Premessa per tutte le persone che una volta finito di leggere questo post avranno una voglia matta di prendermi a randellate (una di queste è bionda e ha due gatti, già lo so): ho bevuto tantissimi Campari Soda, stasera, e ho preso le goccine per dormire, quindi non credo di essere nel pieno delle mie facoltà mentali e, pertanto, merito la vostra pietà.
In quattro giorni ho mangiato solo due pomodori, tre pennette al sugo e una Kinder Pinguì, ma il mio stomaco ha avuto comunque da ridire e, per dimostrare al mondo che lui è un ribbèlle, ha pensato bene di farmi passare mezzo giovedì a vomitare. Mamma è convinta che sia stata una congestione e credo che la colpa sia mia, perché quando mi ha chiesto se avessi fatto colazione col latte freddo ho annuito per farla stare zitta, ma insomma.
Venerdì c'è stato il primo di una lunga serie di terremoti, e la mia famiglia è andata totalmente nel panico, così mamma ha preso me e mia sorella e ci ha costrette ad andare verso il centro, perché a casa non si sentiva al sicuro - e qui ci starebbe un lungo discorso su come gli edifici cadano in ogni direzione e non solo su loro stessi, ma non mi pare questo il momento.
Comunque io ero seduta fuori dalla gelateria e sorseggiavo il mio frappè, quando alle mie spalle è spuntato L., che ha ben pensato di sedersi accanto a me.
Porcoddio.
Vabbè, insomma, mi ha raccontato un sacco di cose, di come gli ultimi mesi siano stati uno schifo perché suo padre l'ha cacciato di casa e lui ha litigato con quasi tutti i suoi amici e la ragazza che si era trovato in realtà era una stupida (MA DAI?) e al lavoro è una merda e tutto il resto.
Io non ho fiatato, anche se di risposte ne avevo un sacco e la maggior parte riguardavano il karma. Mi ha implorato di rivolgergli parola, ed io l'ho fatto.
Con tutta la calma ed il sangue freddo di cui sono capace - e anche quello di cui non sono capace - gli ho detto che è stato uno stronzo, che ho perso quasi dieci chili per colpa sua, che non ho dormito per mesi cercando di capire dove diamine avessi sbagliato, che non avrebbe dovuto farmi gli auguri di buon compleanno, che ho sobbalzato per settimane quando sentivo il rumore di un motorino perché speravo fosse lui che si degnava di chiedere scusa, e che evidentemente la nostra amicizia io me la sono immaginata dall'inizio alla fine.
"Hai ragione, scusa. È che mi sentivo una merda e avevo vergogna a venire sotto casa tua, quindi non lo facevo e mi sentivo ancora più una merda".
"Perché lo sei".
Abbiamo parlato per quattro ore; lui mi ha comprato una borsa dei Beatles e ha detto che mi chiamerà.
Ieri l'ho incontrato di nuovo, ero seduta accanto ad una fontana e mi è corso incontro sorridendo. Ha detto di essere di fretta e di non potersi fermare, accompagnami alla Vespa. L'ho accompagnato, abbiamo parlato un po', mi ha chiesto perché io e lui non ci siamo mai baciati ed io ho risposto Perché sei un idiota. Ha giurato che si farà sentire ed è andato via.
Io lo so che il mio telefono non suonerà, però forse, l'idiota, alla fine, sono io.
Sono io perché continuo a pensare a quanto sarebbe bello se gli ultimi mesi non fossero esistiti, se io riuscissi ancora a fidarmi di ciò che dice, a cercare i suoi abbracci e non i suoi occhi che non dicono bugie solo per essere certa che stavolta non se ne andrà. Vorrei tanto non odiarlo per essersene andato quando più avevo bisogno di lui, vorrei non averlo (quasi) amato per così tanto tempo e con così tanta forza in modo da essere in grado, adesso, di non salutarlo e mandarlo finalmente affanculo come merita.
E invece non ce lo mando.
Quando (SE) chiamerà, io uscirò con lui, già lo so, e per quanto io ripeta a me stessa che le cose sono cambiate e il rapporto si è ormai guastato, ho una paura fottuta di tornare ad essere per lui l'amica da chiamare quando le altre lo respingono, quella priva di dignità e amor proprio che corre ogni volta che lui ha bisogno d'aiuto, di un abbraccio o di un consiglio - o anche solo di dieci centesimi per poter prendere la Monster Energy al Free Shop.
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