agosto 29, 2011

Cit. 15

Mi sono svegliata oggi e stavo affondando come le pietre che hai lanciato, ferita dagli stessi vecchi colpi che mi dai - è più facile ferirmi quando sono giù -, ed ho solo pensato che dovresti sapere che ho tenuto duro quando tu hai lasciato andare, quindi non è troppo tardi per dirlo bene questa volta, perché so di aver detto 'Mi dispiace', ma non era quello che intendevo dire.
Sono abbastanza forte da dire che non voglio prendere quella strada adesso. E' così tipico di te andare via quando il tuo piccolo mondo perfetto sta crollando...
E ho solo pensato che dovresti sapere che ho tenuto duro quando tu hai lasciato andare. Posso essere così sfacciata? Perché tutto questo parlarti di tutto inizia ad invecchiare, perché so che ho detto 'Mi dispiace', ma non era quello che intendevo dire. Quello che volevo veramente dire, con ogni mio singolo respiro, è che non sono l'unica a fare degli errori: pensa solo a tutti quelli che hai fatto tu.





Dedicato a mamma e babbo, con affetto, anche se non leggeranno mai questo blog, anche se si offendono quando chiedo sarcasticamente cosa ci sto a fare io in questa casa, anche se non si preoccupano di me quando mi usano da tramite per i loro litigi, anche se non si fanno problemi a parlarmi male l'uno dell'altro dimenticandosi che sono comunque rispettivamente mio padre e mia madre, anche se mi urlano addosso se dico che potrei ritardare qualche minuto e poi arrivano a casa un'ora dopo di me, anche se quando parlo non mi ascoltano, anche se a loro Daughtry fa cagare.

agosto 25, 2011

Cose scritte male. #3

Mia mamma lava i pettini in lavastoviglie, io gliela svuoto fumando e piangendo senza un particolare motivo, o forse per così tanti motivi che non riesco a sceglierne uno.
Ieri mi ha messo in punizione perché non mangio, oggi la punizione è stata revocata perché non mangio comunque, ed è un bene perché devo andare a comprarmi le sigarette senza farglielo sapere, perché se le dico che devo comprarle di nuovo s'incazza, dato che me le ha comprate ieri sera alle otto.

Il bello è che non posso più neanche dare la colpa al ciclo.

agosto 22, 2011

Di persone che mi registrano con il mio telefono ed altre stramberie.

In pomeriggio come questi in cui smetto per far violenza su me stessa e mi concedo di stare un po' in casa per i cazzi miei (scelti appositamente, nel senso che se non avessi saputo d'aver casa libera non l'avrei fatto), oltre a fumare con i capelli mossi e umidi dalla doccia, rannicchiata sul letto con la maglia di babbo fino a metà coscia e le ginocchia al petto, mi piace rovistare nel mio cellulare e guardare vecchie foto, cancellare un po' di canzoni, ridere con vecchi video e così via.
Ed è appunto in pomeriggi come questo che trovo nel mio Blackberry le registrazioni di Giò che mi fa quando canticchio le canzoni più disparate, da 'Please forgive me' di Bryan Adams a 'La guerra è finita' dei Baustelle, e pure quando mi chiede per favore di leggergli qualcosa, in questo caso una poesia di Neruda.
Ora, caro Giò, se proprio vuoi registrarmi fallo col tuo telefono, ché a me la mia voce fa altamente cagare. Grazie.
Ad ogni modo, volevo elencare un paio di cose che ho scoperto nelle ultime settimane. Così, giusto perché non so scrivere ma queste cose potrebbero cambiare la vita di chi legge come hanno cambiato la mia - seh.

- Non è vero che le Black Devil stomacano se ne fumi troppe. Son tre giorni che fumo solo quelle e il mio stomaco sta benissimo. Mi dà decisamente più fastidio il kebab (e io di kebab ne mangio assai).
- Le reflex sono capaci di far diventare scemo chiunque, compresi i miei conoscenti che si mettono a fotografare le mie unghie azzurre o la mia bocca mentre fumo o le cicche spente o G. mentre mi sistema i capelli (foto tra cui ve n'è una che potrebbe pure sembrare compromettente, dal momento che sembra che stiamo per baciarci, cosa che per inciso non è mai accaduta e non accadrà nell'immediato futuro).
- Ci si può ubriacare con una Heineken. Non lo credevo possibile, dal momento che sgolo litri e litri di vodka e la cosa non compromette la mia lucidità, ma ho assistito al miracolo. Non si finisce mai d'imparare.
- Esistono persone a cui non piacciono i Nirvana. Quando l'ho scoperto ho rischiato di morire, e ci sono andata molto vicina - ma non temere Kurt, io ti amo molto e loro sono solo invidiosi, continua a riposare in pace.
- Spalmare la nutella sulle patatine non è un'idea così disgustosa come sembra, anzi, ve lo consiglio caldamente. Così come vi consiglio di metterci sopra il gelato al fiordilatte.
- Si può resistere quattro giorni con la temperatura sopra i quaranta gradi. Certo, non si è più esseri umani quanto più che altro amebe in fin di vita, ma insomma.
- Non vomito sui giochi del Luna Park che girano veloce eccetera e, anzi, mi garbano da morire. Questa mi ha davvero sconvolto.
- Esistono marshmallows lunghi una cosa come settanta centimetri, e sono buonissimi. Ho fatto una scorta che mi sarebbe dovuta bastare vent'anni e invece è già finita nel giro di due giorni. Pazienza.
- Non sono in grado di fare elenchi perché mi dimentico cosa volevo dire.

agosto 21, 2011

Tanto per la cronaca.

Ora, il prossimo che mi dice che io e G. staremmo bene insieme, perché non mi metto con G., ma dai che G. un po' ti piace, ma guarda come siete carini tu e G., tu e G. sembrate marito e moglie, subirà dalla sottoscritta una tracheotomia con la mia fedele penna nera, quella che ho sempre in borsa, preceduta da calcio nei denti e pugno nello stomaco.
Eccheccazzo.

( no, non sono morta, sì, sono sempre viva, è solo che scrivere mi viene un po' difficile, tutto qui; torno presto, comunque, mi piace assai il mio blog. )

agosto 08, 2011

Cose di cui non frega un cazzo a nessuno - Parte prima.

VENERDI' PARTO.
Così, alla cazzo, neanche sappiamo ancora come cazzo faremo per il mangiare, neanche so bene chi viene, ma chi se ne fotte.
Venerdì me ne vado, respiro aria pura, stacco da questo posto mer(d)aviglioso e cia'.

I dettagli nella prossima puntata, ora son troppo contenta.

agosto 06, 2011

Quando anche guardare una tazza mi fa venire un po' d'ansia.

Ho una serie di precisi ed esatti ricordi per quanto riguarda la mia breve carriera di tifosa calcistica, riassumibili tutti in "Mio padre è un tifoso".
Ricordo bene che ero piccola, andavo all'asilo, e babbo diceva sempre di essere tartassato (è dialetto o esiste?) perché era l'unico in casa a tifare Juventus, dal momento che sebbene mamma fosse milanista e nonno interista, e Milan e Inter non siano proprio best friends forever, erano fortemente compatti e coalizzati nell'affermare che la Juve aveva una splendida squadra. Sì, di arbitri.
Ricordo con altrettanta precisione che nel mio cervello ancora piuttosto ingenuo, iniziai a pensare che se anch'io avessi affermato di tifare bianconero, mi sarei avvicinata un po' (un po', davvero, mi bastava pochissimo) a lui che preferiva sempre passare il suo tempo in altro modo, qualunque modo, pur di non passarlo con me. Decisi che, da quel giorno (mi pare fosse inverno, perché l'illuminazione m'era venuta facendo i compiti), avrei tifato Juventus.
Iniziai a sedermi accanto a lui durante le partite in televisione, a difenderlo durante i dibattiti calcistici -con crescente fervore, tra l'altro, perché la pratica migliorava le mie prestazioni-, a esultare quando lui esultava, a sbuffare quando lui sbuffava, a imprecare quando lui imprecava, e così via.
Cominciò a sentirsi libero di comprare le posate della Juve, la sciarpa della Juve, la tazza della Juve ed un sacco di altri gadget di suddetta squadra che adesso riempiono casa, e ad ogni nuovo acquisto ricordo il suo accenno di sorriso ed i miei denti, che non c'erano tutti, rivolti a lui. Mi tuffavo tra le sue braccia, entusiasta non per i regali (anche perché, diciamocelo, io neanche distinguevo i giocatori juventini dagli avversari, su) ma perché lui m'aveva pensato. Lui. A me.
Quanto ero felice, mentre si faceva stringere (evento raro).
Prima, tornando a casa, sono andata al mobile a prendere un bicchiere per bere un po' d'acqua.
Davanti, una mega tazza con lo stemma della Juventus, che usa lui per fare colazione ed io non tocco da anni. Automaticamente ho portato lo sguardo al letto singolo dove dorme babbo, a pancia in giù col braccio sinistro sotto il cuscino e la bocca aperta, un po' bambino mentre riposa, quasi innocente -chissà cosa sogni, pa'-, e mi sono chiesta se anche a lui, un pochino, si stringe lo stomaco a pensare a tutti questi anni passati a suon di saluti mancati, abbracci negati, pagelle ignorate, risposte perse nell'aria, litigi frequenti e sguardi freddi, quando la mattina si prepara il caffè e ci zuppa i biscotti.

Sta' tranquillo, sai? Io sto iniziando a rinfacciarti tutto, ma altro non è che l'ennesimo tentativo probabilmente inutile di farti capire che esisto anche io, che dei sentimenti li ho anche io, che 'scusa' ogni tanto me lo potresti anche chiedere, che in fondo per tutte le sedie lanciate ed i tavoli rotti ti ho perdonato all'istante, che quando ti parlo potresti anche rispondermi, che non è poi importante se mamma non te ne fa più passare neanche una perché io ti sto ancora aspettando.
Fai così: quando mi guardi, immagina che io sia ancora quella bimba un po' tonda con i capelli neri, la pelle bianca e le guance rosse che veniva ad abbracciarti le gambe quando tornavi a casa dal lavoro; però, magari, questa volta, almeno ogni tanto, cerca di non scuotere la gamba e borbottare che sei stanco. Non costa niente fare almeno finta d'ascoltare la propria figlia; però, magari, questa volta, almeno ogni tanto, non chiedere a mamma come sto, chiedilo a me, mica ti mangio, te lo prometto, lo sai (?) che non mi piace la carne; però, questa volta, almeno ogni tanto, te lo chiedo per favore, davvero, ti scongiuro, fammi sentire che un pochino, giusto un po', mi vuoi bene e che non mi consideri solo una coinquilina un po' fastidiosa da considerare il meno possibile.
Buonanotte, dormi bene. Ci vediamo domani.
Ti voglio bene, anche se non te lo dico più da tanto.