marzo 30, 2011

Crepuscoli verdastri sul mare blu che nelle foto sembra quasi amaranto.

Potresti per favore stare un po' qui, accanto a me, giusto un pochino, non chiedo tanto, cinque minuti, e con la tua cassa toracica scaldarmi la pelle, così da far entrare il calore dentro? Ho i polmoni freddi (potrebbero bloccarsi, che dici?), faccio fatica a respirare, abbracciami un po'. Potresti per favore dirmi qualcosa sul mio sorriso, qualsiasi cosa, giusto per farmi capire che lo guardi, ogni tanto? Mi andrebbe bene anche un "Quando sorridi hai la bocca storta", che un po' è vero perché sollevo più il lato destro di quello sinistro, ma non è questo il punto, perché io non sorrido mai sul serio, solo ogni tanto, vorrei che tu te ne accorgessi e notassi la differenza. Potresti per favore avvicinarti un po', anche più di un po'? Ho voglia di sentire il tuo profumo, mi piacerebbe poterlo ricordare stasera, associare al tuo odore un'immagine e magari un suono, e collegarlo una canzone che ascolterò solo per sentire la tua pelle nelle mie narici, sarebbe bello.
Potresti per favore non andar via, non anche tu? Qui vanno via tutti, non lo so bene il perché, però non vorrei lo facessi anche tu, non è una sensazione piacevole, sto stringendo persone come fili d'erba tra le dita per non lasciarli andare più, però alcune persone sono alghe e per tenerle tengo la testa sott'acqua (potrei metaforicamente affogare, che dici?), e a me l'acqua salata sulla pelle dà pure fastidio. Potresti per favore regalarmi un libro di Baricco, anche se non hai molta scelta perché me ne manca giusto uno, ma qui non si trova, solo nelle grandi città? Sarebbe una cosa carina se tu prendessi un treno solo per farmi un regalo, un regalo così, sono più o meno otto euro, sarei tanto felice, Baricco non me lo regala mai nessuno, me lo compro sempre da sola (solo il primo era un regalo, ma è mondo a parte), gli altri mi regalano Fabio Volo, neanche mi piace, ma non importa, il fatto è che se tu me lo regalassi sarei felice, e lo sarei anche se tu me lo procurassi e basta, io poi ti darei i soldi, quelli non m'interessano tanto quando si tratta di Baricco, però ci siamo capiti, no? Potresti per favore stasera canticchiarmi qualcosa? Sono tanto triste, non so perché, mi viene da piangere, non piangerò, ora vado a letto, buonanotte, dormi bene, mi raccomando.

Cit. #9

Nella buca scavata alla veloce, ne trovarono uno con un braccio spappolato, l'altro alzato in aria, come a voler fare una domanda. Falla, kamerad. Posso non morire?

Alessandro Baricco.

marzo 29, 2011

Ora di religione.
La professoressa scrive alla lavagna Beato te che...
«Completate la frase».
Risultato?

Beato te che
-sai scrivere.
-sai leggere.
-sai parlare il kazako.
-sai ascoltare il kazako.
-sai dire "giudizio".
-a volte ti lavi.
-sai dire "gl".
-nel 1988 hai visto i Guns 'n roses live.
-hai la mente libera.
-sai dire "iPod".
-hai tanto tempo.

Che poi io avrei voluto mettere "Beata te che fai robbba con Johnny Depp", ma ho preferito evitare.
Però ci stava.

marzo 27, 2011

Silence only reminds you how broken you are.

Ci tenevo solo a dirti che non sono più esattamente la stessa di prima, che sono un po' più forte, che alle prese in giro so rispondere a tono, che so ordinare da sola al bar senza balbettare tanto, che adesso il latte lo bevo anche da solo, che uso anche le scarpe di tela, che adesso riesco a dormire anche se qualcuno mi tocca e che attraversare le piazze e far la spesa da sola non mi fa più paura; però volevo anche che tu sapessi che in fondo non sono cambiata poi così tanto, che a scuola ho ancora vergogna ad alzare la mano e preferisco star zitta o rispondere e basta, che correggo ancora chi sbaglia i congiuntivi, che mi arrabbio ancora davanti alla televisione, che preferisco ancora scrivere con la matita, che cammino ancora con calma, che annuso ancora i vestiti degli altri, che il mare lo preferisco ancora in inverno, che quando sono particolarmente in crisi vado ancora diretta al frigo e che John Lennon è ancora il mio preferito, anche se adesso ci sono tanti cantanti che mi piacciono un sacco e che l'han quasi raggiunto. E poi volevo dirti che a un certo punto uno deve farsi una ragione di tutto, perché il mondo va avanti sia che tu riesca a tenere il passo sia che a te sia venuto un crampo bestiale, ed io che non sono tipa da corsa sto cercando solo ora di raggiungerlo, ma camminando con calma e soprattutto da sola, perché è così che funzionano certe cose, e che se per caso dovesse venirmi voglia di appoggiarmi a qualcuno lo farei, anche se questo qualcuno non fossi tu -e non sarai tu-, perché è così che funziona, mica per altro. Quindi niente, tu mi manchi tanto, però il sole continua a sorgere ogni mattina e io devo andare a scuola e studiare e sorridere e poi mi piacerebbe tanto innamorarmi come si deve di qualcun altro, e non importa se tutto questo lo faccio e lo farò chiedendomi se il sole crea ancora le stesse ombre sul tuo viso, tu non ci sei, io sì, devo restare concentrata, ti penso ma non devo, ti penso ma è tutto qui. Volevo dirtelo.

marzo 23, 2011

Come passare una bella giornata:

- Bere caffè.
- Indossare cose che ti fanno sentire a tuo agio.
- Dire "Grazie" e "Per favore".
- Dire a qualcuno che gli vuoi bene.
- Mangiare prima il dolce.
- Guardare il tramonto (o l'alba).
- Sorridere (un sacco!).
- Leggere un libro.
- Preparare qualcosa da mangiare a qualcun altro.
- Augurare agli altri una buona giornata.
- Guardare un bel film.
- Augurare agli altri una buona giornata.



Prima che arrivi il genio della situazione: la ripetizione è intenzionale.
Prima che arrivi l'altro genio della situazione: sì, è la traduzione di una cosa che gira su internet da un sacco di tempo, con qualche modifica.

marzo 22, 2011

E questi sono i miei gatti bellissimi che mi seguono in cantina quando vado a prendere il vino di nonno e guardano curiosi la macchina fotografica che ho al collo, e sono stupendi perché tra le altre cose sono empatici, ed oggi che sono contenta vogliono giocare, invece ieri che ero triste strofinavano il muso contro le mie gambe.


marzo 21, 2011

Ma che freddo fa.

E' la prima sera di primavera, neanche sembra vero che sia già il ventuno marzo duemilaundici, qui fa freddo, oggi più di ieri, sono in casa col cappello di lana, come sempre, ma oggi è per scaldarmi un po', le mie guance sono fredde, è perché sto male dentro, succede così, non so perché.
Arriva la primavera ed a me pizzica il naso, cosa un po' strana, a dir la verità, perché di fiori qui non se ne vedono neanche più di tanti, ancora, ma sarà perché anche gli alberi invisibili fioriscono, è un loro diritto, chissà che bei fiori hanno, io ne sento il profumo e mi pizzica il naso, però mi piace, un po', non tantissimo, però un po'.
Sono le undici passate ed io sono passata da Yellow Submarine a Caterina Caselli, non so se rendo l'idea del caso clinico che sto diventando, però insomma, va bene così, non è che posso intestardirmi sempre sulla musica come si deve, devo peccare anche io, eccheccazzo.

Cos'è la vita senza l'amore?
E' solo un albero che foglie non ha più!
E s'alza il vento, un vento freddo,
come le foglie le speranze butta giù.
Ma questa vita cos'è se manchi tu?

I neurochirurghi sono dannosi per il mio karma.

L'intenzione era, stamattina verso le nove e mezza, venire a casa e scrivere un post sugli effetti che le poche ore di sonno hanno su una povera adolescente che cerca le parole sul dizionario di latino ed incappa, ad esempio, in transfigo, o, nella disperata ricerca della parola 'gens' per trovare un sinonimo di 'gente', in genitalis. Verso le dieci e mezza ho pensato che, tornando a casa, in questo post avrei potuto aggiungere di una verifica di educazione fisica composta da nove domande a crocette fatta in comunità da cinque (loschi) individui seduti attorno allo stesso tavolo che, con la prof alle spalle, si guardavano l'un l'altro e dicevano "Ma secondo te la C è la prima o la terza?", o, ancora meglio, attendevano ansiosamente l'esito della sacra monetina lanciata dalla sottoscritta.
Invece niente, questo post che avrebbe avuto senz'altro un'imponta ironica, dato il buon umore che irradiavo in questa fresca giornata di sole, se n'è andato a puttane, perché dopo quel maledetto incontro di due ore sugli incidenti stradali fatto non dal solito vecchio palloso, ma da una brillante neurochirurga bresciana che parlava in modo molto, ma molto diretto, tutta la mia serenità è andata a farsi friggere, tanto perché ho detto a babbo che avrei smesso di dire 'fottere'.
Niente, ho ancora qualche parola che rimbomba e la pelle d'oca a sentire di tutte quelle vite finite nel cesso per il primo demente che passa, anche dopo la dormita che ho fatto dall'una e mezza a neanche dieci minuti fa, quindi insomma, adesso vado a casa di nonna, studio biologia, ascolto i Beatles e bevo un po' di latte caldo, cercando di raggiungere nuovamente un certo equilibrio emotivo.
Buona giornata (e mettetevi casco e cintura di sicurezza, mi raccomando).

marzo 20, 2011

Mi piace da matti definire le cose, quindi spesso perdo giorni e giorni per pensare a una parola o perifrasi che descriva esattamente ciò che una cosa - o una persona - è.
Quindi insomma oggi ero ad un compleanno e c'erano un sacco di pizzette e bomboloni e patatine e tutta quella roba lì, ma ho mangiato giusto due pizzette, ed ho accettato ogni volta che mi è stato offerto un caffè, mandando quindi a cagare ogni buon proposito di ridurre le quantità -senza contare il fatto che alla fine han dovuto fare una moka solo per me e mia cugina (?), facendo avanzare quindi una cosa come dieci tazzine di caffè che sarebbero altrimenti finite nel cesso, ed ho pensato bene di sacrificarmi in onore di quei poveri ometti sottopagati che lo raccolgono nelle piantagioni - come mi paro il culo io, nessuno.
E vabbè, non c'entra niente con quel che volevo dire, comunque ecco, tra un caffè e l'altro è arrivata la pausa sigaretta verso le otto di sera, ora in cui già ci son le stelle, ed il ragazzo di mia cugina ha lanciato un mozzicone in aria, immagine che mi ha fatto pensare ad una stella ascendente, e niente, ecco, l'ho trovato.
Il termine per definire Lui, intendo.
Un angelo in contromano.

marzo 18, 2011

This heart will start a riot in me.

Ha smesso di piovere e mi dispiace, perché a me la pioggia piace un casino, però non importa, anche perché dicono che in questi giorni ci sarà un altro pomeriggio d'acqua -le nuvole han capito che i distacchi a me servono graduali, piano piano alle cose ci arrivo, ma con calma- e quindi niente insomma, va bene così.
Per domani di compito avevo solo latino, però ho passato il pomeriggio a scrivere e non ho fatto neanche un quinto dei compiti, cosa che si aggiunge alla lunga lista delle cose che mi portano, nell'ultimo periodo, ad aver paura della mia persona, ché son passata da pazza psicotica fissata con i voti a tizia che prende uno -uno, cazzo- in storia dell'arte e se ne arcisbatte (quanto mi piace dirlo) i coglioni nel giro di neanche una settimana, così di brutto, alla cattiva.
E' che proprio non ho più voglia di fare niente, e domani quasi quasi vado a sdraiarmi un po' sugli scogli, a godermi il freddo e l'odore del salmastro finché posso, che sta arrivando l'estate ed io d'estate al mare non ci vado mai, non mi piace, troppo caldo, troppa gente, quindi me lo godo adesso che ancora è primavera e tanto tanto ci si sta bene, ma dicevo che comunque vorrei andare a letto e dormire per vent'anni filati -chissà che mal di schiena, al risveglio.
Ho decine di capitoli lasciati a metà, perché vorrei scrivere 'Memories', ma mi blocco, allora provo con l'altra raccolta, e mi blocco di nuovo.
Credo ci sia una specie di rivolta in corso, perché non riesco a scrivere degli altri, solo di me stessa.

Senti, cuore: ce n'ho già abbastanza dell'ansia delle basi aeree per la guerra contro la Libia a neanche venti minuti da casa mia, non ti ci mettere anche tu, cortesemente.

marzo 15, 2011

E io non lo so cosa succede in questi giorni in cui un po' piove e un po' no ed io un po' sono triste e un po' no, e tutto insomma è altalenante, come il segnale del telefono, come se tutto vibrasse come le casse del computer quando alzi troppo il volume, però insomma io non so che cazzo dire, che cazzo fare, perché ho questa cosa addosso che non ho voglia di parlare e non ho voglia di fare, però parlo e faccio comunque e la cosa mi pesa più del solito. Sono stanca.
Domani ho due ore di assemblea in aula magna e cheppalle. Tanto parleremo dell'Unità d'Italia, nessuno saprà un cazzo di niente, porca trota, ed a me verrà il nervoso come sempre quando mi si schiaffa in faccia l'ignoranza della gente.
Quindi niente, via. Vado a letto e la faccio finita.

Che poi, secondo me questo scoglionamento barra incazzatura è dovuto al fatto che sono giorni che non riesco a scrivere niente che non siano post completamente incoerenti. Le mie storie si sono bloccate tutte - mi sono bloccata io - e mi sento come una bottiglia di Spumante col tappo di sughero vibrante. Tra un po' scoppio, ma intanto fremo.
Stavo ascoltando una canzone argentina che ascoltava sempre nonna quando ero piccola, e mi sarebbe tanto piaciuto descrivere qui tutte le sensazioni e le immagini e gli odori e le voci che mi scuotono ogni volta che l'ascolto, ma è la terza volta che cancello, quindi niente, scrivo qui la traduzione -che comunque non rende, perché si perde la poesia- e nient'altro. Dice tutto la canzone.
(Al cambio di calligrafia, è la donna a cantare).

E adesso cosa ti manca, che non vuoi parlare e non mi puoi guardare?
Cos'è successo tra noi due di tanto grande da cambiare la tua voce?
Il tuo modo di essere è tanto diverso, sembri un'altra donna...
Perché io sento nella tua bocca, nel tuo corpo e nei tuoi capelli un muro di gelo: cosa ti manca, oggi?
Hai vestiti, no?
Sì...
Hai da mangiare in tavola, no?
Sì...
Se hai vissuto in un mondo comune e semplice ed io ti ho dato un castello, cosa ti manca oggi?
Mi manca un fiore. Ho bisogno di un fiore, che mi faccia sentire che sono viva, che vibro, che amo e respiro, che esiste l'amore. Mi manca un fiore, ho bisogno di un fiore che mi faccia sognare e dimenticare la routine del mondo in cui vivo, e capire che non l'amore non è morto.
E adesso cosa ti manca? E' stato tanto grave, il mio errore, che non merito d'essere perdonato?
Cosa posso offrirti? Cosa vorresti avere?
Vuoi che io ti compri due ali, del vento, a volte un aereo?
Io ti lascio tranquilla e vivo rinchiuso in quell'officina, cosa ti manca adesso?
Hai sofferto la fame o il freddo? Dimmi.
No.
Ti ho mai tradita?
No...
Se ad ogni secondo, minuto ed ora ti chiamano 'Signora', cosa ti manca?
Mi manca un fiore. Ho bisogno di un fiore, che mi faccia sentire che sono viva, che vibro, che amo e respiro, che esiste l'amore. Mi manca un fiore, ho bisogno di un fiore che mi faccia sognare e dimenticare la routine del mondo in cui vivo, e capire che non l'amore non è morto.
Tu mi dai tutto quello che si compra con i soldi, ma mai la tua presenza. Mai un "Ti amo".

Totale inutilità - parte uno.

Ho il libro di matematica a sinistra, il computer davanti ed il quaderno a destra, con quattro equazioni fatte in tipo cinque minuti e la voglia che mi scappa dai piedi.
Pensavo che ho voglia di caffè, ma ne ho già bevuto in abbondanza, oggi, perché per quanto io mi stia frenando ho pensato bene che col coma che ho addosso oggi una bella tazzona di caffè cascava a fagiuolo. Caffè nero, tra l'altro. Senza latte e senza zucchero. Buono...
E insomma, ora ho di nuovo voglia, perché quando faccio i compiti succede così, ma siccome dopo mi metto a leggere e con un buon libro ci sta un buon caffè resisto, scrivo anzi. Perdo tempo ma non bevo il caffè, devo farlo per me, ché troppa caffeina non fa bene, quindi niente, bevo il succo.
Prima mentre mamma riportava mia sorella, che aveva il rientro, a scuola, sono andata al bar dove lavora un ragazzo di vent'anni che io reputo incredibilmente splendido -non esteticamente, parlo del dentro (che non sono pancreas e polmoni, per intenderci)-, e suddetto ragazzo mi ha salutata mentre preparava il caffè ad un'altra cliente, mi ha detto "Ora arrivo, eh" facendomi l'occhiolino, si è lamentato perché non vado quasi mai a trovarlo, ultimamente, e dopo avermi dato la mia bottiglietta d'acqua m'ha regalato un gianduiotto -cosa che di per sé potrebbe sembrare banale, ma questo ragazzo, gente, questo ragazzo che fuori da quel benedetto bar non ho praticamente mai visto, che non mi conosce, tra migliaia di cioccolatini che aveva a disposizione, mi ha regalato l'unico che mi piace, eccezion fatta per il Kinder Cereali; l'ha indovinata, porca miseria-. Poi è entrato un signore, gli ha chiesto del vino, ha alternato per un po' lo sguardo tra me e il barista con la fronte corrugata, poi ha sorriso, m'ha guardata, e m'ha chiesto "Secondo te, questo ragazzo è bello o brutto?".
Non mi chieda queste cose che son timida, santo cielo!, gli avrei voluto dire, e invece son diventata color pomodoro ed ho sorriso imbarazzatissima. "E non farle" -farle, 'orco cane, femminile, non lo dice nessuno, lui sì- "queste domande stupide!" l'ha rimproverato, poi m'ha guardato, ha sorriso, ha riguardato il signore e gli ha detto "E poi, lo sanno tutti che io sono il barista più bello della provincia". "Ecco, diglielo" gli ho dato corda. Ho pagato e me ne sono andata fuori, seduta al tavolinetto, da sola, con la mia acqua ed il giornale davanti. I clienti sono andati via, lui è uscito, si è seduto accanto a me, ed abbiamo fumato una sigaretta insieme, parlando del più e del meno finché non sono arrivati altri clienti e per me era già ora d'andare via.
E niente, non è una cosa poi così spettacolare, ma ogni tanto essere felici - felici - per queste piccole cose è piacevole. Quasi me n'ero dimenticata.

marzo 13, 2011

Remembering sunday.

Sono le undici e ventuno di una domenica sera in cui piove, ed ho pregato cortesemente tutti di tenere la televisione bassa giustificandomi con un mal di testa che in effetti c'è -e quando non c'è, ultimamente?-, ma è lieve, appena accennato, non vuol disturbare, perché in realtà voglio poterla sentire, questa pioggia che forte colpisce i vetri, come a voler entrare per forza, come a dirmi 'so che sei lì dentro!', perché abituata a me che esco e me la prendo tutta, la pioggia, tutta sulla pelle e sui vestiti, futura corazza contro le offese di chi definisce la cosa stupida eccetera eccetera e momentaneo antidolorifico (the rain is just washing you out of my hair and out of my mind), ma stasera non posso, proprio non posso uscire, perché sono troppo stanca, e la pioggia, stasera, voglio ascoltarla e basta, con la televisione bassa ed i Beatles che bisbigliano, appena appena -te lo immagini? 'Canta piano, John, che piove'-, ed io che chiudo gli occhi, un po', ogni tanto, mentre l'acqua canta -canta, l'acqua.
Sono le undici e ventisei di una domenica sera in cui piove e l'acqua canta, ed oggi ho pianto tantissimo a vedere tutti i filmini del Cile, a vedere la mia famiglia che è troppo lontana -ma solo fisicamente- che sorride e ride e manda 'saludos a la chiquillas', e il Lolo che prepara il pollo -pollo che ha un aspetto meraviglioso, veniva voglia di mangiarlo pure a me che sono vegetariana-, e la mia bisnonna che piange abbracciando nonno -'Perché piange?' Nonno asciuga una lacrima, ma la voce mica si riaggiusta così in fretta. 'Ha detto che si sente che questa è l'ultima volta che mi vede'-, ed io che l'ho sussurrato appena, nessuno m'ha sentito, ma Sei bellissima, lela., ed io vorrei tanto andarci, un po', basterebbe un mese, e come sempre farei finta di non saper parlare spagnolo, entiendo pero no hablo, ma m'innamorerei di tutti, lo so, e chissà se la troverei, la forza di dire Adios all'aeroporto, poi, non lo so, ma so che adesso mi mancano i loro abbracci, anche se le loro braccia non mi hanno mai stretto.
Sono le undici e trentatre di una domenica sera in cui piove e l'acqua canta ed ho nostalgia di cose mai vissute, ed ho le mani fredde e le guance caldissime, come sempre, perché le gote son sempre tinte di rosso, e calde, ma da ieri sera son proprio bollenti, e c'è chi mi ha detto oggi che così sono bellissima, ma non c'ho creduto -ai complimenti non ci credo mai-, e comunque adesso sembro un po' una matrioska, se non fosse che non ho le labbra rosse e non sono così eterea -mi sono sempre piaciute un sacco, quelle bamboline-, e stavo pensando che quando parlano dei miei occhi dicono sempre 'occhioni', cosa che mi sta spingendo a pensare che io abbia di fatto gli occhi grandi -perché non me ne sono mai accorta, in (quasi) diciassette anni?-, ed è tipo la terza volta che faccio avanti e indietro dallo specchio, e penso che eppure nel mio viso non sembrano così grandi -sarà perché in famiglia li abbiamo tutti, gli occhi grandi?- e stavo iniziando a chiedermi se avere gli occhi grandi sia una cosa bella o brutta.
Sono le undici e trentanove di una domenica sera in cui piove e l'acqua canta ed ho nostalgia di cose mai vissute ed i miei occhi sono grandi o forse no, e oggi pomeriggio una pubblicità alla televisione m'ha fatto ricordare di quella volta in cui io e lui abbiamo provato a fare una British Breakfast -in italiano è femminile, vero?-, anche se di fatto era quasi mezzogiorno e fare colazione insieme non è la stessa se non ci si è svegliati almeno nella stezza casa, ma insomma ci siamo preparati le uova ed il bacon, ma non ci ricordavamo cos'altro prevedesse, questa colazione inglese, quindi è andata a finire che abbiamo mangiato biscotti danesi e mou, ed io ho bevuto caffè e lui una tazza di latte -o erano due?-, e le uova ed il bacon se li è mangiati il suo cane, salvo poi vomitare tutto sul tappeto del suo salone -'Mi sa che i cani non le digeriscono, le uova'. Uno sguardo schifato. 'No, è solo il mio che è una ciofeca'-, ed io stasera due uova me le sono preparate per cena, ma non è stata la stessa cosa (two eggs don't last, like the feeling of what she needs).
Sono le undici e quarantasei di una domenica sera in cui piove e l'acqua canta ed ho nostalgia di cose mai vissute ed i miei occhi sono grandi o forse no e le uova di sera fanno schifo, ed io alle domande 'sei innamorata?' e 'credi nell'amore?' non so più cosa rispondere, perché io lo amo ancora e di conseguenza nell'amore -come lo intendono loro, ché la gente quando dici 'amore' pensa a uomo e donna, forse qualcuno un po' più aperto pensa a uomo e uomo o donna e donna, ma nessuno pensa mai a mamma e figlia o a vecchia e gatto, quindi ci si adatta- ci credo, ma vale ancora, quando si è innamorati di qualcuno che, di fatto, non c'è? Si chiama amore anche quello? Si dice che si crede nell'amore anche quando si crede nell'amore solo ed esclusivamente con qualcuno che non c'è, che non c'è più, che non esiste, e si esclude a priori la possibilità d'innamorarsi di qualcuno che non sia lui, e che quindi esista? -no, non lo amo, quindi, capito?, ché è un amico, niente più, niente più, perché di più sarebbe lui, e lui non si può trovare in qualcun altro-.
Sono le undici e cinquantatre di una domenica sera in cui piove e l'acqua canta ed ho nostalgia di cose mai vissute ed i miei occhi sono grandi o forse no e le uova di sera fanno schifo e le domande esistenziali m'assillano, e domani ho scuola quindi forse è il caso che vada a letto, ché domani è lunedì, qui c'è il mercato, bisogna alzarsi prima per non arrivare troppo in ritardo a scuola, che poi non si entra più -mi dispiacerebbe così tanto?-, e poi il lunedì di solito ho troppe cose da fare per concentrarmi su questi pensieri strani che mi annebbiano gli occhi.

Buonanotte.
Buonanotte a me, a te, al tuo cane -anche se non ce l'hai, ché evidentemente è invisibile-, al tuo gatto -stessa cosa del cane-, alla tua famiglia, ai miei gatti ed ai miei pesci rossi, alla mia calopsite, a mia sorella, alla mia, di famiglia, a chi non legge perché comunque quando qualcuno ti augura la buonanotte te lo senti dentro, a Baricco che oggi era di nuovo tra le mie mani, anche se in senso metaforico, e, soprattutto, buonanotte a questa domenica che m'ha fatto pensare un po' troppo, ma va bene così.

marzo 12, 2011





Oddeioddeioddeioddeioddeioddeioddeioddei.
Sto tipo per crepare.
Ho una faccia adorante di quelle che neanche i bimbi quando vanno a Disneyland.
(in realtà, l'immagine dovrebbe muoversi. Il panda a destra fa un saltello e balza su quello a sinistra, poi rotolano adorabilmente abbracciati. Speravo poteste cogliere totalmente la poesia di queste bestiole, ma niente. Andate di fantasia, gente).

marzo 11, 2011

Trovare cose su Tumblr, storgere il naso, rielaborarle e postarle sul blog mettendo "cit." perché, detta così, casca a fagiolo.

Ti ricordi di me? Sì, sono la persona a cui importava di te quando tutti gli altri se ne fregavano.
Ricordi quando hai detto che anche tu saresti sempre stato qui per me? Beh, stai facendo qualche piccolo errore a proposito.
Chi ha iniziato questa bugia?
(cit.)


E il "fagiolo" del titolo va letto "fagiuolo". Mi raccomando, eh.
Premessa: ho letto Twilight, m'è piaciuto per un mezzo periodo -certo, non ai livelli del resto del mondo letterario, ma era una cosa carina, ecco, un libricino abbastanza decente, tolta l'idiozia pura della protagonista, che è tipo una mongola-, poi è uscito il film e addio, non lo posso più neanche sentir nominare, mi viene il prurito.
Però, porca miseria, veramente, a me il capitolo dei Promessi Sposi interamente dedicato alle pippe mentali dell'Innominato fa troppo venire in mente Twilight.
L'Innominato Edward Cullen -complessato uguale- e Carlisle che lo porta "sulla retta via" -'sti cazzi: sei un vampiro, porca merda, cuccia sangue umano dal collo d'una fanciulla indifesa e non rompere i coglioni!- il cardinal Borromeo -bella merda, anche lu' lì (dialetto) -.
E Lucia è idiota quanto Isabella Swan.
...
Sarà per quello che ogni volta che leggo quel cacchio di capitolo mi viene il mal di stomaco?

marzo 10, 2011

Sperando che la notte porti consiglio.

Oggi sto dimmerda e non riesco a scrivere altro.

marzo 09, 2011

Come avere la prova tangibile che i nomi non servono a un cazzo, tanto ognuno ti chiama come gli pare.

Nel giro di neanche dieci minuti mi son sentita chiamare 'troia' -perché ho attraversato sulle strisce pedonali col semaforo verde, ostacolando la performance di un cretino che voleva far la sgommata passando col rosso-, 'signora' -all'Esselunga-, 'signorina' -da un vecchietto che non arrivava ai biscotti (era di un tenero...)- e 'bellissima' -un vecchio amico che secondo me è un po' tanto orbo-.
Da un estremo all'altro, proprio.

marzo 07, 2011

E ora vado a letto, cia'.

Mi son fatta il DVD con tutta la discografia dei Beatles, ho impostato 'Yellow submarine' come suoneria del cellulare, ho infilato una versione live di 'Help!' dell'iPod, ho cambiato le lenzuola al letto, ho piegato tutti i vestiti ch'erano stesi fuori, ho sistemato il mobile dei libri, ho finito di (ri)leggere 'Sotto la ruota' di Herman Hesse, ho messo il mio pigiama preferito -quello azzurro chiarochiarochiarochiaro- ed ora vado a letto, dove m'addormenterò ascoltando la musica ed abbracciando 'Josiah', il mio peluche a forma di orso bianco.
Buonanotte a tutti, anche se magari non leggerà neanche nessuno, e fate tutti bei sogni, ché se li meritano tutti, tutti (anche io?), e domani è la festa della donna ed io voglio andare, anche solo per dieci minuti, nel giardino poco lontano da casa mia a respirare l'aria sotto l'albero di mimosa che è cresciuto con me, senza gli auguri di nessuno.
Sogni pandosi a tutti, toh.
Io non penso di essere una persona amabile, per una lunga serie di motivi.
Innanzitutto perché sono troppo legata alle mie cose, e basta che tu mi consumi gli angoli della gomma e già sei morto per metà.
Senza considerare che son fissata coi verbi, quindi se canni un congiuntivo in mia presenza rischi d'esser decapitato. E se non volendo spari qualche altra cazzata grammaticalmente scorretta dovrai sopportare uno sproloquio di variabile lunghezza su quanto la lingua italiana sia importante e Povero Dante, starà facendo tripli salti carpiati nella tomba.
Sono orribilmente schietta, quindi se fai qualcosa che reputo sbagliato/ridicolo/stupido/infantile te lo dico, e magari non nel modo più dolce possibile, ecco. Il tatto ce l'ho, lo so usare, ma spesso mi manca la voglia, ché m'incazzo o qualcosa del genere, quindi ecco, dal momento che un po' d'insofferenza verso il prossimo in generale ce l'ho, non sono proprio una persona adorabile.
Trovo infantili molte cose, trovo stupida qualsiasi cosa si faccia senza un vero motivo -puoi anche staccarti le orecchie e fartici il brodo, basta che tu lo faccia per un motivo valido, non così alla cazzo-, faccio fatica a comprendere molte cose -le relazioni senza amore, per esempio- e in ognuna di queste situazioni ho il vaffanculo facile, tanto per capirci.
Ho la passione per i peluches ed i panda ed i pinguini ed i lamantini, che mi rendono tanto bambina, e mi luccicano gli occhi davanti a qualsiasi pupazzo uno mi piazzi davanti, e la maturità che posso vantare in qualsiasi altro momento va a farsi fottere.
Sono facilmente irritabile, ci sono periodi in cui sono molto emo depressa, come dice sempre A., ed altri in cui sono 'più isterica di un gatto bagnato', e perciò intrattabile.
Faccio battute squallide (ho riso per mesi per "Ci sono due mele. Una marcia, l'altra cammina") che nessuno capisce mai, e quando le capiscono non ridono -con rarissime eccezioni-.
Faccio commenti che per me sono semplici e puri commenti, ma che possono risultare anche un po' offensivi, o comunque non proprio carini.
Pongo domande che nessuno capisce, e mi si risponde sempre in modo sbagliato, o non mi si risponde affatto, e spesso mi c'incazzo, e quindi tratto male everybody.
Tendo a smontare qualsiasi manifestazione d'affetto ("Ti voglio bene" "Io no", "Mi dai un bacio?" "No, mi attacchi i tuoi germi", "Sei una persona adorabile!" "Non aspettarti un 'anche tu' perché non è così.") a meno che io non ne abbia estremamente bisogno ("Ti prego, mi abbracci?").
Ci sono giorni -primavera ed autunno, principalmente- in cui respiro in modo fastidioso -sono asmatica, mica per cattiveria- ed espirando faccio un suono stridulo che irrita i più.
Quando mi sento male faccio commenti parecchio catastrofici, il più frequente è "Morirò. Sto per morire. Me lo sento"; quando mi fa male la testa penso a un tumore, quando mi fa mal la pancia alla gastrite e quando mi fa male un arto inizio ad urlare "ME LO DEVONO AMPUTARE, ME LO SENTO! E' LA VOLTA BUONA!". Sono una persona positiva, in sostanza! (Y).
Se hai una tua teoria io te la smonto come un mobile dell'Ikea.
Mi stanco in fretta delle cose.
Mi fa schifo il mare d'estate, ed in una località marittima significa che se vuoi vedermi a giugno-luglio-agosto sei costretto a schiattare dal caldo in mezzo all'asfalto o ad aspettare la sera (e non è detto che di sera io abbia voglia d'uscire, che in genere ho sonno).
Trovo collegamenti con personaggi inesistenti ovunque, e spesso nessuno capisce una pippa.
Odio stare nei posti affollati, quindi se sei in mia compagnia rinuncia ad una serata in mezzo alla gente.
Sono pigra.
Inciampo nel nulla.
Cado d'in piedi.
Critico ogni cosa.


Ho fatto un ritratto di me stessa che aiuterà molto la mia vita sociale, devo dire...
Mio padre è in fissa con Barbra Streisand e ce l'ha pure come suoneria del cellulare 'da passeggio' -quello che usa il fine settimana in modo da non essere chiamato per lavoro-, con grande vergogna della sottoscritta.
Mia madre oggi ha definito 'Smells like teen spirit' dei Nirvana, che ho beccato per caso su Mtv Classics e che m'ha fatto iniziare a sbavare sulla meraviglia che era Kurt Cobain, "canzone di merda", per poi cambiare canale e cantare a squarciagola 'Appunti e note' di Eros Ramazzotti, su VideoItalia.
...
Sto seriamente iniziando a sospettare d'essere stata adottata.
E sono seria.
Caro Slash,
io ti amo e lo sai, ma se tu avessi avuto il buon gusto di non girare quasi sempre con quel cappello -bellissimo, certo- calato sul viso a celare cotanto ben di dio mentre Axl sperperava la sua scopabilità facendo ambigui movimenti con l'asta del microfono, avresti fatto un gran favore ai miei occhi ed ai miei ormoni, bisognosi entrambi di una valvola di sfogo.
Giusto perché tu lo sapessi ed imparassi dai tuoi errori.
Con amore,
M.

marzo 05, 2011

Bah, sarà, ma io ho sempre tifato per Don Rodrigo.

«ebbene,» gli disse, o gli gridò: «signore spaccone, signor capitano, signor
lascifareame
[...]
«E voi avete avuto tanta sofferenza?» esclamò il conte Attilio: «e l'avete lasciato andare com'era venuto?»
«Che volevate ch'io mi tirassi addosso tutti i cappuccini d'Italia?»
Se dovessero chiedermi qual è il film/cartone che mi descrive meglio risponderei l'Era Glaciale, ché io sono l'incarnazione di Sid, con la sfiga di Scrat, il cinismo di Manny e la misantropia di Diego.
Che intruglio vincente.
E indossare le tue felpe che son troppo grandi però mi vanno e poi profumano e quindi niente, ciao.

-ci dovrebbero essere le virgole, sintatticamente parlando, ma io l'ho pensata tutta d'un fiato.

So far away from where you are.

In giornate come questa in cui sembra un po' primavera anche se il freddo entra tutto nelle ossa -a me che freddo non l'ho mai avuto in tutta la mia vita- mi chiedo se anche io ti manco un po', non dico tanto, almeno un po'.
Il fatto è che quando non puoi chiederlo -a G. ogni tanto lo chiedo, "Ma ti manco un po'?", e lui a volte risponde "sì", a volte risponde "siamo a livelli tollerabili" ed ogni tanto mi chiede se son queste domande da farsi- non ti resta che immaginare la risposta, ed io oggi era così che mi stavo strizzando il cervello -quando strizzo il cervello per cercare una risposta mi viene mal di pancia, oggi avevo delle fitte incredibili-.
Ho pensato di mettermi a studiare per non pensarti, e quasi quasi mi veniva in mente una canzone che ascoltavo da piccola, che onestamente non mi viene neanche in mente quale sia, ma diceva qualcosa come Studiare è inutile, tutte le idee si affollano su te, e comunque insomma mi son messa a leggere i Promessi Sposi per l'ennesima volta -è che a me la descrizione della monaca di Monza garba un casino, ché mi ricorda una frase di Neil Geiman che mi pare fosse She was beautiful but she was beautiful in the way a forest fire is beautiful, o comunque qualcosa del genere, e Gertrude è un personaggio tanto complesso quanto semplice che mi piace da matti- e nell'andare a recuperare il libro mi son trovata davanti il quaderno dei temi delle medie -scrivevo bene, tra l'altro; mi piacciono più i temi di quando avevo dodici/tredici anni che quel che scrivo ora per diletto- e non ho resistito alla tentazione di sfogliarlo, solo che ero in piedi e son scivolati giù tutti i fogli -son sempre la solita imbranata- e sopra tutti s'è fermata una strisciolina bianca, un foglio di quelli per la stampante, di quelli che a me fanno venire il nervoso perché ci scrivo storto e che invece a te garbavano un sacco, ché riuscivi a scriverci sempre dritto a meno che tu proprio non t'impegnassi, e insomma su quella strisciolina c'era scritto in blu -era il tuo colore preferito, il blu, insieme al rosso; ti piace ancora?- "Of course I miss you. I'ts all I do", proprio così, con l'apostrofo sbagliato, ché volevi buttarlo via, quella volta, e invece io me lo son tenuto, ché t'ho pure detto "Fa molto 'Sono umano anch'io', fammelo tenere", e me l'avevi scritto quando c'è stato il periodo degli esami e io non potevo (volevo) uscire.
Ma comunque me lo son trovato davanti, in terra, sopra tutti gli altri fogli, girato nella mia direzione, e tu sai che io già considero un segno il fatto che mi cada sempre la stessa cosa per più di tre volte, figurati se potevo prendere questa come una coincidenza.
Quindi niente, l'ho raccolta e mi son messa a vedere gli altri fogli, e ce n'era un altro tuo, che invece dice "Just wait for the sunshine_" con un cuore un po' strano, di quelli che a me non piacciono, ché sembra più una 'm' che un cuore, però fatto da te è bellissimo.
Gli altri fogli erano miei -frasi di canzoni ed accenni di storie che già mi giravano in testa-, quindi niente d'importante, però volevo scriverti ed i fogli li ho finiti, quindi niente.
Quel che ho scritto stamattina sul quaderno pensandoti terminava con "Ti manco, un po'?".
La mia risposta adesso l'ho avuta.
Anche tu mi manchi un sacco, e ti penso sempre, anche se non sembra, solo che con uno spirito un po' diverso, perché in questi giorni sto bene, incazzature a parte, e ci sto arrivando a capire che non ti ho perso, stai tranquillo, che nel sogno di stanotte m'hai un po' sgridato, quindi ti rassicuro qui, anche se non so se leggerai, ma non importa.
Ho mangiato un po' di marmellata prima, ed era alle more ma non c'entra, perché mora uguale frutti di bosco uguale lampone, che era il profumo che io ti sentivo addosso, anche se in realtà tu di lampone non hai mai profumato, e neanche le tue labbra hanno mai avuto quel sapore, ma io lo sentivo -ero già pazza?- e quindi niente, t'ho pensato.
Un abbraccio, di quelli nostri in cui io ti stringo i fianchi e tu mi avvolgi come a proteggermi dal mondo, che ne ho tanto bisogno.
Mi manca il modo in cui questo sole d'inizio marzo che ancora non scalda i corpi -ma noi un po' sì- avrebbe illuminato il tuo sorriso.
A presto.
Cia'.

Pensieri di una mattinata scolastica come un'altra.

Non è ch'io voglia esser polemica polemica per forza, ché io non sono tipa da "A cosa mi serve studiare 'sta roba nella vita?", ché io -per esempio- algebra la amo anche se quando vai a far la spesa non dici che i pomodori costano x(x-2y), però insomma, siamo davvero così certi che i poeti si mettano a scrivere poesie assicurandosi d'infilare necessariamente un ossimoro da qualche parte o contando le 'a' che infila in un verso?
Insomma, io credo che se un poeta si trova seduto in mezzo ad un prato circondato dal profumo dell'erba e decide di scrivere una poesia, andrà ad orecchio, cercando di buttare giù tutte le emozioni che gli si son scatenate dentro, e se scrive che "sente l'erba crescere" è perché quella è la sua sensazione, non è che se l'è studiata per dei mesi per infilarci dentro una sinestesìa a tutti i costi.
Quindi niente, così, era per dire che ci complichiamo tanto la vita e troviamo regole del cazzo persino in poesia, dove le regole sono l'unica cosa che non esiste, ché se io scrivo che sento il profumo di qualcosa mai visto è perché mi piace dir così, non è che dico "Oh, dai, infiliamoci una figura retorica". Checcazzo.

marzo 04, 2011

Quando alla domanda "Ci vediamo uno di questi giorni?" si risponde "Devo controllare l'agenda".

Sono stata fino a mezz'ora fa sul quaderno di matematica -da oggi alle due- per sistemarlo ché domani lo ritira, in mezz'ora ho ripassato un po' grammatica, domani ho la verifica d'italiano e non ce n'ho voglia manco per niente, domenica vado a Genova e mi devo alzare all'alba, lunedì ho la verifica su dieci capitoli dei Promessi Sposi, martedì e mercoledì sono a casa ma non mi riposo manco per niente perché già ora ho un casino di compiti giovedì, venerdì ho la verifica di storia dell'arte e quella di biologia, e sabato se sono ancora viva dormo come neanche un incrocio tra bradipo ghiro panda e koala, 'orcoggiuda.
E ora vado a letto, sì, decisamente.
Notte, cia'.

Cit. #8

Che fine hai fatto? Ti sei sistemato? Che prezzo hai pagato? Che effetto ti fa? Vivi ancora in provincia? Ci pensi ogni tanto alle rane?

(Baustelle)
Oggi ho telefonato a zia, quella che abita a Forest Hill, a Londra, e mi ha detto che mio cugino -amante dei Beatles, santo ragazzo- le ha detto di dirmi che mi ha comprato un quarantacinque giri originale del '69 -mi pare d'aver capito Strawberry fields forever/Penny Lane-.
"I'm sure, my love. You'll fall in love with it and you will never want to go away and stop thanking me!".
E poi loro mi chiamano tutti "My love" o "Mi amor", o "Mi linda", o "Mi hermosa", e zia ogni tanto "Mi bebé" o "Mi pequeña", ed è una cosa bellissima, ché qui quando mi va bene mi chiamano per nome.

marzo 03, 2011

Ho un sonno boia.
Stasera vado a teatro e neanche mi ricordo il nome dello spettacolo, ma a un certo punto chissenefrega; ho un terribile bisogno di entrare in una stanza buia, sprofondare in quelle sedie scomodissime e perdermi nelle parole di un attore che smuoverà sicuramente qualcosa dentro di meh.
Mamma mi ha chiesto perché, per una sera soltanto, non mi trucco, anche perché questa sarebbe la serata adatta che ho "un muso che neanche Morticia Addams".
"Ma Morticia è sexy!"
"Sì, ma a te il suo look non dona".
Checcarina.
E non credo che mi truccherò, comunque. Insomma, non come intende lei, ché a me il fondotinta dà 'na noia... Però magari mi metto un po' d'ombretto, dai. Tanto per farla contenta.
Ho fatto i compiti di disegno, la piramide a base quadrata quando la monto ha la punta storta, però c'ho già provato sette volte -con babbo incazzato nero perché "NON HO SPESO SEI CAZZI DI EURO PER VEDERE I FOGLI TAGLIATI E BUTTATI NEL LOZZO"-, quindi lo lascio così e ciao, tanto io ho le mani che non sanno combinare niente, e vorrà dire che sopporterò un suo adorabile discorso su quanto io mi debba impegnare -come se non lo facessi, no?-. E magari domani perdo la pazienza e la mando affanculo, e il prossimo venerdì le porto la mia cartella clinica, così vediamo se lo capisce che io e la precisione viaggiamo in direzioni completamente opposte.
Al milionario stanno vincendo settantamila euro.
Io con settantamila euro mi comprerei tutti i libri del mondo ed una piantagione di caffè, e nessuno capirebbe ma non m'interessa niente.
Son stanca di far le cose in modo da essere capita, tanto nessuno lo fa mai ed io di anni ne ho quasi diciassette ed è ora che mi dia un po' una svegliata.

marzo 02, 2011

Little darling, I feel that ice is slowly melting.

Dimmi che un giorno verrai a prendermi a casa, prima o dopo cena non importa, magari dopo ché poi noi litighiamo sempre su cosa mangiare, e magari pure sul tardi, guiderai fino al mare, fino alla spiaggia che è sempre pulita perché gli scogli son messi in modo strano e quello che noi chiamiamo le lacrime del mare non arrivano sulla riva, e poi ci sistemeremo sabbia scegliendo il pezzo più pulito, ché io son paranoica, per aspettare l'alba perché è il mio sogno più grande, vedere l'alba e respirare il mare, quello che d'estate mi fa schifo, ma d'inverno si prende ogni brutto pensiero e lo trasforma in qualcosa che non fa male, come i sali che arrotondano le rocce e tolgon loro gli spigoli.
E ci proveremo, davvero, a stare svegli, a vedercela tutta, ma mentre tu parlerai io mi addormenterò, perché con te mi rilasso così tanto che andrà a finire così, e a un certo punto, promettimelo, mi sveglierai e dirai "Hey, darlin', sta sorgendo". E aprirò gli occhi, con calma, ché io ho i miei tempi, e guarderemo il sole nascere ed il mare diventare azzurro, e penseremo ai pesci che chissà come lo vedono, il sole, da là sotto.
E dimmi pure che in quel momento ti ricorderai di cantarmi "Here comes the sun", anche se tu sei più tipo da Sex Pistols, e che lo farai solo ed esclusivamente perché io di Beatles ci vivrei, tutta la vita, e quella canzone, poi. Lo sai, lo sai.
Dimmi che di tutte queste cose che ti chiedo, anche quelle che ogni tanto ti mando per sms, così, senza senso, ne farai anche una sola.
In questo momento, mi accontenterei anche della canzone.
Anche senza il profumo del mare, anche senza il sole che ancora non ha iniziato a scaldare in questa parte di mondo.
Anche se io sono in questa stanza buia e un po' umida, anche se stasera non verrà a prendermi nessuno, neanche Superman, anche se un po' ci speravo.
Vorrei la canzone canticchiata da te nel mio orecchio, come hai fatto quella volta con "Hey there Delilah", ché John Lennon è John Lennon, ma la tua voce ha tutta un'altra poesia.


E questo romanticismo della mezzanotte e diciassette minuti è 'na roba oscena.

marzo 01, 2011

Io me li scelgo col lanternino, sì.

[cose che non vuole sapere nessuno]
-Ma smettila, ma chissenefrega!
-Seh, chissenefrega un piffero! Secondo te perché Pipino il Breve lo chiamavano così? Perché ce l'aveva piccolo!
-Basta, io ci rinuncio.
-Perché?
-Perché è inutile parlare con te, nella tua testa le mie parole muoiono di solitudine!


-Ho un male atroce alla gamba... Tutte le volte che me la tocco mi fa male.
-E non te la toccare!
-Ma a te il cervello serve per non far appallottolare la scatola cranica?


-Ho spiegato le vele al vento...
-Guarda che il vento non è scemo, le capisce!
-Te lo dico io che te hai la testa solo per tenere su i capelli e sprecare shampoo.


-Oggi mi son perso. Ho fatto più giri io che la merda nei tubi.


-Ami la natura?
-Ovvio!
-Nonostante lo scherzo che t'ha fatto?
-Ma quando hanno distribuito la demenza hai fatto la fila tre volte?
-Quanto sei simpatico... 'na sagoma!
-Non è mica colpa mia se è più probabile che la statua in piazza si metta a fare il limbo piuttosto che tu capisca qualcosa!
-G., quante sono le vie del signore?
-Infinite.
-Ecco, allora pigliane una e vaffanculo!
-Ma te sei nata in ostetricia o nel reparto malattie infettive?
-Dai più fastidio tu che la sabbia nelle mutande.


-A scuola abbiamo fatto tipo un questionario sul sesso. Delle domande assurde, tra l'altro.
-Tipo?
-Tipo ti chiedeva "Quali sono le tue più grandi curiosità riguardo al sesso?", con tre righe vuote.
-Oh, oh! Potevi chiedere "Ma è vero che lo sperma ai ragazzi esce solo di notte?"
-*Mi metto a ridere* Sì, solo con la luna piena, però!
-E t'acchiappa da dietro! No, e poi potevi scrivere "E' vero che..."
-Ma tutto "E' vero?"
-Zitta che questa è bellissima!
-Dimmela.
-"E' vero che si possono congelare gli spermatozoi?"
-*Sarcasticamente* Sì, li metti nel freezer!
-Così ti confondi e dici "Questo cosa sarà? Crema di patate?".