLOGNA.

E niente, ho mandato messaggi di gioia (privi di senso, ovviamente) a tutti i miei conoscenti. che hanno tutti compreso, chissà come, e si sono congratulati con me per la titanica botta di culo.
Esultate con me anche voi, dai, non fate gli gnorri.