Sono le tre e mezza e dormire quasi sembra impossibile, qui.
Ho sfatto e rifatto il letto la bellezza di quattro volte, e neanche quella sottospecie di intruglio che in teoria dovrebbe farmi venir sonno riesce a combinare qualcosa.
Il fatto è che ho caldo, e poi vorrei essere ovunque tranne che qui, o almeno di nuovo al telefono con chi dico io, ché con chi dico io è bello parlare di me senza dire una seppia – ciao, sì, sì, sto bene, eh, sì, no, vabbè, cosa c'entra, non è che se uno dice che odia tutti è misantropo, perché dare un nome per forza alla cosa? Poi non odio la gente in generale, diciamo che sopporto a malapena tutti quelli che non conosco a prescindere e ho seri problemi a digerire il settanta per cento di quelli che conosco, ecco. Sì, sì, ho dormito stanotte. Cioè, stamattina. Ho dormito dalle sette alle dieci, poi mi sono alzata e ho pulito casa. Son brava, ve'?
giugno 29, 2011
giugno 24, 2011
Piccole conversazioni che mi fan sorridere per tre giorni di fila.
-Oh, rallenta, ho le gambe corte io!
-Uh, sei una bugia: hai le gambe corte...
-E il naso lungo!
-Tu non hai il naso lungo, ce l'hai un po' a patata.
-Ah. Grazie, eh.
-Era un complimento, scema.
-Uh, sei una bugia: hai le gambe corte...
-E il naso lungo!
-Tu non hai il naso lungo, ce l'hai un po' a patata.
-Ah. Grazie, eh.
-Era un complimento, scema.
giugno 23, 2011
volevo dire un paio di cose ma le ho dimenticate tutte.
la prima cosa però la ricordo, perchè è una cosa che mi sta creando un sacco di problemi -due punti- non funziona quel cazzo di tasto altresì noto come 'shift', indi per cui non posso inserire due punti, punti e virgola, punto esclamativo e, soprattutto, le lettere maiuscole e le parentesi.
'orca eva.
detto ciuò.
la scuola è finita. hurrà.
no, non era sarcasmo. cioè, sembrava, ne sono consapevole, ma era un 'hurrà' serio. detto con la voce più stanca di questo mondo, ma sono seriamente contenta.
l'estate promette bene, nel senso che ho -ri-trovato delle personcine adorabili che abitano a cinque minuti a piedi da casa mia che come me detestano i posti troppo affollati e allora facciamo allegramente gli asociali o alternativi che dir si voglia passeggiando per le strade deserte fumando sigarette e facendoci venire le voglie di alcol che però vendono solo nei posti affollati. il classico cane che si morde la coda.
certo, c'è l'esselunga, ma di giorno è troppo lontana e di sera è chiusa.
non han proprio voglia di lavorare 'sti qua.
ad ogni modo, ormai è giovedì 23 giugno 2mila11 -mi garba un sacco scrivere gli anni così. è 'nammmèrda ma mi garba un casino- e io ad essere depressissima non sono più autorizzata, ergo sole vino e trallallà. no, il vino no, che ibò.
che poi, a proposito di sole, siamo a fine giugno ed io son talmente bianca che la vecchietta che abita davanti a me ha fermato nonna per chiederle se per caso son malata. è simpatica lei, signora, gliel'ha mai detto nessuno? anche perchè mamma ora insiste ancora più di prima, perchè eh, se mangiassi qualcosa ogni tanto non sarebbe vero, guarda che figure di merda tocca fare con la gente perchè per te mezzo panetto di stracchino vuol dire pranzare.
ah ma', suppongo che farti i to' cazzi sia un po' troppo difficile, ve' -punto di domanda-.
il mio polso fa pena, sono settimane che mi fa male ed avrei dovuto tenerlo fermo così da non peggiorare il tutto, ma siccome mi voglio tanto tanto bene la fascia apposita ho iniziato ad usarla mercoledì scorso, per poi smettere sabato perchè il polso non mi faceva più male. o meglio, da fermo era come se non ci fosse. m'accontento di poco io. in compenso stasera mi sono messa a giuocare a pallavolo con un pallone da basket e 'sto cazzo di polso è peggio di prima.
maremma maiala.
ma io dico, cos'ho fatto alle mie articolazioni che sembrano volermi far passar la voglia di fare alcunchè -punto di domanda-.
tanto io faccio quel che mi pare comunque, tiè.
bòn, basta.
giuro che appena si sblocca quel cazzo di shift sistemo tutto, maiuscole, punteggiatura e soprattutto quei 'perchè' con l'accento sbagliato.
abbiate fede, o amabili grammatici.
la prima cosa però la ricordo, perchè è una cosa che mi sta creando un sacco di problemi -due punti- non funziona quel cazzo di tasto altresì noto come 'shift', indi per cui non posso inserire due punti, punti e virgola, punto esclamativo e, soprattutto, le lettere maiuscole e le parentesi.
'orca eva.
detto ciuò.
la scuola è finita. hurrà.
no, non era sarcasmo. cioè, sembrava, ne sono consapevole, ma era un 'hurrà' serio. detto con la voce più stanca di questo mondo, ma sono seriamente contenta.
l'estate promette bene, nel senso che ho -ri-trovato delle personcine adorabili che abitano a cinque minuti a piedi da casa mia che come me detestano i posti troppo affollati e allora facciamo allegramente gli asociali o alternativi che dir si voglia passeggiando per le strade deserte fumando sigarette e facendoci venire le voglie di alcol che però vendono solo nei posti affollati. il classico cane che si morde la coda.
certo, c'è l'esselunga, ma di giorno è troppo lontana e di sera è chiusa.
non han proprio voglia di lavorare 'sti qua.
ad ogni modo, ormai è giovedì 23 giugno 2mila11 -mi garba un sacco scrivere gli anni così. è 'nammmèrda ma mi garba un casino- e io ad essere depressissima non sono più autorizzata, ergo sole vino e trallallà. no, il vino no, che ibò.
che poi, a proposito di sole, siamo a fine giugno ed io son talmente bianca che la vecchietta che abita davanti a me ha fermato nonna per chiederle se per caso son malata. è simpatica lei, signora, gliel'ha mai detto nessuno? anche perchè mamma ora insiste ancora più di prima, perchè eh, se mangiassi qualcosa ogni tanto non sarebbe vero, guarda che figure di merda tocca fare con la gente perchè per te mezzo panetto di stracchino vuol dire pranzare.
ah ma', suppongo che farti i to' cazzi sia un po' troppo difficile, ve' -punto di domanda-.
il mio polso fa pena, sono settimane che mi fa male ed avrei dovuto tenerlo fermo così da non peggiorare il tutto, ma siccome mi voglio tanto tanto bene la fascia apposita ho iniziato ad usarla mercoledì scorso, per poi smettere sabato perchè il polso non mi faceva più male. o meglio, da fermo era come se non ci fosse. m'accontento di poco io. in compenso stasera mi sono messa a giuocare a pallavolo con un pallone da basket e 'sto cazzo di polso è peggio di prima.
maremma maiala.
ma io dico, cos'ho fatto alle mie articolazioni che sembrano volermi far passar la voglia di fare alcunchè -punto di domanda-.
tanto io faccio quel che mi pare comunque, tiè.
bòn, basta.
giuro che appena si sblocca quel cazzo di shift sistemo tutto, maiuscole, punteggiatura e soprattutto quei 'perchè' con l'accento sbagliato.
abbiate fede, o amabili grammatici.
giugno 16, 2011
Le conversazioni telefoniche di mia madre sono la cosa migliore che madre natura ha deciso di regalarmi (dopo il pollice opponibile).
Sono tipo venti minuti che mamma discute con mia zia dicendo in continuazione "Cioèèèèè!", "Ma voglio dire!", "Noooo! Davvero?!? Ma pensaaa!"
Mia madre ha trentasei anni.
Per dire.
Mia madre ha trentasei anni.
Per dire.
giugno 07, 2011
Quando vedi un treno e pensi io devo andarmene da qui.
Son qui che ascolto i Nickelback, non so bene perché io stia ascoltando proprio loro che mi fan ricordare un sacco di cose che a mezzanotte e un quarto sarebbe piuttosto meglio tentare di dimenticare, però la voce di Chad è dolce mentre mi si bagnano le guance.
Stasera sono tanto triste.
Settecentodiciotto giorni; è passata la mezzanotte quindi settecentodiciannove.
Ho il tuo quaderno qui accanto a me, dicevi che i miei occhi sono belli e che quando hai letto per la prima volta delle labbra di Jun hai pensato alle mie, io non credo di avere una bella bocca, ma sostanzialmente tu di me trov(av)i belle tante cose che io detesto, come il mio naso o le mie mani, quindi mi pare pure assurdo stare a disquisirne ancora, soprattutto dal momento che tu queste righe non le leggi, figuriamoci.
Ho ancora da capire perché io ti scriva, anche se la risposta forse sta tutta nel fatto che 'scrivere a qualcuno è l'unico modo di aspettarlo senza farsi male' e io anche se mi dico di no forse ancora un po' ti sto aspettando, non ci voglio pensare al fatto che tu non torni più, mai più, neanche per sbaglio, neanche se il treno deve fare una fermata imprevista; non ci voglio pensare al fatto che io di treni posso prenderne quanti me ne pare ma di fatto da te non ci arriverò mai -maimaimai- e neanche riuscirò a scappare da questo soffocante bisogno di te che mi fa dolere le ossa tutte e non mi lascia scampo alcuno.
Vomito parole con le stesse modalità con cui l'anno scorso di questi tempi stavo vomitando l'anima per quella dannata ansia mista a dolore e paura e vergogna che m'ha corroso le pareti dello stomaco, e non so bene se io lo stia facendo perché ero in astinenza da tastiera o se perché proprio ho questo effettivo bisogno di sfogarmi, fatto sta che è mezzanotte e venticinque ed io domattina alle otto e mezza devo essere a far lo stage e sarebbe carino non andarci con l'aria da zombie, ma non m'importa, tu neanche mi vedi.
Quest'aria da emo depressa vorrei togliermela di dosso, ma è proprio più forte di me, mi torni in mente all'improvviso e non posso far altro che chiedermi se ho mai vissuto altri istanti oltre a quell'esatto momento in cui ho realmente appreso che tu te n'eri andato senza possibilità di ritorno, come quando si spegne il computer e perdi interi documenti di word e conversazioni di messenger, 'ciao e vaffanculo'.
Prendo tanti caffè, ultimamente anche al ginseng perché ha il sapore di quell'affare che bevevo sempre a casa tua e di cui non ricordo il nome, anche perché me lo preparavi sempre tu ed io non mi premuravo di far altro che ringraziarti. Sembra che io cambi le mie abitudini e vada avanti, quando la realtà è solo che sto tornando indietro perché è il sette giugno e tu mi manchi tanto, magari un giorno andrò in stazione e prenderò un treno a caso e magai mi troverò in una città deserta che non profuma di te, e scoprirò che la tua mancanza è un prezzo che posso pagare purché io possa ricordarti.
Non te ne andare, non te ne andare, non lasciarmi andare, per favore, non te l'ho potuto dire ma adesso ascoltami, non te ne andare, non voglio che tu mi manchi anche stanotte, divento tutta rossa quando piango e poi mi viene pure mal di collo, facciamo che tu non te ne vai e io bevo un po' meno caffè, mi c'impegno, te lo giuro.
Quando ti guardi allo specchio e ti accorgi che sei vecchio.
Stasera sono tanto triste.
Settecentodiciotto giorni; è passata la mezzanotte quindi settecentodiciannove.
Ho il tuo quaderno qui accanto a me, dicevi che i miei occhi sono belli e che quando hai letto per la prima volta delle labbra di Jun hai pensato alle mie, io non credo di avere una bella bocca, ma sostanzialmente tu di me trov(av)i belle tante cose che io detesto, come il mio naso o le mie mani, quindi mi pare pure assurdo stare a disquisirne ancora, soprattutto dal momento che tu queste righe non le leggi, figuriamoci.
Ho ancora da capire perché io ti scriva, anche se la risposta forse sta tutta nel fatto che 'scrivere a qualcuno è l'unico modo di aspettarlo senza farsi male' e io anche se mi dico di no forse ancora un po' ti sto aspettando, non ci voglio pensare al fatto che tu non torni più, mai più, neanche per sbaglio, neanche se il treno deve fare una fermata imprevista; non ci voglio pensare al fatto che io di treni posso prenderne quanti me ne pare ma di fatto da te non ci arriverò mai -maimaimai- e neanche riuscirò a scappare da questo soffocante bisogno di te che mi fa dolere le ossa tutte e non mi lascia scampo alcuno.
Vomito parole con le stesse modalità con cui l'anno scorso di questi tempi stavo vomitando l'anima per quella dannata ansia mista a dolore e paura e vergogna che m'ha corroso le pareti dello stomaco, e non so bene se io lo stia facendo perché ero in astinenza da tastiera o se perché proprio ho questo effettivo bisogno di sfogarmi, fatto sta che è mezzanotte e venticinque ed io domattina alle otto e mezza devo essere a far lo stage e sarebbe carino non andarci con l'aria da zombie, ma non m'importa, tu neanche mi vedi.
Quest'aria da emo depressa vorrei togliermela di dosso, ma è proprio più forte di me, mi torni in mente all'improvviso e non posso far altro che chiedermi se ho mai vissuto altri istanti oltre a quell'esatto momento in cui ho realmente appreso che tu te n'eri andato senza possibilità di ritorno, come quando si spegne il computer e perdi interi documenti di word e conversazioni di messenger, 'ciao e vaffanculo'.
Prendo tanti caffè, ultimamente anche al ginseng perché ha il sapore di quell'affare che bevevo sempre a casa tua e di cui non ricordo il nome, anche perché me lo preparavi sempre tu ed io non mi premuravo di far altro che ringraziarti. Sembra che io cambi le mie abitudini e vada avanti, quando la realtà è solo che sto tornando indietro perché è il sette giugno e tu mi manchi tanto, magari un giorno andrò in stazione e prenderò un treno a caso e magai mi troverò in una città deserta che non profuma di te, e scoprirò che la tua mancanza è un prezzo che posso pagare purché io possa ricordarti.
Non te ne andare, non te ne andare, non lasciarmi andare, per favore, non te l'ho potuto dire ma adesso ascoltami, non te ne andare, non voglio che tu mi manchi anche stanotte, divento tutta rossa quando piango e poi mi viene pure mal di collo, facciamo che tu non te ne vai e io bevo un po' meno caffè, mi c'impegno, te lo giuro.
Quando ti guardi allo specchio e ti accorgi che sei vecchio.
giugno 06, 2011
[...] and scars are souvenirs you never lose, the past is never far.
Did you lose yourself somewhere out there?
Did you get to be a star?
And don't it make you sad to know that life is more than who we are?
[...] I think about you all the time, but I don't need the same.
It's lonely where you are.
Come back down, and I won't tell 'em your name.
Credo che aspettare che mia sorella s'addormenti solo per rubarle il computer e pubblicare una citazione dei Goo Goo Dolls sia molto triste, quasi quanto bere birra.
Ultimamente non mi stupisco più di niente.
Did you lose yourself somewhere out there?
Did you get to be a star?
And don't it make you sad to know that life is more than who we are?
[...] I think about you all the time, but I don't need the same.
It's lonely where you are.
Come back down, and I won't tell 'em your name.
Credo che aspettare che mia sorella s'addormenti solo per rubarle il computer e pubblicare una citazione dei Goo Goo Dolls sia molto triste, quasi quanto bere birra.
Ultimamente non mi stupisco più di niente.
vi amo, ma vi odio, però vi amo tutti.
Ogni tanto mi capita d'aver bisogno di digitare sulla tastiera parole a caso senza rifletterci poi così tanto, come adesso che non ho la più pallida idea di cosa io voglia esattamente scrivere ma non m'importa.
Sono giorni che non scrivo niente perché mancano il tempo e la voglia e le parole, forse, non lo so, mi pare di essere impostata sul pilota automatico e non avere il tempo materiale di concentrarmi sulle mie sensazioni/emozioni che semplicemente mi assalgono, come ieri che ho pianto e singhiozzato tutto il giorno fino a farmi venire male al collo e alla testa; fortuna che in televisione c'era un film di quelli che farebbero piangere chiunque e mi son potuta giustificare così.
La verità neppure voglio dirla perché mi sento patetica, mi stanco anche di sentire l'eco dentro di me che bisbiglia -l'eco bisbiglia- sempre la stessa frase; mi sento sola, ci sono tante persone intorno a me ma mi sento sola comunque, non so perché, non riesco a trovare un filo di logica in niente in questo periodo ad essere sincera, non credo sia un bene.
Sto andando allo sbaraglio, prendo il caffè con il sale perché son troppo distratta e confondo i barattoli e poi non me ne frega niente e butto giù comunque; fa(ccio) schifo ma chissenefrega.
Ho fatto un incubo bruttissimo stanotte, stamattina allo stage ero più di là che di qua, ho detto d'aver sonno -ci cascano sempre tutti, ma non credo d'essere brava a fingere.
Mi sto attaccando tantissimo all'aspetto linguistico delle cose, son più pignola del solito e correggo tutti più di prima; non riesco ancora bene a capire perché per la gente questo sia sinonimo di noncuranza, come se una persona che quando parla al femminile dice 'le' anzi che 'gli' non sappia sentire emozioni come gli altri. Magari è vero, me l'hanno già detto in tanti che sono strana, però possibile che io mi volti così in fretta quando mi s'inumidiscono gli occhi?
Ci provate a farmi ridere e ci riuscite -siete tanto belli-, ma non lo so, forse il punto è appunto che sono strana, ma non è una cosa duratura, mi sento male in fretta, e non in senso fisico, non saprei bene spiegare esattamente in quale senso, dal momento che di fatto il mio star male dentro si riversa inevitabilmente in sensazioni fisiologiche quali mal di testa e strani capogiri messi in secondo piano da dolorose fitte a petto e stomaco, ma di fatto la causa è altrove, la causa è dentro, come uno strano virus che viene confuso con una semplice indigestione.
Soffro di emicrania e di claustrofobia, anche se non nel senso comune del termine, perché per me qualsiasi luogo è un ambiente chiuso e senza finestre e senza vie d'uscita, ma forse resterei più volentieri in un ascensore di quelli che non riescono a portare più di quattro persone che non in una piazza gremita di gente che mi guarda e mi fa sentire un po' fuori luogo, con la mia pelle bianchissima e la mia morbidosità, anche in casa mia, non so perché, mi nascondo anche dagli specchi; vorrei farmi piccola piccola e non ci riesco, vorrei diventare invisibile come i mostri che mi respirano sulle scapole la notte, solleticandomi la pelle ed il collo, facendomi venire brividi che mi fanno svegliare tremante e piangente come un salice che vede il mondo passare e non riesce a muoversi dalla sua zolla desolata, e non ci riesco, -nonciriescononciriescononciriesco.
Nonna si raccomanda tanto, “Lavati le mani spesso, che con questo batterio...” e la mia risposta la irrita, perché la guardo negli occhi e le dico “Io voglio morire”, pensa che scherzi, forse è così, non saprei dirlo neanche io, ma inspiegabilmente non mi scappa da ridere come ogni volta, forse è una cosa a livello di inconscio e subconscio, neanche ho mai capito dove stia esattamente la differenza.
E nel mio computer non funzionano né Internet Explorer né Mozilla, Messenger sì, non so cosa prenda a quel dannato aggeggio, adesso sto usando quello di mia sorella, gliel'ho rubato per un lasso sufficiente di tempo, ora torno a leggere per la centomillesima volta 'Castelli di rabbia' -forse è per questo che mi viene da piangere.
Non è niente, stai tranquilla, è solo il cuore. […] Quanta gioia, quanti giorni, quanti sbagli, quanto freddo nei polmoni (che dolore!); non è niente, non è niente, lascia stare...
Sono giorni che non scrivo niente perché mancano il tempo e la voglia e le parole, forse, non lo so, mi pare di essere impostata sul pilota automatico e non avere il tempo materiale di concentrarmi sulle mie sensazioni/emozioni che semplicemente mi assalgono, come ieri che ho pianto e singhiozzato tutto il giorno fino a farmi venire male al collo e alla testa; fortuna che in televisione c'era un film di quelli che farebbero piangere chiunque e mi son potuta giustificare così.
La verità neppure voglio dirla perché mi sento patetica, mi stanco anche di sentire l'eco dentro di me che bisbiglia -l'eco bisbiglia- sempre la stessa frase; mi sento sola, ci sono tante persone intorno a me ma mi sento sola comunque, non so perché, non riesco a trovare un filo di logica in niente in questo periodo ad essere sincera, non credo sia un bene.
Sto andando allo sbaraglio, prendo il caffè con il sale perché son troppo distratta e confondo i barattoli e poi non me ne frega niente e butto giù comunque; fa(ccio) schifo ma chissenefrega.
Ho fatto un incubo bruttissimo stanotte, stamattina allo stage ero più di là che di qua, ho detto d'aver sonno -ci cascano sempre tutti, ma non credo d'essere brava a fingere.
Mi sto attaccando tantissimo all'aspetto linguistico delle cose, son più pignola del solito e correggo tutti più di prima; non riesco ancora bene a capire perché per la gente questo sia sinonimo di noncuranza, come se una persona che quando parla al femminile dice 'le' anzi che 'gli' non sappia sentire emozioni come gli altri. Magari è vero, me l'hanno già detto in tanti che sono strana, però possibile che io mi volti così in fretta quando mi s'inumidiscono gli occhi?
Ci provate a farmi ridere e ci riuscite -siete tanto belli-, ma non lo so, forse il punto è appunto che sono strana, ma non è una cosa duratura, mi sento male in fretta, e non in senso fisico, non saprei bene spiegare esattamente in quale senso, dal momento che di fatto il mio star male dentro si riversa inevitabilmente in sensazioni fisiologiche quali mal di testa e strani capogiri messi in secondo piano da dolorose fitte a petto e stomaco, ma di fatto la causa è altrove, la causa è dentro, come uno strano virus che viene confuso con una semplice indigestione.
Soffro di emicrania e di claustrofobia, anche se non nel senso comune del termine, perché per me qualsiasi luogo è un ambiente chiuso e senza finestre e senza vie d'uscita, ma forse resterei più volentieri in un ascensore di quelli che non riescono a portare più di quattro persone che non in una piazza gremita di gente che mi guarda e mi fa sentire un po' fuori luogo, con la mia pelle bianchissima e la mia morbidosità, anche in casa mia, non so perché, mi nascondo anche dagli specchi; vorrei farmi piccola piccola e non ci riesco, vorrei diventare invisibile come i mostri che mi respirano sulle scapole la notte, solleticandomi la pelle ed il collo, facendomi venire brividi che mi fanno svegliare tremante e piangente come un salice che vede il mondo passare e non riesce a muoversi dalla sua zolla desolata, e non ci riesco, -nonciriescononciriescononciriesco.
Nonna si raccomanda tanto, “Lavati le mani spesso, che con questo batterio...” e la mia risposta la irrita, perché la guardo negli occhi e le dico “Io voglio morire”, pensa che scherzi, forse è così, non saprei dirlo neanche io, ma inspiegabilmente non mi scappa da ridere come ogni volta, forse è una cosa a livello di inconscio e subconscio, neanche ho mai capito dove stia esattamente la differenza.
E nel mio computer non funzionano né Internet Explorer né Mozilla, Messenger sì, non so cosa prenda a quel dannato aggeggio, adesso sto usando quello di mia sorella, gliel'ho rubato per un lasso sufficiente di tempo, ora torno a leggere per la centomillesima volta 'Castelli di rabbia' -forse è per questo che mi viene da piangere.
Non è niente, stai tranquilla, è solo il cuore. […] Quanta gioia, quanti giorni, quanti sbagli, quanto freddo nei polmoni (che dolore!); non è niente, non è niente, lascia stare...
Iscriviti a:
Post (Atom)