agosto 19, 2010

Cit.

Così, d'improvviso, Novecento divenne orfano per la seconda volta. Aveva otto anni e si era già fatto indietro dall'Europa all'America una cinquantina di volte.
L'Oceano era casa sua. E quanto alla terra, be', non ci aveva mai messo piede. L'aveva vista, dai porti, certo. Ma sceso, mai. Il fatto è che Danny aveva paura che glielo portassero via, con qualche storia di documenti e visti e cose del genere. Così Novecento rimaneva a bordo, sempre, e poi a un certo punto si ripartiva. A voler essere precisi, Novecento nemmeno esisteva, per il mondo: non c'era città, parrocchia, ospedale, galera, squadra di baseball che avesse scritto da qualche parte il suo nome. Non aveva patria, non aveva data di nascita, non aveva famiglia.
Aveva otto anni: ma ufficialmente non era mai nato.
"Non potrà continuare a lungo questa storia" dicevano ogni tanto a Danny. "Oltre tutto è anche contro la legge". Ma Danny aveva una risposta che non faceva una piega: "In culo alla legge" diceva. Non è che si potesse discutere gran che, con quella partenza.
Quando arrivarono a Southampton, alla fine del viaggio in cui Danny morì, il capitano decise che era ora di farla finita con quella recita. Chiamò le autorità portuali e disse al suo vice che gli andasse a prendere Novecento.
Be', non lo trovò mai.
Lo cercarono per tutta la nave, per due giorni. Niente. Era sparito.
Non andava giù a nessuno, quella storia, perché insomma, lì sul Virginian, si erano abituati a quel ragazzino, e nessuno osava dirlo, ma.. ci vuole poco a buttarsi giù dalla murata e.. poi il mare fa quello che vuole, e.. Così c'avevano la morte nel cuore quando ventidue giorni dopo ripartirono per Rio de Janeiro, senza che Novecento fosse tornato, o che si fosse saputo qualcosa di lui.Stelle filanti e sirene e fuochi d'artificio, alla partenza, come tutte le volte, ma era diverso, quella volta, stavano per perdere Novecento, ed era per sempre, qualcosa gli rosicchiava il sorriso, a tutti, e gli mordeva dentro.
La seconda notte di viaggio, che non si vedevano nemmeno più le luci della costa irlandese, Barry, il nostromo, entrò come un pazzo nella cabina del comandante, svegliandolo e dicendogli che doveva assolutamente venire a vedere. Il comandante bestemmiò, ma poi andò.
Salone da ballo della prima classe.
Luci spente.
Gente in pigiama, in piedi, all'ingresso. Passeggeri usciti dalla cabina.
E poi marinai, e tre tutti neri saliti dalla sala macchine, e anche Truman, il marconista.
Tutti in silenzio, a guardare.
Novecento.
Stava seduto sul seggiolino del pianoforte, con le gambe che penzolavano giù, non toccavano nemmeno per terra.
E,
com'è vero Iddio,
stava suonando.


Suonava non so che diavolo di musica, ma piccola e.. bella. Non c'era trucco, era proprio lui, a suonare, le sue mani, su quei tasti, dio sa come. E bisognava sentire cosa gli veniva fuori. C'era una signora, in vestaglia, rosa, e certe pinzette nei capelli.. una piena di soldi, per capirsi, la moglie americana di un assicuratore. Be', aveva dei lacrimoni così che le scendevano sulla crema da notte, guardava e piangeve, non la smetteva più. Quando si trovò il comandante di fianco, bollito dalla sorpresa, lui, letteralmente bollito, quando se lo trovò di fianco, tirò su col naso, la riccona dico, tirò su col naso e indicando il pianoforte gli chiese:
"Come si chiama?".
"Novecento."
"Non la canzone, il bambino."
"Novecento."
"Come la canzone?"
Era quel genere di concersazione che un comandante di marina non può sostenere più di quattro cinque battute. Soprattutto quando ha appena scoperto che un bambino che credeva morto non solo era vivo ma, nel frattempo, aveva anche imparato a suonare il pianoforte. Piantò la riccona lì dov'era, con le sue lacrime e tutto il resto, e attraversò a passi decisi il salone: pantaloni del pigiama e giacca della divisa non abbottonata. Si fermò solo quando arrivò al pianoforte. Avrebbe voluto dire molte cose, in quel momento, e tra le altre "Dove cazzo hai imparato?", o anche "Dove diavolo ti eri nascosto?". Però, come tanti uomini abituati a vivere in divisa, aveva finito per pensare, anche, in divisa. Così quel che disse fu:
"Novecento, tutto questo è assolutamente contrario al regolamento".
Novecento smise di suonare. Era un ragazzino di poche parole e di grandi capacità di apprendimento. Guardò con dolcezza il comandante e disse:
"In culo il regolamento".


- "Novecento", Alessandro Baricco.
(follemente innamorata di Alessandro Baricco e di Novento, libro e personaggio)

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