ottobre 31, 2010

E' qui, il posto dove io vorrei restare per magia.

Il viaggio in macchina sulla Jeep di nonno che sa di marmo con i Beatles nelle orecchie e gli occhi chiusi. Chissà quando mi sono addormentata.
L'uscita sette della tangenziale, ché alla fine avevo ragione io ed era la sette, non la sei.
Bologna centro, la piazzola e i negozi di Via Indipendenza.
Le borsine che non si riescono più neanche a portare, nonostante siano una dentro l'altra. Chissà cosa mai avrò comprato.
L'arrivo a casa di zia che profuma sempre più di casa, nonostante io dica quel che dica ogni volta che devo partire, e tutto addobbato e le candele accese e addirittura la lapide col nome di babbo.
Babbo che ride e si tocca, e zio che si sdraia davanti alla sua col le braccia al petto.
La corsa nel bagno grande a farmi il viso azzurro -che era troppo chiaro e sembrava bianco e sembravo più Joker che Sally- e a disegnarmi le cuciture con l'eye-liner e il rossetto rosso. Dio, quanto amo il rossetto rosso e, dio, quando mi piace avere le cuciture in viso.
Il vestito con le toppe che mi ha cucito mamma sopra il maglione grigio che una volta mettevo sempre e adesso non metto mai. Chissà se l'ho fatto perché volevo sentire vicino chi me l'aveva regalato.
L'arrivo di tutti, e tutti che mi salutano abbracciandomi né troppo forte né troppo piano, e a rivederli le lacrime che vogliono uscire ma non escono.
La vacca che ci prova con Giò e le mie sopracciglia inarcate e l'irritazione che sale. Ammettilo che sei gelosa. No, Giò, non sono gelosa, è lei che mi sta sul cazzo.
I biscotti che mangiavo sempre da piccola e finalmente dopo settimane ho un po' di fame.
Le foto con la Cips che o ho la faccia da culo io o ce l'ha lei, e allora abbiamo detto 'Facciamole apposta, le facce da culo', e son venute un po' meglio.
Ballare e non sentirsi stupidi. Chissà quando ho imparato.
Cambiare le canzoni orride e Giò che mi abbraccia. Chissà quando hanno iniziato a mancarmi le sue braccia.
La Dea che mi scodinzola intorno e passarle il mio prosciutto perché non ne volevo più, e lei che mi abbaia e io che l'accarezzo e mamma che dice 'Quando fa i cuccioli la Dea ne prendiamo uno'. Entro il prossimo anno ho un Jack Russel.
La festa che finisce, io che muoio di sonno e Giò che mi lascia un bacio sulla guancia un po' troppo vicino alla bocca e mi dice 'Hai gli occhi sereni, finalmente, fattici una foto'.
La foto fatta al mio occhio e vedere l'occhio liquido, profondo, caldo, sul verde. Chissà quando hanno smesso di essere così.
Andare a letto e addormentarsi col sorriso ascoltando i Pink Floyd.
Sognare lui che mi dice 'Hey, piccola, io non sono reale, lui sì.' Svegliarsi alle cinque che poi sono le quattro con il fiatone e il sudore che cola.
Sgattaiolare in silenzio in bagno, farmi una doccia e piastrare i capelli.
Tornare a letto alle sette che poi sono le sei, addormentarmi e non ricordare cos'ho sognato.
Essere svegliata stamattina alle dieci che poi sono le nove da una mano che fa su e giù per il braccio e due labbra che vagano tra la fronte, il naso e le guance.
Sorridere.
Colazione con latte freddo, una caffettiera intera perché il caffè lo bevo solo io e i biscotti e la torta che ha fatto zia.
Prepararmi e andare un po' al computer, scrivere sul blog e controllare EFP.
Tutti che sorridono, e quando discutono lo fanno piano, delicati. Chissà quando hanno imparato.
Io che sorrido, senza neanche accorgermene. Chissà quant'era che non lo facevo.


E' qui il posto dove io vorrei restare, per magia.

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