Il viaggio in macchina sulla Jeep di nonno che sa di marmo con i Beatles nelle orecchie e gli occhi chiusi. Chissà quando mi sono addormentata.
L'uscita sette della tangenziale, ché alla fine avevo ragione io ed era la sette, non la sei.
Bologna centro, la piazzola e i negozi di Via Indipendenza.
Le borsine che non si riescono più neanche a portare, nonostante siano una dentro l'altra. Chissà cosa mai avrò comprato.
L'arrivo a casa di zia che profuma sempre più di casa, nonostante io dica quel che dica ogni volta che devo partire, e tutto addobbato e le candele accese e addirittura la lapide col nome di babbo.
Babbo che ride e si tocca, e zio che si sdraia davanti alla sua col le braccia al petto.
La corsa nel bagno grande a farmi il viso azzurro -che era troppo chiaro e sembrava bianco e sembravo più Joker che Sally- e a disegnarmi le cuciture con l'eye-liner e il rossetto rosso. Dio, quanto amo il rossetto rosso e, dio, quando mi piace avere le cuciture in viso.
Il vestito con le toppe che mi ha cucito mamma sopra il maglione grigio che una volta mettevo sempre e adesso non metto mai. Chissà se l'ho fatto perché volevo sentire vicino chi me l'aveva regalato.
L'arrivo di tutti, e tutti che mi salutano abbracciandomi né troppo forte né troppo piano, e a rivederli le lacrime che vogliono uscire ma non escono.
La vacca che ci prova con Giò e le mie sopracciglia inarcate e l'irritazione che sale. Ammettilo che sei gelosa. No, Giò, non sono gelosa, è lei che mi sta sul cazzo.
I biscotti che mangiavo sempre da piccola e finalmente dopo settimane ho un po' di fame.
Le foto con la Cips che o ho la faccia da culo io o ce l'ha lei, e allora abbiamo detto 'Facciamole apposta, le facce da culo', e son venute un po' meglio.
Ballare e non sentirsi stupidi. Chissà quando ho imparato.
Cambiare le canzoni orride e Giò che mi abbraccia. Chissà quando hanno iniziato a mancarmi le sue braccia.
La Dea che mi scodinzola intorno e passarle il mio prosciutto perché non ne volevo più, e lei che mi abbaia e io che l'accarezzo e mamma che dice 'Quando fa i cuccioli la Dea ne prendiamo uno'. Entro il prossimo anno ho un Jack Russel.
La festa che finisce, io che muoio di sonno e Giò che mi lascia un bacio sulla guancia un po' troppo vicino alla bocca e mi dice 'Hai gli occhi sereni, finalmente, fattici una foto'.
La foto fatta al mio occhio e vedere l'occhio liquido, profondo, caldo, sul verde. Chissà quando hanno smesso di essere così.
Andare a letto e addormentarsi col sorriso ascoltando i Pink Floyd.
Sognare lui che mi dice 'Hey, piccola, io non sono reale, lui sì.' Svegliarsi alle cinque che poi sono le quattro con il fiatone e il sudore che cola.
Sgattaiolare in silenzio in bagno, farmi una doccia e piastrare i capelli.
Tornare a letto alle sette che poi sono le sei, addormentarmi e non ricordare cos'ho sognato.
Essere svegliata stamattina alle dieci che poi sono le nove da una mano che fa su e giù per il braccio e due labbra che vagano tra la fronte, il naso e le guance.
Sorridere.
Colazione con latte freddo, una caffettiera intera perché il caffè lo bevo solo io e i biscotti e la torta che ha fatto zia.
Prepararmi e andare un po' al computer, scrivere sul blog e controllare EFP.
Tutti che sorridono, e quando discutono lo fanno piano, delicati. Chissà quando hanno imparato.
Io che sorrido, senza neanche accorgermene. Chissà quant'era che non lo facevo.
E' qui il posto dove io vorrei restare, per magia.
ottobre 31, 2010
ottobre 21, 2010
ottobre 19, 2010
ottobre 17, 2010
Non-sense.
Il Natale l'ho sempre odiato, e non è che io abbia cambiato poi tanto idea, anzi.
Il discorso è che qui fa un freddo boia, di quelli che se potessi star fermo per tutta la vita ci staresti, anche perché muoversi costa parecchia fatica, roba che le mie mani potrebbero essere Polaretti. Per dire.
Però tu fermo tutta la vita non ci puoi stare, perché in quanto essere umano hai dei precisi doveri, principalmente quello di tirare avanti, ecco, che quello è il dovere più rompicazzo di tutti, se proprio vogliamo dirla tutta, ma tant'è.
Quindi insomma io qui con tutto questo freddo micidiale son qui che mangio un pacchetto di crackers senza sale, quelli con la carta blu, e bevo un fruttino che tra l'altro mi fa anche un po' schifo, ma nonna dice che lo devo bere e mica posso rischiare di deludere anche lei, no?
E quindi vabbè, dicevo, son qui che stuzzico e dovrei andare a ripassare storia, anche se onestamente non è che io tanto la sopporti, storia, perché è troppo soggettiva, ecco.
Tu quando studi storia ti fa un'opinione su tutti, e, voglio dire, è una cosa odiosa.
Prendi la matematica. Ecco, quella mi piace.
In matematica le cose stanno così e basta, e il bello è che tutto torna sempre, che tutto ha una logica, che tutto ha una soluzione e quando non ce l'ha tu ci metti un bel 'Impossibile' e la soluzione c'è lo stesso.
E vabbè, io perdo sempre il filo del discorso.
Dicevo che son qui che stuzzico e ho freddo e dovrei studiare storia, e invece sento che se non scrivo qualcosa esplodo.
Non lo so, sinceramente, come potrei risolvere tutti i miei problemi.
So solo che forse troverei meglio una soluzione se risolvessi quello della convivenza civile sparendo un po' di qua. Giusto un po', ecco. Potrei anche trasferirmi da McDonald's, o comunque lì vicino, così mi porto il mio portatile e posso scrivere e usare la connessione wireless di cui tanto si vantano. O magari mi do al barbonismo, torno al vecchio foglio e penna e giro per l'Italia finché non trovo il modo di passare indisturbata il confine e me ne vado, ecco. Sì, potrebbe essere un modo.
E comunque per tornare al discorso originario, io Natale non l'ho mai sopportato, proprio no.
Roba che quand'era la vigilia mi veniva il vomito e mi riprendevo giusto per aprire i regali, e poi me ne andavo a letto, oppure mi mettevo a leggere un libro in camera di nonno mentre tutti di là facevano festa fino alle cinque del mattino.
Eppure oggi vorrei che Natale arrivasse in fretta, perché alla mia famiglia il Natale piace, perché alla mia famiglia il Natale mette buon umore, perché alla mia famiglia piace un botto fare l'albero e il presepe e spostare d'un passetto i Re Magi fino all'Epifania, perché a Natale se loro son contenti non mi urlano necessariamente addosso come stanno facendo adesso mentre studio e congelo e mangio i crackers.
Il discorso è che qui fa un freddo boia, di quelli che se potessi star fermo per tutta la vita ci staresti, anche perché muoversi costa parecchia fatica, roba che le mie mani potrebbero essere Polaretti. Per dire.
Però tu fermo tutta la vita non ci puoi stare, perché in quanto essere umano hai dei precisi doveri, principalmente quello di tirare avanti, ecco, che quello è il dovere più rompicazzo di tutti, se proprio vogliamo dirla tutta, ma tant'è.
Quindi insomma io qui con tutto questo freddo micidiale son qui che mangio un pacchetto di crackers senza sale, quelli con la carta blu, e bevo un fruttino che tra l'altro mi fa anche un po' schifo, ma nonna dice che lo devo bere e mica posso rischiare di deludere anche lei, no?
E quindi vabbè, dicevo, son qui che stuzzico e dovrei andare a ripassare storia, anche se onestamente non è che io tanto la sopporti, storia, perché è troppo soggettiva, ecco.
Tu quando studi storia ti fa un'opinione su tutti, e, voglio dire, è una cosa odiosa.
Prendi la matematica. Ecco, quella mi piace.
In matematica le cose stanno così e basta, e il bello è che tutto torna sempre, che tutto ha una logica, che tutto ha una soluzione e quando non ce l'ha tu ci metti un bel 'Impossibile' e la soluzione c'è lo stesso.
E vabbè, io perdo sempre il filo del discorso.
Dicevo che son qui che stuzzico e ho freddo e dovrei studiare storia, e invece sento che se non scrivo qualcosa esplodo.
Non lo so, sinceramente, come potrei risolvere tutti i miei problemi.
So solo che forse troverei meglio una soluzione se risolvessi quello della convivenza civile sparendo un po' di qua. Giusto un po', ecco. Potrei anche trasferirmi da McDonald's, o comunque lì vicino, così mi porto il mio portatile e posso scrivere e usare la connessione wireless di cui tanto si vantano. O magari mi do al barbonismo, torno al vecchio foglio e penna e giro per l'Italia finché non trovo il modo di passare indisturbata il confine e me ne vado, ecco. Sì, potrebbe essere un modo.
E comunque per tornare al discorso originario, io Natale non l'ho mai sopportato, proprio no.
Roba che quand'era la vigilia mi veniva il vomito e mi riprendevo giusto per aprire i regali, e poi me ne andavo a letto, oppure mi mettevo a leggere un libro in camera di nonno mentre tutti di là facevano festa fino alle cinque del mattino.
Eppure oggi vorrei che Natale arrivasse in fretta, perché alla mia famiglia il Natale piace, perché alla mia famiglia il Natale mette buon umore, perché alla mia famiglia piace un botto fare l'albero e il presepe e spostare d'un passetto i Re Magi fino all'Epifania, perché a Natale se loro son contenti non mi urlano necessariamente addosso come stanno facendo adesso mentre studio e congelo e mangio i crackers.
ottobre 16, 2010
Maybe.
La cosa più odiosa di me è che per quanto faccia leva su me stessa per apparire socievole, sono fondamentalmente introversa.
Ho semplicemente una fottuta paura di confrontarmi col mondo esterno, e se ho un problema, sto semplicemente zitta, perché parlarne causa altri problemi e solo dopo -e non sempre- una soluzione. Quindi sto zitta e non dico niente. Mai.
Anche se vorrei, s'intende.
Anche se ci sto a schifo.
Così, accetto che mamma mi urli contro tutte quelle grandissime cazzate, standomene semplicemente in silenzio a guardarla, e forse lei s'accorge che con gli occhi le sto urlando contro anch'io, ed è per questo che urla sempre più forte, non lo so.
Fatto sta che semplicemente io sto zitta col libro di storia in mano, a studiare, e lei se ne sta in piedi davanti a me a minacciarmi perché io non studio mai e se lo viene a sapere chissà cosa mi fa. -che poi si sa, cosa mi fa, perché lo dice molto esplicitamente-.
A volte mi sorprende la sua fantasia, sinceramente.
Perché, voglio dire, ce ne vuole, eh?, di fantasia, a inventarsi che non studio quanto i miei voti non sono mai sotto il 7 e mezzo.
E in un certo senso la invidio, perché io non ho mai avuto mie convinzioni tanto forti, no?, e forse è pure per questo che è tutta una vita che mi sento come se fossi stata spedita sul pianeta sbagliato, non lo so.
Fatto sta che mamma è uscita e io ho cominciato a pensare che se continuavo a leggere quel fottuto libro di storia sarei scoppiata a piangere, e che se non avessi scritto qualcosa sarei esplosa.
E comunque adesso che l'ho scritto non è che io stia meglio, sia chiaro.
E' che la prospettiva di sparire ha cambiato direzione.
Adesso ho semplicemente voglia di fare le valigie e sparire, così.
E in un certo senso mi ci vedo pure, col mio trolley rosso pieno di roba buttata dentro a caso, in piedi alla stazione sotto la pioggia che sta colpendo la mia finestra.
Immagine tremendamente poetica.
Anche perché forse mamma sarebbe più contenta, dato che prima d'uscire s'è anche incazzata perché le ho detto 'No, io non vengo, preferisco finire di ripassare storia' e non sono uscita pure io. Magari sapendomi fuori, nonostante tutto, sarebbe più contenta.
Forse, sapendola più contenta, smetterei pure di piangere.
Ho semplicemente una fottuta paura di confrontarmi col mondo esterno, e se ho un problema, sto semplicemente zitta, perché parlarne causa altri problemi e solo dopo -e non sempre- una soluzione. Quindi sto zitta e non dico niente. Mai.
Anche se vorrei, s'intende.
Anche se ci sto a schifo.
Così, accetto che mamma mi urli contro tutte quelle grandissime cazzate, standomene semplicemente in silenzio a guardarla, e forse lei s'accorge che con gli occhi le sto urlando contro anch'io, ed è per questo che urla sempre più forte, non lo so.
Fatto sta che semplicemente io sto zitta col libro di storia in mano, a studiare, e lei se ne sta in piedi davanti a me a minacciarmi perché io non studio mai e se lo viene a sapere chissà cosa mi fa. -che poi si sa, cosa mi fa, perché lo dice molto esplicitamente-.
A volte mi sorprende la sua fantasia, sinceramente.
Perché, voglio dire, ce ne vuole, eh?, di fantasia, a inventarsi che non studio quanto i miei voti non sono mai sotto il 7 e mezzo.
E in un certo senso la invidio, perché io non ho mai avuto mie convinzioni tanto forti, no?, e forse è pure per questo che è tutta una vita che mi sento come se fossi stata spedita sul pianeta sbagliato, non lo so.
Fatto sta che mamma è uscita e io ho cominciato a pensare che se continuavo a leggere quel fottuto libro di storia sarei scoppiata a piangere, e che se non avessi scritto qualcosa sarei esplosa.
E comunque adesso che l'ho scritto non è che io stia meglio, sia chiaro.
E' che la prospettiva di sparire ha cambiato direzione.
Adesso ho semplicemente voglia di fare le valigie e sparire, così.
E in un certo senso mi ci vedo pure, col mio trolley rosso pieno di roba buttata dentro a caso, in piedi alla stazione sotto la pioggia che sta colpendo la mia finestra.
Immagine tremendamente poetica.
Anche perché forse mamma sarebbe più contenta, dato che prima d'uscire s'è anche incazzata perché le ho detto 'No, io non vengo, preferisco finire di ripassare storia' e non sono uscita pure io. Magari sapendomi fuori, nonostante tutto, sarebbe più contenta.
Forse, sapendola più contenta, smetterei pure di piangere.
ottobre 15, 2010
Ci si aggrappa alle piccole cose per non vedere che il resto fa completamente schifo ed è completamente fuori controllo, questa è la verità.
Si cerca di far scorrere le parole nel modo giusto ed armonico, le proprie e quelle degli altri, per non dover andare a indagare nel contenuto.
Si ammira la superficie del fiume per non dover affrontare i sassi che scalpitano sul fondo.
Un po' come quando senti le persone parlare, e tu vorresti gridare 'Basta, basta, state zitti, non capite? Non capite che non m'importa, non m'importa, e voi potete parlare quanto volete, ma io non voglio sentire, mi voglio fermare qui, silenzio, io mi fermo qui, che il mondo vada avanti senza di me', ma tutto quello che dici è 'Avessero'. 'Eh?'. 'Congiuntivo, avessero, non avrebbero'.
Ed è sempre così, no?, ché uno avrebbe tante cose da dire, e importanti, pure, ma non si riesce mai a dirle, e allora si guarda il sole che riflette sulla superficie dell'acqua e ci s'illude che il fondale sia un frutteto in fiore, e invece è uno schifo fatto di sassi e alghe.
E magari non si dovrebbe neanche piangere a pensare queste cose, ma non viene la rabbia e la tristezza a pensare che dentro c'è un marciume, anche se non lo si vuole vedere?
'Bello il fiume!'. 'Il fondale fa schifo'. 'Mannò, cosa dici! E' meraviglioso'.
E' meraviglioso perché tu non lo vedi, il fondale.
E comunque insomma tutto questo per dire che scappare non serve a niente, che se correggi un congiuntivo non è che le parole faccian meno male, è solo che suonano meglio.
E che se sorridi e ridi e scherzi e fai finta che tutto vada bene, non è che magicamente tutto si risolva e tu smetterai di sentire quel cazzo di male al petto e improvvisamente non piangerai più come una disperata tutte le notti; semplicemente non avrai il peso del 'Come stai oggi?'.
Si cerca di far scorrere le parole nel modo giusto ed armonico, le proprie e quelle degli altri, per non dover andare a indagare nel contenuto.
Si ammira la superficie del fiume per non dover affrontare i sassi che scalpitano sul fondo.
Un po' come quando senti le persone parlare, e tu vorresti gridare 'Basta, basta, state zitti, non capite? Non capite che non m'importa, non m'importa, e voi potete parlare quanto volete, ma io non voglio sentire, mi voglio fermare qui, silenzio, io mi fermo qui, che il mondo vada avanti senza di me', ma tutto quello che dici è 'Avessero'. 'Eh?'. 'Congiuntivo, avessero, non avrebbero'.
Ed è sempre così, no?, ché uno avrebbe tante cose da dire, e importanti, pure, ma non si riesce mai a dirle, e allora si guarda il sole che riflette sulla superficie dell'acqua e ci s'illude che il fondale sia un frutteto in fiore, e invece è uno schifo fatto di sassi e alghe.
E magari non si dovrebbe neanche piangere a pensare queste cose, ma non viene la rabbia e la tristezza a pensare che dentro c'è un marciume, anche se non lo si vuole vedere?
'Bello il fiume!'. 'Il fondale fa schifo'. 'Mannò, cosa dici! E' meraviglioso'.
E' meraviglioso perché tu non lo vedi, il fondale.
E comunque insomma tutto questo per dire che scappare non serve a niente, che se correggi un congiuntivo non è che le parole faccian meno male, è solo che suonano meglio.
E che se sorridi e ridi e scherzi e fai finta che tutto vada bene, non è che magicamente tutto si risolva e tu smetterai di sentire quel cazzo di male al petto e improvvisamente non piangerai più come una disperata tutte le notti; semplicemente non avrai il peso del 'Come stai oggi?'.
ottobre 13, 2010
Posso scrivere una cosa stupida? #1
1.Quanto sei alta? 1.65 credo.
2.Quanto pesi? Non lo so, e non lo voglio sapere.
3.Capelli? Mezzi neri e mezzi rossi.
4.Occhi? Come vogliono loro. Tendenzialmente sull'azzurro/verde/nocciola/grigio.
5.Ti piaci? In rari momenti.
6.Soffri di acne? Non nel senso di malattia cronica.
7.Ti ammali spesso? yep.
8.Sei allergica a qualcosa? Pollini, umidità, muffa, polvere.
9.Hai mai provato a dimagrire? Sì, e quando mi ci son messa ci son pure riuscita.
10.Ad ingrassare? No.
11.Ti è mai capitato di andare all’ospedale? Un po' troppo spesso.
12.Prendi medicine? Non proprio.
13.Hai problemi di vista? yeah.
14.Se si, come rimedi? Occhiali.
15.Ti hanno mai giudicato per il fisico? Sì.
16.Che numero porti di scarpe? 42 .__.
La persona più...
17.Dolce: Paul.
18.Amata da te: Lui.
19.Trascurata: Da chi? o.ò
20.Odiata: E' risaputo che l'odio danneggia gravemente la salute.
21.Importante: Dovrei scrivere 'Me stessa', ma Lui.
Tu e gli altri:
22.Hai amici? Sì.
23.Quanti? Perché dovrei contarli?
24.Hai un/a migliore amico/a? Odio il concetto 'Migliore amico', quindi no.
25.Ti senti trascurata? Dipende.
26.Parli faccia a faccia con le persone? Sssì. Se sono nervosa cerco d'evitare, ma in genere sì.
27.Parli dei tuoi problemi? Mai.
28.Con chi? .__.
29.Quando l’ultima volta? -.-"
30.Sei una persona chiusa? Dipende dai punti di vista.
31.Ti isoli? Spesso.
32.Gli altri che opinione hanno di te? Chiedi a loro.
33.Ti sopporti? Per niente.
34.Cosa pensi del rapporto che hai con gli altri? Che ho ancora tanto da imparare sui rapporti umani.
35.Ti è mai capitato di piangere per qualcuno? Più spesso di quanto si pensi.
36.Per chi? E mò.
37.Questo se n’è accorto? Non credo.
Il tuo rapporto con i genitori:
38.Li sopporti? A periodi, come i pomodori.
39.Parli mai con loro? Con mamma spesso. Con babbo mai -e quando dico 'mai', dico 'mai'-
40.Di cosa? Everything but him.
41.Sono appiccicosi? Nnnnno. Cioè, mamma forse un po' sì, ma no.
42.Chi dei due ti capisce di più? Tutt'e due, in modi diversi. Mamma perché mi conosce e babbo perché è uguale a me.
43.Ti lasciano fare quello che vuoi? Magari.
44.Ti chiedono di aiutarli in casa? No.
45.Lo fai? Spesso.
46.Perchè? Senso del dovere.
47.Che lavoro fanno? Mamma fa la casalinga, babbo il muratore.
48.Pensi un giorno di diventare come uno di loro? Sinceramente spero di no.
49.Quanti anni hanno? 36 e 40.
50.Pensi che ti vogliano bene? Credo di sì, eh.
Others:
51.Hai animali? Uno zoo .-.
52.Come si chiamano? I gatti 'Felix' e 'Spider-Ciuffo Ka', i conigli 'Lucy' e 'Leah Bira-Boba', la calopsite 'Ceppi' e i vari volatili e pesci rossi non hanno nome.
53.L’ultimo tuo acquisto? 'Omero, Iliade' di Baricco.
54.Il tuo primo cd? Zecchino d'Oro all'età di due anni e mezzo.
55.L'ultimo? 'Controcultura'
56.Il tuo mito musicale? Troppi, credo.
57.Il tuo mito nella vita? Vedi sopra.
58.Hai calendari in camera? No.
59.Di chi? ._.
60.Il più bel regalo ricevuto? Ogni regalo è stato bello, a modo suo.
61.Fatto? La maglietta autografata del suo cantante preferito.
62.Bianco o nero? Grigio.
63.Ti piacciono i test? Se m'annoio, molto.
64.Perché? Perché evidentemente non ho niente di meglio da fare.
65.I tuoi ti danno la paghetta? No. Si divertono a sentirmi elemosinare soldi.
66.Quanto? E dipende.
67.Come li spendi i tuoi soldi? In cose utili.
68.I tuoi negozi preferiti? Quelli di libri e CD. E quello dei telefoni.
69.A quanti concerti sei andata? 5.
70.Di chi? Caparezza -oimhè-, Ligabue, Simple Plan -di nascosto, 'sti due, tra l'altro-, Renga -costretta, anche perché non lo tollero- e Modena City Ramblers.
71.Con chi? Caparezza con una mia amica; Liga, Simple e Renga con Lui e i suoi amici, MCR con i miei amici e la gentile partecipazione di mio zio.
72.Ti è piaciuto? Yeah.
73.Hai la tv in camera tua? Sì, ma non la cago mai.
74.Hai Sky? No.
75.Cosa ne pensi del mondo di oggi? Che faccia schifo.
76.Lo guardi il tg? Spesso.
77.Leggi il quotidiano? Quando posso.
78.Che riviste leggi? Nessuna.
79.Che libri leggi? Quelli che val la pena leggere.
80.Il tuo autore preferito? Attualmente direi Baricco, ma Shakespeare, Baudelaire e Hesse sono incisi dentro, proprio.
81.Una canzone che in questo periodo ti fa impazzire? 'Perché una ragazza di oggi decide di morire' dei Baustelle.
82.Perchè? Mi ci ritrovo.
83.Sai suonare qualcosa? Accenni di piano, ma giusto le sette note e 'Oh Susanna' ._.
84.Ti piacerebbe imparare? Molto.
85.Il tuo cibo preferito? Il caffè vale? o.ò Comunque la torta di zucchine.
86.Quello che ti fa schifo? La carne D:
87.Che scarpe hai ora? Sono scalza.
88.Sai sciare? No e non ho intenzione d'imparare.
89.Pioggia o sole? Pioggia. Possibilmente temporale.
90.La frase più bella? I'd rather waste my life pretending than have to forget you for one whole minute.
91.Il più bel complimento ricevuto? 'Sei meravigliosamente contorta'.
92.Il peggiore? Non riesco a sceglierne uno in particolare.
93.Ti piacciono i peluches? Fin troppo.
94.Ne hai uno preferito? Un regalo gelosamente custodito in una scatola.
95.Come si chiama? Non ha un nome.
96.Ti trucchi? Solo matita nera intorno agli occhi, e neanche intorno a tutto l'occhio.
97.Con cosa? Non avendo letto, ho risposto sopra.
98.Il test sta per finire, vuoi salutare qualcuno? I miei polmoni.. 'Ciao polmoni! :D'
99.Vuoi mandare a quale paese qualcuno? Il destino.
100.Firmati. M.
2.Quanto pesi? Non lo so, e non lo voglio sapere.
3.Capelli? Mezzi neri e mezzi rossi.
4.Occhi? Come vogliono loro. Tendenzialmente sull'azzurro/verde/nocciola/grigio.
5.Ti piaci? In rari momenti.
6.Soffri di acne? Non nel senso di malattia cronica.
7.Ti ammali spesso? yep.
8.Sei allergica a qualcosa? Pollini, umidità, muffa, polvere.
9.Hai mai provato a dimagrire? Sì, e quando mi ci son messa ci son pure riuscita.
10.Ad ingrassare? No.
11.Ti è mai capitato di andare all’ospedale? Un po' troppo spesso.
12.Prendi medicine? Non proprio.
13.Hai problemi di vista? yeah.
14.Se si, come rimedi? Occhiali.
15.Ti hanno mai giudicato per il fisico? Sì.
16.Che numero porti di scarpe? 42 .__.
La persona più...
17.Dolce: Paul.
18.Amata da te: Lui.
19.Trascurata: Da chi? o.ò
20.Odiata: E' risaputo che l'odio danneggia gravemente la salute.
21.Importante: Dovrei scrivere 'Me stessa', ma Lui.
Tu e gli altri:
22.Hai amici? Sì.
23.Quanti? Perché dovrei contarli?
24.Hai un/a migliore amico/a? Odio il concetto 'Migliore amico', quindi no.
25.Ti senti trascurata? Dipende.
26.Parli faccia a faccia con le persone? Sssì. Se sono nervosa cerco d'evitare, ma in genere sì.
27.Parli dei tuoi problemi? Mai.
28.Con chi? .__.
29.Quando l’ultima volta? -.-"
30.Sei una persona chiusa? Dipende dai punti di vista.
31.Ti isoli? Spesso.
32.Gli altri che opinione hanno di te? Chiedi a loro.
33.Ti sopporti? Per niente.
34.Cosa pensi del rapporto che hai con gli altri? Che ho ancora tanto da imparare sui rapporti umani.
35.Ti è mai capitato di piangere per qualcuno? Più spesso di quanto si pensi.
36.Per chi? E mò.
37.Questo se n’è accorto? Non credo.
Il tuo rapporto con i genitori:
38.Li sopporti? A periodi, come i pomodori.
39.Parli mai con loro? Con mamma spesso. Con babbo mai -e quando dico 'mai', dico 'mai'-
40.Di cosa? Everything but him.
41.Sono appiccicosi? Nnnnno. Cioè, mamma forse un po' sì, ma no.
42.Chi dei due ti capisce di più? Tutt'e due, in modi diversi. Mamma perché mi conosce e babbo perché è uguale a me.
43.Ti lasciano fare quello che vuoi? Magari.
44.Ti chiedono di aiutarli in casa? No.
45.Lo fai? Spesso.
46.Perchè? Senso del dovere.
47.Che lavoro fanno? Mamma fa la casalinga, babbo il muratore.
48.Pensi un giorno di diventare come uno di loro? Sinceramente spero di no.
49.Quanti anni hanno? 36 e 40.
50.Pensi che ti vogliano bene? Credo di sì, eh.
Others:
51.Hai animali? Uno zoo .-.
52.Come si chiamano? I gatti 'Felix' e 'Spider-Ciuffo Ka', i conigli 'Lucy' e 'Leah Bira-Boba', la calopsite 'Ceppi' e i vari volatili e pesci rossi non hanno nome.
53.L’ultimo tuo acquisto? 'Omero, Iliade' di Baricco.
54.Il tuo primo cd? Zecchino d'Oro all'età di due anni e mezzo.
55.L'ultimo? 'Controcultura'
56.Il tuo mito musicale? Troppi, credo.
57.Il tuo mito nella vita? Vedi sopra.
58.Hai calendari in camera? No.
59.Di chi? ._.
60.Il più bel regalo ricevuto? Ogni regalo è stato bello, a modo suo.
61.Fatto? La maglietta autografata del suo cantante preferito.
62.Bianco o nero? Grigio.
63.Ti piacciono i test? Se m'annoio, molto.
64.Perché? Perché evidentemente non ho niente di meglio da fare.
65.I tuoi ti danno la paghetta? No. Si divertono a sentirmi elemosinare soldi.
66.Quanto? E dipende.
67.Come li spendi i tuoi soldi? In cose utili.
68.I tuoi negozi preferiti? Quelli di libri e CD. E quello dei telefoni.
69.A quanti concerti sei andata? 5.
70.Di chi? Caparezza -oimhè-, Ligabue, Simple Plan -di nascosto, 'sti due, tra l'altro-, Renga -costretta, anche perché non lo tollero- e Modena City Ramblers.
71.Con chi? Caparezza con una mia amica; Liga, Simple e Renga con Lui e i suoi amici, MCR con i miei amici e la gentile partecipazione di mio zio.
72.Ti è piaciuto? Yeah.
73.Hai la tv in camera tua? Sì, ma non la cago mai.
74.Hai Sky? No.
75.Cosa ne pensi del mondo di oggi? Che faccia schifo.
76.Lo guardi il tg? Spesso.
77.Leggi il quotidiano? Quando posso.
78.Che riviste leggi? Nessuna.
79.Che libri leggi? Quelli che val la pena leggere.
80.Il tuo autore preferito? Attualmente direi Baricco, ma Shakespeare, Baudelaire e Hesse sono incisi dentro, proprio.
81.Una canzone che in questo periodo ti fa impazzire? 'Perché una ragazza di oggi decide di morire' dei Baustelle.
82.Perchè? Mi ci ritrovo.
83.Sai suonare qualcosa? Accenni di piano, ma giusto le sette note e 'Oh Susanna' ._.
84.Ti piacerebbe imparare? Molto.
85.Il tuo cibo preferito? Il caffè vale? o.ò Comunque la torta di zucchine.
86.Quello che ti fa schifo? La carne D:
87.Che scarpe hai ora? Sono scalza.
88.Sai sciare? No e non ho intenzione d'imparare.
89.Pioggia o sole? Pioggia. Possibilmente temporale.
90.La frase più bella? I'd rather waste my life pretending than have to forget you for one whole minute.
91.Il più bel complimento ricevuto? 'Sei meravigliosamente contorta'.
92.Il peggiore? Non riesco a sceglierne uno in particolare.
93.Ti piacciono i peluches? Fin troppo.
94.Ne hai uno preferito? Un regalo gelosamente custodito in una scatola.
95.Come si chiama? Non ha un nome.
96.Ti trucchi? Solo matita nera intorno agli occhi, e neanche intorno a tutto l'occhio.
97.Con cosa? Non avendo letto, ho risposto sopra.
98.Il test sta per finire, vuoi salutare qualcuno? I miei polmoni.. 'Ciao polmoni! :D'
99.Vuoi mandare a quale paese qualcuno? Il destino.
100.Firmati. M.
Ogni medaglia ha due facce.
Il bello della febbre è che posso finalmente rispondere 'Male' alla domanda 'Come stai?' senza dover dare spiegazioni.
Il brutto della febbre è che qualsiasi tentativo di spiegare che sto male davvero viene bruscamente interrotto dalla frase 'Lo so, lo so. Riposati e prendi le medicine'. Peccato che non esistano medicine per i cuori infranti.
Il brutto della febbre è che qualsiasi tentativo di spiegare che sto male davvero viene bruscamente interrotto dalla frase 'Lo so, lo so. Riposati e prendi le medicine'. Peccato che non esistano medicine per i cuori infranti.
I hate this post because it was written for you.
La cosa brutta, forse l'unica, del nostro rapporto, è stata che non abbiamo pensato mai, ma proprio mai, all'eventualità che sarebbe potuta andare così.
Ci siamo costruiti questa casa basata sul perenne e costante esserci, io per te e tu per me, e non s'è presa proprio neanche in considerazione l'eventualità che, un giorno, io o te si sarebbe potuti sparire, così, all'improvviso, e chissà se definitivamente -par proprio di sì-, e adesso che tu non ci sei la casa crolla, perché le son state minate le fondamenta.
Non so se la gente, il mondo, gli altri, la possano concepire, la devastante sensazione che ti coglie quando tu non hai più non solo la tua metà, il tuo innamorato, ché quello, cavoli, prima o poi lo perdon tutti, è la legge della natura. Il fatto è che io, perdendo te, ho perso amore, amicizia, casa, famiglia, hobby e lavoro, tutto in una sola volta.
Si renderà mai conto, il mondo, di quanto devastante sia questa cosa?
Si renderà mai conto, il mondo, di quanto sia inutile alzarsi la mattina e salire su quel fottutissimo ring che è la vita, se poi non c'è qualcuno, la sera, che ti convinca che vale davvero la pena risalirci, il giorno dopo?
Si renderà mai conto, il mondo, di cosa significhi perdere qualcosa che per è la vita? Significa non avere più vita, mi pare ovvio.
Significa iniziare a vegetare senza alcun senso, senza provare più niente di vero.
Significa aggrapparsi ad ogni appiglio, ogni rapporto, e hai voglia di amare quell'appiglio con tutto te stesso, di dire che senza quell'appiglio a quell'ora saresti già sul fondo del burrone, letteralmente, ma è sempre la terra sotto i piedi che ti manca.
Anche tu, ti senti così?
Anche tu, sei così devastato da non trovare più i pezzi di te?
Anche tu, vaghi per il mondo, d'anima in anima, da occhi a occhi, da bocca a bocca, per trovare un pezzetto quantomeno compatibile?
Perché è questo che sta succedendo, qui, è inutile raccontarci favole. Il fatto sta semplicemente così: Io e te siamo i pezzi giusti, mi segui? Ora, io non ti trovo più e sto cercando un pezzo con la linguetta simile alla tua, mi spiego? E finirà che io, che sono completamente azzurra -mettiamo caso-, io che sono un pezzetto di cielo, m'incastrerò con i fili d'erba. Cosa c'entriamo, io e i fili d'erba? Un cavolo, ma siamo compatibili.
Alla fine, la vita è un accontentarsi.
E lo so, lo so che tu ci sei, da qualche parte per il tavolo, cazzo, eravamo cielo insieme prima che ci tagliassero! Ma non ci sei, non ci sei, sei stato buttato via. Sei finito nella spazzatura con le briciole, porca miseria, come faccio, io, eh?
Si sente il tuo vuoto.
Ma torneremo ad essere cielo, prima o poi.
Vero?
Ci siamo costruiti questa casa basata sul perenne e costante esserci, io per te e tu per me, e non s'è presa proprio neanche in considerazione l'eventualità che, un giorno, io o te si sarebbe potuti sparire, così, all'improvviso, e chissà se definitivamente -par proprio di sì-, e adesso che tu non ci sei la casa crolla, perché le son state minate le fondamenta.
Non so se la gente, il mondo, gli altri, la possano concepire, la devastante sensazione che ti coglie quando tu non hai più non solo la tua metà, il tuo innamorato, ché quello, cavoli, prima o poi lo perdon tutti, è la legge della natura. Il fatto è che io, perdendo te, ho perso amore, amicizia, casa, famiglia, hobby e lavoro, tutto in una sola volta.
Si renderà mai conto, il mondo, di quanto devastante sia questa cosa?
Si renderà mai conto, il mondo, di quanto sia inutile alzarsi la mattina e salire su quel fottutissimo ring che è la vita, se poi non c'è qualcuno, la sera, che ti convinca che vale davvero la pena risalirci, il giorno dopo?
Si renderà mai conto, il mondo, di cosa significhi perdere qualcosa che per è la vita? Significa non avere più vita, mi pare ovvio.
Significa iniziare a vegetare senza alcun senso, senza provare più niente di vero.
Significa aggrapparsi ad ogni appiglio, ogni rapporto, e hai voglia di amare quell'appiglio con tutto te stesso, di dire che senza quell'appiglio a quell'ora saresti già sul fondo del burrone, letteralmente, ma è sempre la terra sotto i piedi che ti manca.
Anche tu, ti senti così?
Anche tu, sei così devastato da non trovare più i pezzi di te?
Anche tu, vaghi per il mondo, d'anima in anima, da occhi a occhi, da bocca a bocca, per trovare un pezzetto quantomeno compatibile?
Perché è questo che sta succedendo, qui, è inutile raccontarci favole. Il fatto sta semplicemente così: Io e te siamo i pezzi giusti, mi segui? Ora, io non ti trovo più e sto cercando un pezzo con la linguetta simile alla tua, mi spiego? E finirà che io, che sono completamente azzurra -mettiamo caso-, io che sono un pezzetto di cielo, m'incastrerò con i fili d'erba. Cosa c'entriamo, io e i fili d'erba? Un cavolo, ma siamo compatibili.
Alla fine, la vita è un accontentarsi.
E lo so, lo so che tu ci sei, da qualche parte per il tavolo, cazzo, eravamo cielo insieme prima che ci tagliassero! Ma non ci sei, non ci sei, sei stato buttato via. Sei finito nella spazzatura con le briciole, porca miseria, come faccio, io, eh?
Si sente il tuo vuoto.
Ma torneremo ad essere cielo, prima o poi.
Vero?
ottobre 09, 2010
:heart:
Ci sono quelle persone che sono semplicemente una meraviglia, e tu l'hai sempre saputo, e poi basta una frase e ecco, ne hai la conferma.
Una meraviglia, una meraviglia.
Una meraviglia, una meraviglia.
A caval donato.
Mi sono riletta tutto tutto tutto il libro che mi hai regalato, perché ho pensato che forse adesso avrei potuto capirla meglio, quella frase scritta sulla carta da regalo rossa -tu facevi tutto con il rosso, dicevi che bastava un solo dettaglio rosso e tutto diventava più bello; io avevo sempre le guance rosse, quando c'eri tu. Ora anche loro sono prive di colore-.
C'era scritto "Noi non moriremo mai, te lo prometto".
E lì per lì, cioè, voglio dire, non è che a tredici anni uno possa capire cosa un amico -eri ancora un amico, tu, per me- intenda con una frase del genere.
Ho aperto il pacchetto, dentro c'era il libro. Il libro l'ho letto, me ne sono innamorata. Però, però. Mancava la tua frase, da capire. Nel senso, che poi era una citazione della storia di Jun e il signor Rail l'avevo capito, e infatti poi ero venuta da te sorridente e t'avevo abbracciato.
Tuttavia, solo adesso, adesso, stamattina, ho capito cosa volevi dire, quando hai detto 'Non moriremo mai'.
E avevi ragione, come sempre, mio piccolo signore. E adesso, come prima, ma intendo dire, adesso capisco perché tu avessi scelto proprio quello, di libro, per noi due. Che io, cioè, a Jun non ci assomiglio per niente, e okay, ma tu e Dann Rail siete identici. Insomma, tu sognavi di andare ad Amsterdam in treno, sognavi il viaggio, più che la meta, e mi raccontavi di posti che non avevo mai visto ma che se dovessi vedere avrei quella benedetta sensazione di deja-vu, perché ho visto tutto, stando con te.
Mio piccolo signore, avevi ragione tu. Noi non siamo morti
Non è possibile morire vicino a te.
C'era scritto "Noi non moriremo mai, te lo prometto".
E lì per lì, cioè, voglio dire, non è che a tredici anni uno possa capire cosa un amico -eri ancora un amico, tu, per me- intenda con una frase del genere.
Ho aperto il pacchetto, dentro c'era il libro. Il libro l'ho letto, me ne sono innamorata. Però, però. Mancava la tua frase, da capire. Nel senso, che poi era una citazione della storia di Jun e il signor Rail l'avevo capito, e infatti poi ero venuta da te sorridente e t'avevo abbracciato.
Tuttavia, solo adesso, adesso, stamattina, ho capito cosa volevi dire, quando hai detto 'Non moriremo mai'.
E avevi ragione, come sempre, mio piccolo signore. E adesso, come prima, ma intendo dire, adesso capisco perché tu avessi scelto proprio quello, di libro, per noi due. Che io, cioè, a Jun non ci assomiglio per niente, e okay, ma tu e Dann Rail siete identici. Insomma, tu sognavi di andare ad Amsterdam in treno, sognavi il viaggio, più che la meta, e mi raccontavi di posti che non avevo mai visto ma che se dovessi vedere avrei quella benedetta sensazione di deja-vu, perché ho visto tutto, stando con te.
Mio piccolo signore, avevi ragione tu. Noi non siamo morti
Non è possibile morire vicino a te.
Non pensarmi mai, se non ridendo.
Addio.
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