Sono le undici e ventuno di una domenica sera in cui piove, ed ho pregato cortesemente tutti di tenere la televisione bassa giustificandomi con un mal di testa che in effetti c'è -e quando non c'è, ultimamente?-, ma è lieve, appena accennato, non vuol disturbare, perché in realtà voglio poterla sentire, questa pioggia che forte colpisce i vetri, come a voler entrare per forza, come a dirmi 'so che sei lì dentro!', perché abituata a me che esco e me la prendo tutta, la pioggia, tutta sulla pelle e sui vestiti, futura corazza contro le offese di chi definisce la cosa stupida eccetera eccetera e momentaneo antidolorifico (the rain is just washing you out of my hair and out of my mind), ma stasera non posso, proprio non posso uscire, perché sono troppo stanca, e la pioggia, stasera, voglio ascoltarla e basta, con la televisione bassa ed i Beatles che bisbigliano, appena appena -te lo immagini? 'Canta piano, John, che piove'-, ed io che chiudo gli occhi, un po', ogni tanto, mentre l'acqua canta -canta, l'acqua.
Sono le undici e ventisei di una domenica sera in cui piove e l'acqua canta, ed oggi ho pianto tantissimo a vedere tutti i filmini del Cile, a vedere la mia famiglia che è troppo lontana -ma solo fisicamente- che sorride e ride e manda 'saludos a la chiquillas', e il Lolo che prepara il pollo -pollo che ha un aspetto meraviglioso, veniva voglia di mangiarlo pure a me che sono vegetariana-, e la mia bisnonna che piange abbracciando nonno -'Perché piange?' Nonno asciuga una lacrima, ma la voce mica si riaggiusta così in fretta. 'Ha detto che si sente che questa è l'ultima volta che mi vede'-, ed io che l'ho sussurrato appena, nessuno m'ha sentito, ma Sei bellissima, lela., ed io vorrei tanto andarci, un po', basterebbe un mese, e come sempre farei finta di non saper parlare spagnolo, entiendo pero no hablo, ma m'innamorerei di tutti, lo so, e chissà se la troverei, la forza di dire Adios all'aeroporto, poi, non lo so, ma so che adesso mi mancano i loro abbracci, anche se le loro braccia non mi hanno mai stretto.
Sono le undici e trentatre di una domenica sera in cui piove e l'acqua canta ed ho nostalgia di cose mai vissute, ed ho le mani fredde e le guance caldissime, come sempre, perché le gote son sempre tinte di rosso, e calde, ma da ieri sera son proprio bollenti, e c'è chi mi ha detto oggi che così sono bellissima, ma non c'ho creduto -ai complimenti non ci credo mai-, e comunque adesso sembro un po' una matrioska, se non fosse che non ho le labbra rosse e non sono così eterea -mi sono sempre piaciute un sacco, quelle bamboline-, e stavo pensando che quando parlano dei miei occhi dicono sempre 'occhioni', cosa che mi sta spingendo a pensare che io abbia di fatto gli occhi grandi -perché non me ne sono mai accorta, in (quasi) diciassette anni?-, ed è tipo la terza volta che faccio avanti e indietro dallo specchio, e penso che eppure nel mio viso non sembrano così grandi -sarà perché in famiglia li abbiamo tutti, gli occhi grandi?- e stavo iniziando a chiedermi se avere gli occhi grandi sia una cosa bella o brutta.
Sono le undici e trentanove di una domenica sera in cui piove e l'acqua canta ed ho nostalgia di cose mai vissute ed i miei occhi sono grandi o forse no, e oggi pomeriggio una pubblicità alla televisione m'ha fatto ricordare di quella volta in cui io e lui abbiamo provato a fare una British Breakfast -in italiano è femminile, vero?-, anche se di fatto era quasi mezzogiorno e fare colazione insieme non è la stessa se non ci si è svegliati almeno nella stezza casa, ma insomma ci siamo preparati le uova ed il bacon, ma non ci ricordavamo cos'altro prevedesse, questa colazione inglese, quindi è andata a finire che abbiamo mangiato biscotti danesi e mou, ed io ho bevuto caffè e lui una tazza di latte -o erano due?-, e le uova ed il bacon se li è mangiati il suo cane, salvo poi vomitare tutto sul tappeto del suo salone -'Mi sa che i cani non le digeriscono, le uova'. Uno sguardo schifato. 'No, è solo il mio che è una ciofeca'-, ed io stasera due uova me le sono preparate per cena, ma non è stata la stessa cosa (two eggs don't last, like the feeling of what she needs).
Sono le undici e quarantasei di una domenica sera in cui piove e l'acqua canta ed ho nostalgia di cose mai vissute ed i miei occhi sono grandi o forse no e le uova di sera fanno schifo, ed io alle domande 'sei innamorata?' e 'credi nell'amore?' non so più cosa rispondere, perché io lo amo ancora e di conseguenza nell'amore -come lo intendono loro, ché la gente quando dici 'amore' pensa a uomo e donna, forse qualcuno un po' più aperto pensa a uomo e uomo o donna e donna, ma nessuno pensa mai a mamma e figlia o a vecchia e gatto, quindi ci si adatta- ci credo, ma vale ancora, quando si è innamorati di qualcuno che, di fatto, non c'è? Si chiama amore anche quello? Si dice che si crede nell'amore anche quando si crede nell'amore solo ed esclusivamente con qualcuno che non c'è, che non c'è più, che non esiste, e si esclude a priori la possibilità d'innamorarsi di qualcuno che non sia lui, e che quindi esista? -no, non lo amo, quindi, capito?, ché è un amico, niente più, niente più, perché di più sarebbe lui, e lui non si può trovare in qualcun altro-.
Sono le undici e cinquantatre di una domenica sera in cui piove e l'acqua canta ed ho nostalgia di cose mai vissute ed i miei occhi sono grandi o forse no e le uova di sera fanno schifo e le domande esistenziali m'assillano, e domani ho scuola quindi forse è il caso che vada a letto, ché domani è lunedì, qui c'è il mercato, bisogna alzarsi prima per non arrivare troppo in ritardo a scuola, che poi non si entra più -mi dispiacerebbe così tanto?-, e poi il lunedì di solito ho troppe cose da fare per concentrarmi su questi pensieri strani che mi annebbiano gli occhi.
Buonanotte.
Buonanotte a me, a te, al tuo cane -anche se non ce l'hai, ché evidentemente è invisibile-, al tuo gatto -stessa cosa del cane-, alla tua famiglia, ai miei gatti ed ai miei pesci rossi, alla mia calopsite, a mia sorella, alla mia, di famiglia, a chi non legge perché comunque quando qualcuno ti augura la buonanotte te lo senti dentro, a Baricco che oggi era di nuovo tra le mie mani, anche se in senso metaforico, e, soprattutto, buonanotte a questa domenica che m'ha fatto pensare un po' troppo, ma va bene così.
"Ho scritto una cosa lunga e che mi fa schifo" e intanto, io, gli occhi lucidi e la pelle d'oca ce l'ho come al solito, come tutte le volte che dici che fa schifo.
RispondiEliminaE' che sei tanto sensibile.
RispondiEliminaNiente da dire sul post in ogni senso, perchè sono completamente rimasto a corto di parole, ma avrei un commento su ciò che ha detto Amy: hai veramente detto "Fa schifo"? Per citarti, M., Ripigliati!
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