ottobre 27, 2011

Caro professor N.,
lei oggi avrebbe dovuto interrogarmi per un paio di ottimi motivi.
Il primo è, ovviamente, che avevo studiato. Ci sono stata fino all'una di notte, quasi, mi sono preparata tutti gli schemini nonostante il disagio che mi crea scrivere con il tutore e so perfettamente ciò che è successo in Europa (e anche in Asia, sì) tra il 400 e il 1100 circa.
Il secondo motivo è che sono tra gli ultimi sei digraziati che ogni giorno ripassa le sue materie perché ancora non sono stati interrogati, e tre di questi sei oggi non erano preparati. Io sì. Mi pare logico che spettasse a me, no?
Dal momento che c'è sempre un terzo motivo, di norma, le espongo anche questo: ieri ho rinunciato a scrivere una cosa che mi gira miracolosamente in testa da giorni per passare la giornata su quell'orribile libro che ignora l'esistenza dei sinonimi di 'donde', e lo infila, pertanto, non appena ha occasione - ogni riga e mezzo circa.
Ora, lei mi deve spiegare perché proprio stamattina che io ero preparatissima della sua materia che, non si offenda, mi sta pure un po' lì, lei ha deciso di spiegare e non interrogare nessuno.
Perché? Perché mi ha fatto bestemmiare in turco al pensiero di passare un altro pomeriggio a studiare storia, eh? Mi illumini.
Ringrazi che è un così bell'uomo che augurarle di cadere per le scale sarebbe un oltraggio, ma stia attento perché, mi rincresce, un po' di cagarella io, lo confesso, gliel'ho tirata.
Cordiali saluti,
M.

PS: Io sarei quella in prima fila accanto alla finestra. Ci tenevo a precisarlo, dal momento che ogni dieci minuti mi chiede come mi chiamo.

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