novembre 29, 2010

show must go on.

A fare italiano che domani interroga e non si sa chi.
Il discorso è che siamo a fare la morte di Argo, e insomma che la prof se ne vada affanculo.
Son qui che ascolto i Modà, che non li ascoltavo da anni, e mi chiedo com'è possibile che io ricordi ancora ogni singola frase, ogni singola parola, ogni singola nota. Addirittura ogni singola volta in cui le abbiamo ascoltate insieme, tutte queste canzoni che ora non ascolterei più, ma che in effetti ora sento più che altro perché hanno quel profumo di passato che m'è sempre piaciuto un sacco, un po' come l'odore dei libri.
Tutto il pomeriggio che vorrei telefonare, ma il cellulare non funziona e il cordless ce l'ha nonna su, quindi insomma, neanche a farlo apposta. Per forza poi dicono che non mi faccio mai sentire, hanno ragione. Anche volendo, non posso.
Anche potendo, non voglio.
Tutto il giorno che son qui che cerco di concentrarmi su qualcosa e non ci riesco. L'unica cosa che ho focalizzato bene in tutta la mattinata è stato il voto di latino -mi son sentita realizzata come non mai, a vedere quell'otto scritto in rosso sotto al mio nome- e il viso del mio prof di educazione fisica che è tornato e che m'ha guardato sorridendo quando sono entrata nello stanzino, e poi m'ha detto che non vedeva l'ora di tornare a scuola, E poi, dai, vuoi mettere venire qua e vederti tutte le mattine? Guarda che bella visione che ho!, che insomma, è la prima volta che mi fa un complimento, quell'uomo, mica posso stare sul mio pianeta mentre dice una cosa simile.
Però come siete brutte. Vi ho lasciato che eravate brutte e vi ritrovo che siete bruttissime. Quella battuta accompagnata da un sorriso e una mano intorno alle spalle che suonava tanto come un 'Non è cambiato niente, è ancora tutto come prima, il mondo è sempre uguale'. Forse è per quello che per una volta, una, non gli ho risposto scherzando. Gli ho sorriso e basta. Un sorriso che voleva dire 'Grazie'. E lui mi ha fatto l'occhiolino. Un occhiolino che sapeva tanto di 'Non c'è di che'.

Quindi niente, insomma, mentre io sto sul mio pianeta il mondo va, ma alla fine non cambia mai.
E la cosa mi rassicura un po'.

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