dicembre 24, 2013

e alla gente che chiede come va rispondo 'bene', o 'come sempre', e invece sto male, sto male, sto male, e non ho neanche voglia di mettere le maiuscole, chissenefrega della forma, ho anche iniziato con una congiunzione, roba che la mia vecchia professoressa d'italiano si butterebbe giù dalla finestra, chissenefotte, io sono stanca, portatemi via da 'sto natale del cazzo e da questo posto di merda.

dicembre 13, 2013

''Scusa mamma se non sono brava in niente''.

Sto male, e non solo perché ho il post-Mauthausen (ovvero raffreddore, mal di gola e due linee di febbre) e il ciclo, ma perché mi trovo al quinto giorno di un graduale declino che mi ha portato a sedermi su questa sedia due ore e quarantacinque minuti fa, e a fissare lo schermo nero per tutto il tempo che ho impiegato a rendermi conto che magari era il caso di far qualcosa, e che questo qualcosa poteva essere scrivere un pochino, che forse non risolve le cose ma un pochino mi aiuta.
Sono passate meno di due settimane dal post in cui affermavo di star meglio e di avere, sostanzialmente, un buon piano per affrontare la vita, e ora vorrei tanto sapere dove io me la sia andato a pescare quel briciolo d'ottimismo e di fiducia nelle mie capacità di star bene - perché, diciamocelo, io non ci so proprio stare, bene, è una delle mie caratteristiche, posso stare benino per qualche giorno e poi finisce tutto di nuovo, è così da sempre, avrei potuto avere i denti storti e invece mi hanno dato la capacità di sentire il peggio in ogni situazione, pazienza.
Lunedì, di ritorno dall'Austria, dopo quattro giorni di totale isolamento dal mondo esterno, ho avuto un'interessante conversazione con un ragazzo a cui piaccio secondo l'opinione comune (io ne ho sempre dubitato, ma boh, non so, ricevere attenzioni positive mi fa stare un sacco bene e non combatto molto con la mia parte irrazionale, quando capita) ma che tristemente per il popolo sta con una ragazza - obiettivamente stupida - da circa due anni, nonostante lui non mostri un grande entusiasmo per la relazione. Insomma, mi ha raccontato della loro vita sessuale - argomento già di per sé piuttosto imbarazzante per la sottoscritta, ma ancora di più se a parlarne è lui, insomma - e ho capito quanto le impressioni altrui mi avessero influenzata, e quanto sul serio io mi fossi effettivamente convinta di piacergli, e quanto immaginarlo in situazioni intime con lei mi desse fastidio - ma fastidio sul serio.
Il pomeriggio ho avuto un'interessante conversazione con mia madre, che nonostante gli otto e i nove è ancora convinta che io non studi, e la delusione è tornata a farsi spazio nella mia testa e non ho fatto altro che pensare, per giorni, che sia tutto inutile e che allora tanto vale andare a fare un corso da barista se poi l'impegno non lo riconosce neppure chi con me ci vive.
Martedì ho scoperto che L. si è fidanzato.
Sono andata a capo perché credo che la notizia abbia bisogno di un suo spazio, anche fisico, perché personalmente ero convintissima che di lui non me ne fregasse più niente, e invece martedì ci sono rimasta malissimo, e ho pensato a quanto sarebbe stato tutto diverso adesso se solo lui non mi avesse fatto così male, e che forse mi manca un po' l'idea di lui, e insomma, considerando tutta la mia situazione sentimentale, il fatto che lui adesso stia con qualcuno mi disturba non tanto perché è lui, ma perché non sono io. Non so se sono riuscita a spiegare la cosa, non credo.
Tra ieri e oggi sono successe altre piccole cose che non ho intenzione di scrivere per intero perché altrimenti sto qui fino a lunedì, però insomma tra queste il fatto che mi ha telefonato la sorella di Giò spargendo un po' di sale sulla ferita, aggiunto ad A. che non mi vuole più parlare perché starmi vicino è troppo difficile e la questione Capodanno che aleggia intorno a me senza che nessuno si decida a interpellarmi direttamente perché tanto sanno che non ho soldi e che davvero non posso tirar fuori duecento euro per la casa, e insomma niente, stamattina che ero un po' stanca mi sono chinata sul banco e ho chiuso gli occhi e nessuno si è accorto che non stavo più ascoltando e ho pensato a quanto cazzo faccia schifo la mia vita, e a quanto io sia maledettamente sola, e a quanto poi io non faccia granché per cambiare le cose perché sto sempre chiusa in casa a leggere e scrivere e il sabato sera non m'immergo nella folla ma vado a bere con le solite tre persone, e a quanto alta sia la probabilità che in modo o un altro se ne vadano anche loro, e allora mi sono dovuta alzare e correre in bagno e ho vomitato almeno quattro volte, e sono uscita a fumare due sigarette di fila per poi tornare a vomitare, e ora sono qui in casa da sola che dovrei studiare filosofia per mercoledì ma non riesco, non sono in grado, sono stanca, voglio solo dormire, o magari andare via, e magari per sempre.

dicembre 09, 2013

Sono stata due giorni in Austria e ho guadagnato solo una doccia gelida, un letto rotto, una coperta sporca e il telefono morto.
In compenso volevo rendervi tutti partecipi del fatto che ho fatto un tatuaggio bellissimo, e che dal momento che come dicevo il cellulare è andato non ho modo di entrare su internet e di conseguenza chissà quando mi rivedrete.

Adios, amigos.

novembre 24, 2013

'Aspetta, ho visto un bar'.

Sto iniziando a rivalutare tutte le mie convinzioni, considerando il fatto che le ho maturate in situazioni alquanto particolari.
Le sto rivalutando perché in questi ultimi mesi sono cresciuta un sacco, e ho quindi capito che non è vero che le persone si scelgono, e non è vero che ci sono persone belle e persone brutte, e non è vero che io non merito niente, e non è vero che se una persona se ne va è necessariamente un casino.
Le sto rivalutando perché ci sono persone a cui importa di me, e se importa a loro non vedo perché io debba fregarmene.
Le sto rivalutando e ancora non sono arrivata ad alcuna conclusione accettabile, ma non importa molto, perché vivo un po' alla giornata e studio e ho iniziato di nuovo a leggere un sacco grazie ad un amico che mi ha detto 'ti porto il libro giusto', ed effettivamente aveva ragione. Ultimamente ci sono un sacco di cose che mi fanno arrabbiare, riguardo scuola e persone e casa e vita, ma dopo l'eccesso di stress di qualche settimana fa (ciao Reginald, non mi eri mancato per niente) ho deciso di lasciar correre, che non ne vale la pena, che non sempre fare la paladina della giustizia paga, e allora scherzo e dico 'Sono stoica' - cosa vera manco per il cazzo - perché stoica è un pochino quello che dovrei diventare, ché a incazzarmi non ho fatto altro che rovinarmi lo stomaco.

Dall'ultima volta che ho aggiornato questo blog sono cambiate tantissime cose, e vorrei scriverle tutte, ma non so se ho abbastanza tempo, perché il computer non è mio, però ci proverò.
Per L. non sto più male, proprio per niente. A inizio mese ha compiuto ventun'anni, e la cosa non mi ha fatto effetto. L'ho visto, non ci siamo salutati, e non ho provato niente. Mi fa talmente che schifo che boh, non lo voglio nella mia vita, neanche sotto forma di assenza.
E' la prima cosa che scrivo dopo l'ultimo post - che risale al ventun agosto, e neanche ha richiesto chissà quale sforzo perché era un semplice dialogo - ma sento che forse, ora che ho iniziato di nuovo a leggere, potrò ricominciare anche a scrivere, fosse anche solo una dedica sul diario di qualcuno. Sono fiduciosa.
Ho litigato con un po' di persone - ultimo ma non meno importante quell'A. del suddetto dialogo - e con altre ho semplicemente smesso di parlare, procrastinando una conclusione che comunque prima o poi arriverà, e io sarò pronta, perché adesso sono forte - 'che se piangi ti si arrugginiscono le guance'.
Nuove persone sono entrate nella mia vita, in bene e in male, ma soprattutto in bene, e allora sono felice di aver chiuso con le altre perché altrimenti non le avrei sapute apprezzare, e credo che la prossima volta che avrò un computer a disposizione dedicherò loro un post, perché le persone che mi rendono così serena se lo meritano.
Mi sono trasferita da mia nonna per una lunghissima serie di motivi che non starò qui ad elencare, ma insomma adesso ho il wi-fi solo se sto seduta in sala da pranzo accanto alla finestra, quindi tutta la mia vita virtuale è stata messa in stand-by. Bòna.
Mangio regolarmente due volte al giorno, la maggior parte delle volte controvoglia perché non ho fame, ma mangio. La cosa può sembrare scontata, ma non lo è, e io sono fiera di me stessa, a dispetto di quanto chi mi circonda possa dire. 
Bevo ancora tantissimo caffè, sono tornata a berne quantità industriali, però quelli che mi sgridano dicono che mi vogliono bene lo stesso, quindi non me ne preoccupo poi molto. A me il caffè piace, oh.

Vabbè insomma, tutto questo per dire che sono viva, che sto bene, e che quando arriveranno i soldi della borsa di studio mi comprerò un dannato computer e tornerò a raccontare la mia vita qui, cosa per voi potrà anche essere irrilevante ma che a me manca moltissimo, altrimenti non avrei neanche aperto un blog. E cambierò pure il tema di Tumblr, perché ora m'ha rotto il cazzo.
Cia'.

agosto 21, 2013

La dolcezza.

A.: Scrivi una storia su noi due dove tu non hai la patente e io ti porto al mare di notte.
Io: Altre richieste?
A.: Voglio che siamo tanto felici.
Io: E come deve finire?
A.: Che ci baciamo.

luglio 30, 2013

"Ma poi riesci a dormire dopo tutto questo caffè?" - "Mò gufamela".

Da quando non ho più il computer sto trascurando tantissimo questo blog - scrivere post dal telefono è una rottura di palle che non avete idea.
Non che mi dispaccia vederlo vuoto - cioè, anche, ma ho abbandonato così tanti blog e pagine Facebook che ormai c'ho fatto l'abitudine -, è che proprio mi rendo conto che questo spazio è l'unico posto in cui scrivo qualcosa di me, di come mi sento e tutta quella roba lì, e se non ho modo di sproloquiare qui allora mi limito a dire che fa caldo e che che palle senza dilungarmi in spiegazioni. Va da sé che la cosa non è salutare per niente.

Vabbè, tutto questo per dire che sono le quattro e dieci, tra due ore e venti suona la sveglia perché domani c'è da andare a fare delle commissioni e io non riesco a dormire neanche con le goccine perché sto pensando a un sacco di cose brutte che mi tengono sveglia e 'sti cazzi.

luglio 05, 2013

Scrivo questi post tipo lista della spesa perché non so scrivere cose sensate.

Ero fermamente convinta che se L. poi non mi avesse chiamato sarei stata malissimo, e invece niente.
Sono arrivata a questa forma di rassegnazione che mi ha portato a non sperarci poi molto, e a non rimanere dunque delusa.
K. dice che sono cambiati, e che forse è stato meglio così per tutti, e che prima o poi torneranno con la coda tra le gambe. Io, generalmente, le rispondo che non è stato meglio per niente, ma ormai hanno deciso e che, se anche dovessero tornare, probabilmente io non sarò qui ad aspettarli. All'ultima parte non credo neanche io.
Ne ho parlato un po' con tutti, ultimamente, di L.
Andrea* ha detto che lui è idiota, "e non perché non ti merita e blablabla, è un idiota perché evidentemente non si rende conto di quanto cazzo sia fortunato chiunque ti abbia accanto". Io ho un po' di problemi a credere alla seconda parte, ma okay.
In ogni caso, bòna. Voglio dire, probabilmente era destino.

Ieri mi sono fatta i ricci.
O meglio, mi sono fatta fare i ricci. Sembravo afro, ma chissene. Nonno quando mi ha visto si è messo a ridere e Giulia ha detto che le piaccio un sacco. Propendo più per nonno.

Ho cambiato per la miliardesima volta il tema di Tumblr perché io faccio così, quando sento che c'è qualcosa da cambiare anzi che tagliarmi i capelli vado di HTML. Un giorno, quando avrò abbastanza soldi da sputtanarmi, passerò alle droghe pesanti. Per ora mi accontento.

Sto programmando di riallacciare i rapporti con un sacco di persone che avevo perso di vista perché uscivo sempre con L. - vorrei capire com'è che alla fine c'entri sempre lui, cristiddio.
Il problema è che non sono proprio un portento nelle relazioni sociali, e i messaggi tipo "Hey, è un po' che non ci vediamo, andiamo a prendere un caffè?" mi sanno di squallido quindi non li scrivo.
Devo farmi passare questa mania per le entrate ad effetto, sennò va sul serio a finire che morirò sola con settantadue gatti e i vicini se ne accorgeranno solo una settimana dopo, allarmati dalla disarmante puzza di piscio.
Un finale più che adeguato.



*Generalmente, indico col loro nome solo le persone che leggono questo blog. Non so perché, probabilmente il senso del rispetto della privacy è profondamente radicato nel mio subconscio. Ricoveratemi.

giugno 24, 2013

Can we finish what we started? Don't you leave me brokenhearted tonight.

Premessa per tutte le persone che una volta finito di leggere questo post avranno una voglia matta di prendermi a randellate (una di queste è bionda e ha due gatti, già lo so): ho bevuto tantissimi Campari Soda, stasera, e ho preso le goccine per dormire, quindi non credo di essere nel pieno delle mie facoltà mentali e, pertanto, merito la vostra pietà.

In quattro giorni ho mangiato solo due pomodori, tre pennette al sugo e una Kinder Pinguì, ma il mio stomaco ha avuto comunque da ridire e, per dimostrare al mondo che lui è un ribbèlle, ha pensato bene di farmi passare mezzo giovedì a vomitare. Mamma è convinta che sia stata una congestione e credo che la colpa sia mia, perché quando mi ha chiesto se avessi fatto colazione col latte freddo ho annuito per farla stare zitta, ma insomma.
Venerdì c'è stato il primo di una lunga serie di terremoti, e la mia famiglia è andata totalmente nel panico, così mamma ha preso me e mia sorella e ci ha costrette ad andare verso il centro, perché a casa non si sentiva al sicuro - e qui ci starebbe un lungo discorso su come gli edifici cadano in ogni direzione e non solo su loro stessi, ma non mi pare questo il momento.
Comunque io ero seduta fuori dalla gelateria e sorseggiavo il mio frappè, quando alle mie spalle è spuntato L., che ha ben pensato di sedersi accanto a me.

Porcoddio.

Vabbè, insomma, mi ha raccontato un sacco di cose, di come gli ultimi mesi siano stati uno schifo perché suo padre l'ha cacciato di casa e lui ha litigato con quasi tutti i suoi amici e la ragazza che si era trovato in realtà era una stupida (MA DAI?) e al lavoro è una merda e tutto il resto.
Io non ho fiatato, anche se di risposte ne avevo un sacco e la maggior parte riguardavano il karma. Mi ha implorato di rivolgergli parola, ed io l'ho fatto.
Con tutta la calma ed il sangue freddo di cui sono capace - e anche quello di cui non sono capace - gli ho detto che è stato uno stronzo, che ho perso quasi dieci chili per colpa sua, che non ho dormito per mesi cercando di capire dove diamine avessi sbagliato, che non avrebbe dovuto farmi gli auguri di buon compleanno, che ho sobbalzato per settimane quando sentivo il rumore di un motorino perché speravo fosse lui che si degnava di chiedere scusa, e che evidentemente la nostra amicizia io me la sono immaginata dall'inizio alla fine.
"Hai ragione, scusa. È che mi sentivo una merda e avevo vergogna a venire sotto casa tua, quindi non lo facevo e mi sentivo ancora più una merda".
"Perché lo sei".

Abbiamo parlato per quattro ore; lui mi ha comprato una borsa dei Beatles e ha detto che mi chiamerà.
Ieri l'ho incontrato di nuovo, ero seduta accanto ad una fontana e mi è corso incontro sorridendo. Ha detto di essere di fretta e di non potersi fermare, accompagnami alla Vespa. L'ho accompagnato, abbiamo parlato un po', mi ha chiesto perché io e lui non ci siamo mai baciati ed io ho risposto Perché sei un idiota. Ha giurato che si farà sentire ed è andato via.

Io lo so che il mio telefono non suonerà, però forse, l'idiota, alla fine, sono io.
Sono io perché continuo a pensare a quanto sarebbe bello se gli ultimi mesi non fossero esistiti, se io riuscissi ancora a fidarmi di ciò che dice, a cercare i suoi abbracci e non i suoi occhi che non dicono bugie solo per essere certa che stavolta non se ne andrà. Vorrei tanto non odiarlo per essersene andato quando più avevo bisogno di lui, vorrei non averlo (quasi) amato per così tanto tempo e con così tanta forza in modo da essere in grado, adesso, di non salutarlo e mandarlo finalmente affanculo come merita.
E invece non ce lo mando.
Quando (SE) chiamerà, io uscirò con lui, già lo so, e per quanto io ripeta a me stessa che le cose sono cambiate e il rapporto si è ormai guastato, ho una paura fottuta di tornare ad essere per lui l'amica da chiamare quando le altre lo respingono, quella priva di dignità e amor proprio che corre ogni volta che lui ha bisogno d'aiuto, di un abbraccio o di un consiglio - o anche solo di dieci centesimi per poter prendere la Monster Energy al Free Shop.

giugno 18, 2013

Propongo di rendere illegale il lunedì.

Sono stanca di sentire frasi tipo "Dietro ogni ragazza stronza c'è un ragazzo che l'ha ferita".
'Sti cazzi, dietro ogni persona stronza c'è la stronzaggine e basta.
Niente, sono appena tornata da una serata tra ragazze - il chitarrista stava male e mi ha dato buca, probabilmente lo vedrò domani - e sono sempre più convinta che la mia infelicità derivi dal fatto che stronza proprio non lo so essere, ché anche se dico cose scomode alla fine mi comporto sempre in modo fin troppo corretto con tutti, compreso chi non se lo merita, e non importa se la regola sembra essere "Più ti comporti male, meglio ti trattano", sto maturando la convinzione che non si possa andare contro i propri principi.

Che poi ora è ufficialmente il 18 giugno e io sto di merda, quindi vedere gente non è stata proprio una grande idea, soprattutto se questi continuano a chiedermi di persone che se ne sono andate. Io non voglio ricordare, voglio dimenticare gli ultimi quattro anni della mia vita e tornare ad essere una quattordicenne serena e studiosa, hippie e all'oscuro di cose brutte come le partenze improvvise - vorrei solo aver detto addio come si deve, almeno una volta.

giugno 17, 2013

Nonsense is the way, bitches.

Odio i siti tipo Ask.fm perché non ho mai le risposte. In generale, intendo.
È che sono fatta strana, faccio tantissime domande ma difficilmente rispondo con precisione quando tocca a me; anche domande semplici tipo ti piace il gelato? originano periodi lunghissimi pieni di se e di ma. Non parliamo poi di domande complicate come qual è stato il momento in cui ti sei sentito più felice?
Non lo so, okay? Mi risulta particolarmente difficile scegliere, decidere quale sia stato il più. Ci penso per ore, poi rinuncio e va a finire che non rispondo. L'abbandono del mio account Formspring è dovuto a questo.
Che poi ho abbandonato un sacco di account, ma sul serio. EFP in primis.
Una volta ero sempre lì, anche nei miei periodi di profonda crisi in cui anche scrivere la lista della spesa risultava complicato. Leggevo, recensivo, mi scambiavo contatti con persone carinissime e rispondevo a quelle anime pie che avevano il coraggio di leggermi. Poi basta. Non so neanche io perché, a dir la verità. Mi è solo passata la voglia di fare cose, credo, così non ho più recuperato storie che non avevo potuto leggere per mancanza di tempo, non ho mai recensito le poche che invece ho finito di leggere, non ho più pubblicato.
In un certo senso, mi sono isolata anche sul web proprio come sono isolata nella vita reale - anche qui, probabilmente è colpa mia.

E niente, non so perché io stia scrivendo queste cose. Forse perché fa caldo, e stasera esco con un chitarrista carinissimo che aggiunge un sacco di cuoricini alla sua buonanotte ma che è solo un amico, e va bene così, perché un amico è ciò di cui ho bisogno adesso, e forse sempre, però sono comunque un po' agitata perché andiamo in un pub e io ho tipo un euro e ottanta in tasca, devo pensare a qualcosa da dire per giustificare il mio caffè nonostante la promessa di una birra.
Un ragazzo conosciuto da poco mi ha detto che il fatto che alla fine tutti finiscano per vedermi più come una sorella dipende dal mio atteggiamento e che se non cambio quello difficilmente cambierò la situazione. Non so, la cosa mi ha turbato - va da sé che non cambierò un accidente, il mio sarcasmo è troppo avanzato per essere messo da parte, e d'altronde non posso fare a meno di preoccuparmi per tutti. È la mia natura, e contro la natura non si va. Lo diceva anche un qualche filosofo francese di cui ora mi sfugge il nome.

Vabbè, niente, ciao. Regalatemi un unicorno.

aprile 10, 2013

Gn.

Ho questa sorta di male di vivere generalizzato che si traduce in mal di testa e perenne nausea che, tra l'altro, mi ha riportata indietro alla persona che ero prima - prima di te, di loro, di voi, della smania per l'oro nero e della quinta di reggiseno.
Il pomeriggio arrivo a casa e faccio i compiti, cosa che generalmente faccio giusto il giorno prima della ritira dei quaderni o di interrogazioni/verifiche/domani je gira er cazzo. Non so, stamattina ho scritto una quindicina di righe mentre interrogava di fisica (nell'ultimo anno e mezzo, un po' per la tendinite e un po' per le varie fave, scrivevo solo a computer), sono tre giorni che in classe seguo le lezioni e prendo appunti (di altre materie eccetto matematica e fisica, cosa che non facevo da anni), ho riletto l'antologia di Spoon River e non dimentico più le luci accese.
Credo che questa tristezza che mi è presa da qualche mese - da quando ho involontariamente detto addio per sempre alla mia vita sociale, suppongo - si sia pian piano tramutata nella necessità di riempire piccoli vuoti. Se a riempirli non ci può essere L., che ci sia lo studio, poco importa. Tra l'altro di letteratura stiamo facendo Foscolo ed io tipo lo amo, sarà perché Napoleone m'è sempre stato un po' sul cazzo oppure perché lui è lontano da casa ed io non so, a casa ci sto tutti i giorni dall'una e mezza alle sette e mezza della mattina dopo, però un po' esule mi sento - qui sarebbe bello se l'italiano avesse la stessa sensibilità dell'inglese di distinguere tra la casa vera e il mero edificio, a me manca qualcosa che qui non trovo, devo andar via.

E niente, il problema è quando, la sera, finiscono le cose da fare ed io non so più come tenermi impegnata e allora fumo tante sigarette e bevo un sacco di caffè e the alla vaniglia e non posso fare a meno di pensare che, alla fine, questo male alle ossa e questo vizio di dormire stringendo così tanto i denti da aver dolore per le prime quattro ore successive al risveglio potrebbero benissimo scomparire se un giorno, improvvisamente, qualcuno si decidesse a restare. Almeno un po' più a lungo.

aprile 02, 2013

Questo lo dico perché l'unico computer che posso utilizzare al momento fa cagare:

Nella sezione "You can find me" - a destra da computer e da qualche altra parte da cellulare - l'URL di Tumblr è sbagliato, perché l'ho cambiato mesi fa e ora volevo correggere, ma non posso, dunque in caso v'interessasse è questo qui.
Ah, tra l'altro Formspring sta per essere eliminato forevah e io ho aperto un account su ask.fm che, sempre in caso ci fosse qualche buon'anima interessata a chiedermi qualsiasi cosa, è this one.
Detto ciò, vado a letto e penserò tutta la notte a qualcuno a cui rubare il computer due fottuti minuti per rimediare alla cosa ed eliminare questo post.
Adieu.

aprile 01, 2013

Volevo solo dire che-

Allora, first of all ho notato che le mie frasi iniziano sempre con "Volevo solo dire/far notare/sottolineare/puntualizzare che-". Che cosa oscena.
No, sul serio, cristiddio, sono terribilmente banale e scontata e boh, fuck this shit.

Poi.
*rullo di tamburi*
Tipo due anni fa ero a Bologna - fino a quest'estate ci andavo spessissimo - e sono entrata, come di consueto, alla Feltrinelli (piccola nota: prima che aprissero quel concentrato di meraviglia che sono le Terrazze a Spezia, qui vicino la Feltrinelli non c'era. Avevamo, come mero surrogato, la Giunti, che neanche a dirlo non ha mai 'na sega). Girovagando per gli scaffali ho visto Next di Baricco, unico suo libro di cui ancora non ero in possesso.
L'ho afferrato al volo, per non rischiare una di quelle scene da film in cui arriva un bel fanciullo che ci mette le mani sopra e BUM!, scoppia l'ammòre. Scoppia l'amore una sega, toccatemi Baricco e siete morti.
Dunque, dicevo, ero lì che vomitavo arcobaleni quando improvvisamente mi sono ricordata di aver speso i miei ultimi averi per due caffè doppi - quel giorno mi girava particolarmente il cazzo.
Okay, niente panico, ho pensato. Ora vai a casa, ti fai dare cinque euro e domani torni a prenderlo. 
Un piano perfetto, neanche il buon vecchio Horatio Nelson avrebbe potuto pensare di meglio, se non che il giorno dopo il libro era scomparso. Andato. Perduto.
Nutro ancora un grande risentimento verso la faccia da culo che me l'ha soffiato.
Ho passato gli ultimi due anni a cercare disperatamente quel libro nella mia zona - Scusi, per favore, può ripetere? Com'è possibile che non possiate neanche ordinarlo?! MA LO FATE IL VOSTRO LAVORO O SIETE SOLO QUI A RUBARE SOLDI ALLO STATO? - e a pregare chiunque andasse in una big city di guardare se per caso riusciva a trovarlo; ovviamente invano.
Ora, voi direte, okay, ma a noi?
A voi.
Eh, a voi.
Tre giorni fa sono andata alle Terrazze con delle persone carinissime e obviously analfabete che mi hanno detto "Se vuoi entrare alla Feltrinelli okay ma veloce, noi ti aspettiamo qui fuori".
FUCK THE POLICE, ho fatto il mio bel giro, mi sono ripromessa di tornare a comprare Lolita di Nabokov perché la mia copia è stata prestata dalla mia adorabile madre a qualcuno (who knows? Lei non ricorda) che non si è mai premurato di restituirla, e SBANG.
Next.
N e x t.
Era lì, bellissimo, tra 'Oceano mare' e 'Questa storia'.
Costava cinque euro e cinquanta. E IO L'HO PRESO.
Ebbene sì, signori, sono ufficialmente in possesso di quel benedetto libro, ALLA FACCIA DELLO STRONZO CHE ME L'HA FOTTUTO A BOLOGNA.

E niente, ho mandato messaggi di gioia (privi di senso, ovviamente) a tutti i miei conoscenti. che hanno tutti compreso, chissà come, e si sono congratulati con me per la titanica botta di culo.
Esultate con me anche voi, dai, non fate gli gnorri.

marzo 30, 2013

A grande richiesta! - in continuo (?) aggiornamento.

Un anon carino a cui devo una birra da tipo tre anni - alzi la mano chi già sa che non l'avrà mai! - ha detto che vorrebbe la lista delle cose in cui credo.
So, here we go.

Credo nella vita dopo il caffè, perché no coffee no party e in particolare no coffee non parti.
Credo nella sacralità della pausa sigaretta, perché se me l'accendo mentre faccio qualcosa sei tenuto a disturbarmi ma se dico 'okay ora basta' e mi siedo a fumare non devi rompere le palle. E' come se chiedessi a un musulmano che sta pregando per la strada con tanto di testa verso la città santa se per caso sa dov'è il McDonald's.
Credo nei segni del destino, come quando un giorno mi cadeva sempre la penna e ho pensato "qui qualcuno mi scappa dalle mani" e infatti la situazione con L. è precipitata.
Credo nelle testate a fin di bene (ma anche nei calci, negli schiaffi, negli sputi in faccia...), perché il mio professore di scienze ha detto che mentre ti fanno del male fisico memorizzi meglio, e se ti devo dire "Lascialo stare perché è un cretino" - per esempio - accompagno il tutto con un calcio negli stinchi dato bene così vedi che non te lo dimentichi.
Credo nel potere terapeutico del mare, ché se sei triste e tutti i pensieri sembrano portarti via tu ti devi solo sedere in spiaggia e lasciare che siano le onde a portare via loro.
Credo che scrivere sia il dolore e non la terapia, ma questo lo credo adesso perché un persona saggia me l'ha fatto capire. Quando scrivi verbalizzi - che per me è una cosa difficilissima, ci tenevo a sottolinearlo - ma non risolvi una cippa.
Credo nel mito greco degli ermafroditi elaborata nel Simposio da Platone - mica da Gino il macellaio, diamine - secondo cui all'origine dei tempi gli esseri umani avevano quattro braccia, quattro gambe e due teste. Per gelosia nei confronti della perfezione umana, gli dei separarono l'uomo in due parti con un fulmine, creando da ogni essere umano primordiale un uomo e una donna. Come conseguenza, ogni essere umano cerca di ritrovare la propria iniziale completezza cercando la propria metà perduta, e io credo di averla trovata e persa - ma questa è un'altra storia.
Credo che le persone, quando muoiono, diventino gocce d'acqua salata o dei volatili, ancora devo affinare la mia teoria.

marzo 11, 2013

Volevo dire un sacco di cose serie ma non mi vengono più in mente.

Vabbè, fottesega.

Ieri facevo zapping - no, 'spettate, l'imperfetto è zappavo? - sui canali di musica perché di base tutto il resto anche no, e ho trovato gli One Direction. Non che la cosa mi abbia sorpreso, gli One Direction sono ovunque, è che io ho una malformazione al cervello per cui qualsiasi cosa io senta arriva ai miei neuroni leggermente modificata in modo da risultare dannatamente sconcia. Una tortura.
In particolare, io, ieri, ho sentito get out of my head and fall into my ass instead, ed ero tipo: wut?
Poi ho capito, eh.

Facendo un rapido calcolo, io ho la bellezza di sette blog - otto se contiamo quello di msn ormai inesistente perché mai passato a Wordpress.
Quanti ne aggiorno? Tre.
Sono proprio 'na persona 'i mmèrd.

Credo nella teoria del complotto, in Big Foot e negli unicorni.
CHE POI 'STI CAZZI, in Irlanda ne hanno filmato uno, alla faccia vostra, tie', stronzi, ve l'avevo detto io, eccheccristo, esistono i ragni figurati se non esistono gli unicorni.
Ah, poi vabbè, credo in un sacco di altre cose, ma queste mi sembrano le più rilevanti. Se volete l'elenco completo fatemelo sapere, basta un commentino piccino picciò, si può pure usare l'anonimo, vi snocciolo la mia deficienza con immenso piacere, tanto sono a casa con l'influenza ed ho un sacco di tempo.

Hanno fatto la Goat version di 'I miss the misery' degli Halestorm.
Lì per lì non capivo. Goat version? Minchiavvordì?
Poi ho visto la pecora, e niente è più stato lo stesso.
N i e n t e .

febbraio 09, 2013

Six degrees of separation.

"Non sei più quel che eri un tempo, e ora sei quel che c'è di diverso da me. E pensare a quanto tradirono tutti quei baci che tolsero via dalle bocche le frasi che avremmo voluto gridare per convincerci che di amarci noi non ne saremmo mai stati capaci, e allora tu spiegami dei nostri baci il senso, e se un senso lo trovi dimmi almeno qual è, dimmi se c'è (...) Quei baci bugiardi sembravano veri". [cit.]

Non so, sono triste per altri motivi e penso che fino a poco tempo fa lui era l'unico a non farmi sentire sbagliata su ogni fronte, e ora è sparito e boh, non è neanche il fatto che mi manca, cioè, sì, mi manca, non la voglio raccontare a nessuno, ma io lo so che se se n'è andato c'è un motivo, e il motivo è che alla fine il nostro legame non era così forte e bello come credevo, ma era il mio punto fermo, era quell'amico che quando sa che stai male viene sotto casa tua, ti fa scendere e senza dire niente ti abbraccia e ti fa piangere contro il suo petto, e stasera penso che è un mese che sto di merda e vomito spesso e ho di nuovo (quasi) smesso di mangiare, e il mio campanello non l'ha toccato nessuno.
E poi penso, tra tutte le altre cose, che forse è destino, è il karma, non c'è altra spiegazione, nella mia vita precedente devo essere stata una persona decisamente orribile, perché tutte le persone a cui tengo se ne vanno, per adesso tutte involontariamente tranne lui. Magari non me le so neanche scegliere, le persone, però credo che alla fine neanche ci siano opzioni, che le persone non si scelgano, ci s'incontra e ci s'affeziona, punto, un po' come la felicità che è solo questione di ormoni e tu passi tutta la vita a cercarla sotto i tappeti e sopra i davanzali e poi è sempre stata qui, dannazione, si può passare tutta la vita a cercare un dannato ormone?

- nel tuo portafoglio c'è ancora il mio post-it con la struttura molecolare dell'ormone responsabile dell'innamoramento, non credo tu abbia mai capito il perché io te l'abbia regalato, quindi adesso che anche se leggi fottecazzo perché tanto neanche mi saluti te lo spiego, okay? Eravamo nella tua cucina, tu stavi facendo un disegno per lei, l'altra lei, ed eri così bello e concentrato, con quella vena bluastra tra la palpebra ed il sopracciglio, che non potevo far altro che pensare a quanto sarebbe stato bello se tu avessi alzato lo sguardo, mi avessi guardato negli occhi e quel dannato ormone avesse iniziato a circolare nel tuo corpo. Ma ora non importa più, buona vita, e anzi, fa' una cosa: buttalo via quel foglietto del cazzo.

gennaio 27, 2013

I can only do so much, and of course is never enough.


Okay, adesso basta.
Io non ce la faccio, voglio che questo sia chiaro a tutti. Io non ce la faccio, punto, basta, fatevene una ragione, ho dei limiti rigidissimi, per quanto io possa tentare e continuare a spingere sempre più forte quelli non si spostano, mi stanco e basta.
Non ce la faccio, io ci provo, sul serio, ad essere una brava figlia, una brava sorella, una brava studentessa, una brava amica e una brava ragazza, ma non si possono fare tutte queste cose insieme. Non si può e basta.
O almeno, io non posso, perché per quanto io m'impegni non posso essere perfetta, non è proprio la mia natura, finisce solo che vomito per delle settimane mentre nella mia testa si susseguono urla e saluti mancati e l'eco di un antico senso di colpa che ho un po' camuffato negli anni ma che è sempre stato lì e che continuerà sempre a far echeggiare nella mia testa la convinzione di essere un totale fallimento su ogni fronte.
Io non ce la faccio, sul serio, qualcuno faccia qualcosa, perché io più di così non posso fare, e “così” non è abbastanza, evidentemente, lo dimostrano i fatti, lo dimostrano gli amici (amici?) che dopo settimane di chiamate senza risposta passano e non solo non si scusano, ma neanche si sforzano di biascicare un ciao, lasciandomi seduta fuori da quel cazzo di bar sull'orlo di un attacco di panico ed una crisi isterica – signora barista, ringrazi che c'era ancora del caffè nella tazzina, altrimenti avrei lanciato il suo bellissimo tavolino in legno.
Datemi il permesso di voltarmi e correre, datemi il permesso di distruggere tutta questa città piena di falsi amici (che non sono vocaboli inglesi, purtroppo, con quelli sono brava, me la cavo, ma con questi proprio no) e genitori che ti urlano addosso cose che non stanno né in cielo né in terra mentre tu fai tutto il possibile per non deluderli, e allora ti butti sui libri e smetti di bere e smetti di uscire il martedì pomeriggio e smetti di comprare libri e inizi ad andare a letto presto e questo non basta mai, non basta mai, non basto mai.
Ne hanno tutti abbastanza di me, ma io sono ancora qui, quindi non so, o sono (di) troppo o loro hanno qualche problema, e allora credo che me ne dovrei andare, dove non importa, solo, per favore, portatemi via da qui.

gennaio 22, 2013

Grazie, perché mi fai forza sempre, anche quando non ci sei.
Ti voglio bene, ciao, dormi bene; mi manchi un sacco ma (almeno tu) non ci pensare.

gennaio 21, 2013

'n si può.

Pensavo a quando siamo andati a comprare il regalo per P. e mentre guidavi il tuo vecchio motorino un automobilista ha gettato un brick dell'estathe dal finestrino prendendoti dritto dritto nell'occhio.
Hai accostato e mentre io controllavo i danni tu non facevi altro che chiedere se io mi ero fatta male - se prendeva te lo toglievo dal mondo, altro che seghe.
Ecco, è una settimana che a farmi male sei tu ché un giorno ti vado bene e l'altro no, quindi o ti tolgo dal mondo io oppure troviamo una soluzione, eccheccazzo.

gennaio 14, 2013

Daje.

Premetto che il titolo non c'incastra 'na sega, mi sono solo fissata con suddetta parola e con l'espressione "Non mi sdruma una magonza", trovata nel libro Il metodo 'sticazzi - fantastico, non è un portento della letteratura ma ve lo consiglio.

Mia madre è ritardata.
A parte il fatto che si ostina a usare Internet Explorer e poi smaciulla il cazzo a me perché è lento.
...
MA DAI?!
Idiota.
Comunque, fatta eccezione del suo pessimo istinto di sopravvivenza informatico, oggi ha pensato bene di mettere a lavare tutti i miei jeans.
Tutti.
Anche quelli puliti.
"Dovevo riempire la lavatrice!".
Eccèrto. A che cazzo mi metto io domani non ha pensato, figuriamoci.
Quando ho sollevato la questione, ha detto "Hai i pantaloni bianchi e quelli neri che ti ha regalato zia".
Ora.
Quelli bianchi li metto solo la sera quando sono certa che
a. non devo maneggiare niente che potrebbe malauguratamente cadermi addosso - ovvero mai, perché a me cade addosso anche la cenere delle sigarette degli afroamericani attualmente residenti in Zimbabwe che, per chi non lo sapesse, è parecchio distante da casa mia;
b. non entrerò in contatto con nessun ubriaco che potrebbe vomitarmi addosso - ovvero mai, perché ogni volta che c'è un ubriaco in giro viene a vomitarmi accanto, credo sia perché ricordo loro la ceramica del water, boh, non lo so, fatto sta che io sono l'unica ubriaca che vomita nei wc veri sempre e comunque, perché l'educazione prima di tutto (?);
c. tra l'esatto secondo in cui scenderò dalla macchina e quello in cui varcherò la soglia di casa mia non passeranno più di due/tre ore - ovvero mai per una serie di motivi che non starò qui ad elencare (uno è l'inesistente puntualità dei miei autisti, per esempio);
Quelli neri, come insegna il nostro caro amico Murphy che ci sa, sono estivi.
Come invece insegna l'esperienza di chiunque conosca i miei livelli d'insanità mentale, ho optato per quelli neri. Mi pare ovvio.
Esco da casa alle sette e mezza per rientrarvi alle due meno qualcosa, verso le undici la gente ha le mani unticce e c'è un buon settantacinque percento di probabilità che mi venga il ciclo, quindi quelli bianchi sono decisamente out - mi sento una make-up artist quando dico out, ergo lo dico spesso.
Va da sé che domani cagherò polaretti come se non ci fosse un domani, perché ovviamente farà freddissimo, e che tutti quei simpaticoni dei miei amici fidati quando mi vedranno completamente in nero inizieranno a fare battute sul mio essere 'troppo emo'.

Che poi io dico, cristo d'un dio, possibile che frangia di lato = emo?
Ancora? Nel duemilatredici?
Ma che davero?! (cit.)

Ah, comunque buon anno. (?)

gennaio 08, 2013

La befana non mi porta mai il carbone. (?)

Volevo dire ai giornalisti e a tutti quelli che lavorano in televisione che il bullismo non esiste solo una volta l'anno, e che ridurre tutto a numeri - spaventosi, tra l'altro, cristiddio, provate a dare un volto e un nome ad ogni unità, provate a dare ad ogni singola cifra il volto del vostro vicino di casa, di vostro fratello, di quel ragazzo carino che ogni tanto seguite con lo sguardo, e poi provate a dire che non vi viene da piangere - è oltremodo squallido.
Le vittime di bullismo non sono solo quelle che creano più interesse mediatico, le vittime di bullismo sono tutti quei ragazzi che la mattina hanno mal di pancia e sperano che metà della classe abbia l'influenza, che vanno a letto la sera e si chiedono se è vero che hanno il culo grosso, o i denti storti, o i capelli stopposi, e che anche se all'inizio non ci credono molto se ne convincono comunque, perché a forza di ascoltarle le cose diventano vere.
Volevo poi dire ai genitori che non importa quanti anni abbia il proprio figlio, perché che siamo tutti uguali e che prendere in giro gli altri è sbagliato bisognerebbe insegnarlo da subito, prima ancora che il figlio sia in grado di parlare, e che non sono mai ragazzate,  neanche in terza elementare, se poi questi di anni non ne hanno otto sarebbe il caso di fare qualcosa, magari in fretta.
Volevo dire a tutte le persone come me, quindi sì, magari anche tu, che non sono sole. Non sei solo. E non lo dico perché è una frase di una canzone o perché va di moda, è così. Almeno, io ci sono.
Io ci sono perché lo so cosa vuol dire, essere lì ed essere presi per il culo e sentirsi uno schifo e voler solo che si apra una voragine nel pavimento ed essere risucchiati così da non dover mai più provare una cosa del genere, fidatevi, so cosa vuol dire avere nomignoli orridi - queste persone hanno pure un gusto pessimo, tra l'altro - e quasi dimenticare il proprio nome, so cosa vuol dire piangere la notte, so cosa vuol dire sentirsi soli, ed è perché lo so che vi dico che soli proprio non lo siete. Io non so quante persone leggano questo blog, però se tra voi c'è qualcuno che ha voglia di parlare io ci sono, nel mio profilo c'è un indirizzo email, usatelo. Scrivetemi una frase, un poema, un libro, quanto vi pare, ma se ne avete voglia, fatelo. Per favore.
Io mi sentivo come se non potessi parlarne con nessuno, e stavo di merda. Sul serio. Anche adesso che gli amici li ho, non parlo mai liberamente di queste cose. Io non vi conosco, non potrei mai giudicarvi, scrivetemi. Se siete qui mi conoscete e siete un po' amici miei, e io i miei amici li voglio aiutare come posso.
C'è questo ragazzo, non lo conosco benissimo, ma insomma, è in quarta superiore e sono quattro anni che viene preso per il culo dai suoi compagni di classe.
Ecco, io a loro invece voglio dire un'altra cosa: mi fate schifo.
Non me ne fotte un cazzo se i vostri genitori sono separati o se quando avevate due mesi v'è morto il pesce rosso, stiamo male tutti, la vita è una merda, questo ce lo insegnano da sempre, ma questo non vi giustifica.
Siete degli assassini, e basta. E mi fate schifo. Non importa se poi quello non si uccide fisicamente - o meglio, importa, certo che importa, cazzo, ma capitemi -, voi lo avete ammazzato lo stesso. Non sarà mai più lo stesso, e io mi chiedo solo con che cazzo di coraggio vi guardiate ancora allo specchio, ce ne vuole di fegato. 
Ah, e un'ultima cosa.
Se assistite ad una qualsiasi forma di bullismo e state zitti, be', siete bulli anche voi, guardate qualche riga sopra.



Ho finito la predica. Detto questo, ho freddo, mi scappa la pipì e non ho voglia di andare in bagno. Un classico.

gennaio 05, 2013

Shut up and take my hand.

I pomeriggi passati al mare con il salmastro ad aprirmi i bronchi e le tue dita a giocherellare con le mie caviglie, il tuo naso immerso nei miei capelli e la tua felpa addosso - quel cappotto non mi sembra caldo, mettiti anche questa.
Gli altri ridono e tu mi abbracci, prometti di scaldarmi e portarmi ovunque io voglia - anche in Norvegia, anzi, soprattutto in Norvegia.
Ci facciamo foto insieme perché tu dici che insieme siamo più belli, io ti dico che quello bello sei tu e tu ridi prendendo in giro i miei occhi grandi ma inefficienti, giuri di non aver mai visto nessun'altra bella quanto me anche struccata e che quando avrai la macchina sarò la prima a salirci, dico che non mi piace fare da cavia e tu ridi e mi chiami scema e penso che mi piaci un sacco anche se non te lo dico, ci vediamo più tardi, quando esco dall'Esselunga ti chiamo, cia'.