E quando la solitudine vorrà che cambi l'anello in cui sta scritto il mio nome, dì alla solitudine che parli con me, ché io dovetti andarmene perché sono un soldato, e che là dove sono, sotto la pioggia o sotto il fuoco, amor mio t'attendo, t'attendo nel deserto più duro e presso il limone fiorito; in ogni parte dove sia la vita, dove la primavera sta nascendo, amor mio t'attendo.
Quando ti diranno “Quell'uomo non t'ama”, ricorda che i miei piedi son soli in quella notte, e cercano i dolci tuoi piedi che adoro.
Amore, quando ti diranno che t'ho dimenticata, e anche se sarò io a dirlo, quando io te lo dirò, non credermi: chi e come potrebbe reciderti dal mio petto, e chi raccoglierebbe il mio sangue quando verso di te m'andassi dissanguando?
[…]
Anche il tuo amore m'aiuta: è un fiore chiuso che ogni volta mi empie del suo aroma e che s'apre d'improvviso dentro di me come una grande stella.
Amore mio, è notte.
L'acqua nera, il mondo addormentato mi circondano.
Poi verrà l'aurora, e nel frattempo io ti scrivo per dirti “Ti amo”.
Per dirti Ti amo, cura, pulisci, innalza, difendi il nostro amore, anima mia.
Io te lo lascio come se lasciassi un pugno di terra con semi.
Dal nostro amore nasceranno vite.
Nel nostro amore berranno acqua.
Forse arriverà un giorno in cui un uomo e una donna, uguali a noi, toccheranno questo amore, e ancora avrà forza per bruciare le mani che lo toccheranno.
Chi fummo? Che importa?
Toccheranno questo fuoco, e il fuoco, dolce mia, dirà il tuo semplice nome e il mio, il nome che tu sola sapesti, perché tu sola sulla terra sai chi sono, e perché nessuno mi conobbe come una, come una sola delle tue mani, perché nessuno seppe come, né quando, il mio cuore stette ardendo. Solamente i tuoi grandi occhi grigi lo seppero, la tua grande bocca, la tua pelle, i tuoi seni, il tuo ventre, le tue viscere e l'anima tua che io risvegliai perché restasse a cantare fino alla fine della vita.
Amore, t'attendo.
Addio, amore, t'attendo.
Amore, amore, t'attendo.
Così questa lettera termina senza nessuna tristezza: sono fermi i miei piedi sulla terra, la mia mano scrive questa lettera lungo la strada, e in mezzo alla vita sarò sempre vicino all'amico, di fronte al nemico, col tuo nome sulle labbra, e un bacio che giammai s'allontanò dalla tua bocca.
- Pablo Neruda, da “I versi del Capitano”.
Ho sognato che mi veniva dedicata;
(premettendo che fino a cinque minuti fa, non la conoscevo).
Mmh, direi che il mio subconscio se ne intende.
Bravo subconscio. *pat pat*
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