febbraio 22, 2011

E potrei pure morire.

Entro sabato devo scegliere una poesia e impararla a memoria, per poi recitarla ad alta voce.
In piedi.
Alla cattedra.
Aiuto.
Non è tanto l'impararla, anche perché ci sono un sacco di poesie di Neruda, Tennyson, Montale e Catullo che conosco come le mie tasche, quanto il doverne scegliere una e recitarla, poi.
In piedi.
Alla cattedra.
Pensavo di portare Montale, inizialmente, ma quei maledetti versi mi fan scoppiare a piangere come una cretina (e io direi che è il momento giusto per iniziare a farmi qualche domanda) e non mi pare il caso.
Allora ho pensato a Tennyson.
Eh.
Ero pure convinta, di 'sta cosa, perché ho detto "Minchia, Tennyson non lo conosce nessuno. Anticonformista fino in fondo".
Solo che quando ho detto tutta contenta che avrei portato Tennyson, m'è stato fatto presente che come recito io Neruda non lo recita nessuno -che a me pare 'na cazzata, però in effetti io e Pablo siamo un po' come l'ape e il miele, dove lui è ovviamente il miele-.
E cazzo, però, allora ditelo che godete come dei ricci a farmi venire 'sti dubbi esistenziali.
Ora le stavo leggendo, tutte, tutte le poesie che mi vengono in mente, e per ognuna cerco di isolare le emozioni che mi fan tremare le pareti dell'intestino come carta velina, concentrandomi sull'immagine di me medesima che la recito sabato mattina a scuola.
In piedi.
Alla cattedra.
Mi sto concentrando per capire quale mi dà più sicurezza, in quale sono certa di non incespicare miseramente, anche se io incespico anche quando devo dire che piove, quindi, per quanto mi sforzi, se deve accadere accadrà comunque.

E sostanzialmente, quello che sto facendo credere sia il problema è in realtà solo un dubbio amletico facilmente risolvibile col vecchio trucco dell'ambarabaciccicoccò, ma la cosa che mi sta facendo venir la caghetta, come dice J., è che devo stare in piedi davanti a ventisette ragazzi che anche a volermi ignorare saranno costretti da quella brava donna di professoressa a prestarmi attenzione, e dovrò stare in piedi, ben in mostra, a recitare dei versi che sicuramente mi faranno tremare la voce, o venire gli occhi lucidi, e farò qualche cosa tipicamente mia, come mettere la lingua in mezzo ai denti alla pronuncia di una 's', e diventerò rossa come un pomodoro maturo e creperò di vergogna e vorrò solo trovare una pala, andare in giardino e seppellirmi.
E invece dovrò andare a casa, in pieno conflitto interiore, mandando definitivamente affanculo il mio ego, e implorando perdono al grand'uomo che ha scritto la poesia che avrò cannato in pieno.



All'Euronics, se continuo con 'sto cazzo di pessimismo, non mi faranno mai entrare.

2 commenti:

  1. E' fantastico come tu riesca, anche da un qualcosa che a parere mio sembra una cavolata, a trasmettere emozioni ;D

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  2. Sarà che ce le butto tutte dentro?
    -e, tra parentesi, mi son mancati un sacco i tuoi commenti.

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